[11/12/2009] News
LIVORNO. Ieri abbiamo pubblicato la notizia dell'iniziativa intrapresa dal Movimento e dalla campagna nazionale per lo "Stop al consumo di territorio" dedicata ad arrestare «il pericoloso dilagare di impianti fotovoltaici su terreni liberi e, addirittura, agricoli». Abbiamo fatto alcune osservazioni critiche all'iniziativa (vedi link a fondo pagina) che oggi affrontiamo di nuovo direttamente con Alessandro Mortarino della segreteria nazionale del movimento Stop al consumo di territorio.
Mortarino, avete dei numeri a supporto di questo "dilagare" di impianti su terreni liberi?
«Numeri empirici: nell'arco di questi primi 12 mesi di attività, ci sono arrivate segnalazioni da tutte le Regioni italiane (nessuna esclusa) di impianti aggressivi (cioè su terreni liberi), alcuni di questi di particolarissima gravità (ulivi centenari in Puglia sostituiti da ettari di fotovoltaico, campi fotovoltaici nel Parco d'Abruzzo, splendide colline panoramiche perdute un po' ovunque). Ci è parso un sintomo molto chiaro di un fenomeno che è bene mettere in luce prima che "dilaghi". E ci è parso fosse il caso di farlo con la consueta nostra chiarezza, senza giri di parole: Stop al fotovoltaico su terreni liberi, Stop al consumo di territorio. Seguendo, dunque, la nostra "filosofia" che intende porre al centro di un dibattito serio e concreto il problema del consumo di suolo/territorio. Leggendo con attenzione il documento proposto emerge la nostra precisa posizione: SI al fotovoltaico, NO al fotovoltaico a terra ...»
Nel documento parlate di «rischio di ridurre fortemente l'attività fotosintetica e la biodiversità»: è un'affermazione basata su studi scientifici? Casomai quali?
«Queste sono valutazioni frutto di un lavoro di gruppo e basate essenzialmente sul comportamento generale derivante dall'avanzare del cemento, condivise anche (ad esempio) da organizzazioni nazionali agricole. Nel caso segnalerei: la costruzione di plinti in calcestruzzo che asportano irrimediabilmente lo strato utile del suolo agrario, l'inaridimento del suolo coperto e privato delle precipitazioni tende a cambiare i suoi processi evolutivi, perdendo sostanza organica e non risultando più fertile...».
Non pensa che a livello comunicativo questa vostra iniziativa rischia di essere interpretata come un no al fotovoltaico tout court?
«Certamente siamo consapevoli del rischio, ma siamo anche convinti che le affermazioni da noi espresse nel documento rivolto a sindaci e consigli comunali siano sufficientemente chiare e perentorie:
Non si tratta di una richiesta poco ponderata, ma frutto dell'esponenziale ampliarsi di un fenomeno che deve immediatamente allarmarci: in ogni angolo d'Italia si stanno moltiplicando, infatti, le richieste di poter disporre di terreni agricoli per realizzare impianti fotovoltaici, anche di grandi dimensioni.
Nell'ambito delle energie rinnovabili, la produzione di energia di provenienza solare deve senz'altro essere considerata meritevole di considerazione, ma anche non condivisibile quando realizzata mediante impianti a terra di pannelli fotovoltaici, attività che non rientra tra le specificità contemplate nell'ambito agricolo e che pertanto risulta palesemente da subordinare ad una eventuale variante urbanistica per la modifica della destinazione d'uso dei terreni».
Crede che impostare la campagna a favore del fotovoltaico distribuito e quindi a favore dei piccoli impianti sfruttando tetti e capannoni industriali o aree di ex discariche bonificate non avrebbe avuto lo stesso o magari più effetto?
«Non sarebbe stato esattamente la stessa cosa: ci preme che sia palese il NO al fotovoltaico se occupa terreni che possiamo/dobbiamo utilizzare per l'agricoltura o per fini sociali (il verde pubblico). Ed è l'estensione di una critica al modello di società consumistica già decisamente messa in luce con il nostro primo appello/manifesto/campagna (Stop al consumo di territorio).
Nel caso specifico, la critica è rivolta ad una società che si dice tendente alla "sostenibilità" e vuole consumare energia "pulita" anziché "sporca", mentre in realtà dovremmo preoccuparci di consumare meno energia (e sostituire a quella "sporca" quella "pulita" ...). Anche in questo caso ricordo quanto suggerito da noi a sindaci e consigli comunali:
Di regolamentare la realizzazione di impianti di pannelli fotovoltaici a terra, escludendo rigorosamente quelli progettati su terreni agricoli/liberi per le motivazioni descritte in premessa;
Di consigliare ad eventuali società proponenti di ricercare siti in aree a destinazione produttiva, su superfici coperte già esistenti o, in alternativa, siti all'interno della perimetrazione dell'abitato. Il Fotovoltaico deve essere sensatamente installato su superfici già compromesse in termini di suolo perso, quali tetti di case e capannoni, aree adibite a parcheggio, altre superfici. Solamente una volta sfruttate tutte le opportunità di questo tipo ci si potrà indirizzare verso ex cave ed ex discariche, se non prioritariamente recuperabili a zone umide o a verde. Un'alternativa interessante, sull'esempio di altre realtà nordeuropee, potrebbe essere quella di installare, nei modi più consoni, impianti fotovoltaici lungo i bordi già compromessi dei percorsi autostradali;
Di sensibilizzare e supportare le imprese agricole su un razionale utilizzo del fotovoltaico, in particolare per quanto riguarda l'installazione sui tetti per non consumare terreno;
Di sensibilizzare e supportare le aziende industriali, artigianali e commerciali ad impiantare la tecnologia fotovoltaica sui tetti dei propri capannoni (ribadendo che la posa degli impianti permetterebbe anche la contestuale rimozione/sostituzione di molte coperture in eternit ormai obsolete e almeno parzialmente degradate);
Di promuovere, anche tramite l'istituzione di un apposito sportello, l'installazione di piccoli impianti famigliari al fine di creare una sensibilità diffusa nei confronti del problema energetico, nonché favorire un'equa e collettiva distribuzione degli utili resi possibili dagli incentivi distribuiti grazie a una tassa che colpisce tutti i consumatori.Di modificare eventuali vincoli urbanistici che vietino o ostino l'installazione di pannelli fotovoltaici/solari sui tetti delle abitazioni comunali, disciplinandone l'utilizzo corretto».