[09/12/2009] News
ROMA. Il blitz di Greenpeace è cominciato che era ancora notte con una vera e propria scalata ad uno dei monumenti più noti del mondo, il Colosseo di Roma, e alla fine è stato aperto un mega-striscione con scritto: "Copenhagen: accordo storico adesso, make history now!".
Sotto 50 volontari hanno composto con i loro corpi la scritta "Act now".
Un colpo ambientalista ad effetto, visto che al Colosseo è arrivato anche il sindaco di Roma, Alemanno, per incontrare gli attivisti.
«La nostra protesta pacifica - spèega Greenpeace - avviene due giorni dopo l'apertura del vertice sui cambiamenti climatici di Copenhagen, e all'alba della consegna al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, del Premio Nobel per la Pace, domani a Oslo. I cambiamenti climatici e la pace nel mondo sono due facce della stessa medaglia. Se i leader del mondo non agiranno adesso per ridurre i gas serra, il Pianeta andrà incontro a estinzioni di specie animali e vegetali, migrazioni di massa e carestie, una bomba destabilizzante per la pace nel mondo. Il presidente Obama e gli altri leader hanno adesso l'opportunità di garantire a tutti noi un futuro sostenibile di pace, ed entrare così nella storia».
E da qualche giorno che Greenpeace prende di mira i luoghi più significativi della capitale per sollecitare il gob verno italiano a fare la sua parte a Copenhagen ed a Bruxelles, ma l'associazione ambientalista è molto critica sulla piega presa dal summit di Copenhagen, dove è previsto un accordo politico non vincolante da rafforzare nella Cop 16 del Messico nel 2010: «Non è troppo tardi per evitare impatti climatici catastrofici, ma le decisioni devono essere prese adesso. Le questioni cruciali sul tavolo dei negoziati di Copenhagen rimangono ancora aperte, e per sbloccare la situazione occorre che siano i Paesi industrializzati a fare il primo passo impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% al 2020, e garantendo risorse finanziarie pari a 110 miliardi di euro all'anno per fronteggiare i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Copenhagen dovrà avere come risultato un accordo socialmente equo, ambizioso negli obiettivi e legalmente vincolante. Qualsiasi accordo genericamente politico o che voglia dilazionare nel tempo un accordo serio è un modo per sprecare un'occasione storica: mai come oggi il mondo si è mobilitato per chiedere una sola cosa: agire per salvare il Pianeta dai cambiamenti climatici più catastrofici».
L'assalto al Colosseo parla anche all'Unione europea che ormai non riesce più a nascondere qualche crepa (apeta anche dall'Italia) nelle sue proposte da fare a Copenhagen: «Domani a Bruxelles si aprirà un nuovo incontro dei Capi di Stato europei, che affronteranno la loro posizione sul clima, proprio in vista di Copenhagen - dice Greenpeace - Chiediamo all'Europa di innalzare il proprio obiettivo unilaterale di riduzione delle emissioni come indicato dalla scienza, portandolo dall'attuale 20% al 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. L'Europa deve inoltre impegnarsi a fornire risorse finanziarie pubbliche pari almeno a 35 miliardi di euro per i Paesi in via di sviluppo. L'Italia deve abbandonare la posizione di retroguardia e accettare la sfida: il nostro rapporto Energy [R]evolution mostra che è possibile».