[14/12/2009] News

Piano Usa e del Mef per le tecnologie pulite nei paesi poveri

LIVORNO. Secondo quanto scrive il  Washington Post, il segretario all'energia Usa Steven Chu annuncerà oggi a Copenhagen «un Piano internazionale per implementare tecnologie pulite nei Paesi in via di sviluppo». Un impegno quinquennale da 350 milioni di dollari  che comprende la donazione di "solar lanterns" alle famiglie povere alla promozione di avanzate tecnologie per l'efficienza energetica.

Con la Climate Renewables and Efficiency Deployment Initiative gli Usa ed altri Paesi industrializzati vogliono contribuire a far diminuire ed a stabilizzare le emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo. Paul W. Bledsoe, il portavoce della National Commission on Energy Policy, spiega con il brutale pragmatismo americano: «Non importa quali promesse sono state fatte qui a Copenaghen, le emissioni globali non possono essere tagliate senza l'utilizzo diffuso delle tecnologie dell'energia pulita».

L'iniziativa prevede che gli Usa mettano 85 milioni dollari e che il resto venga da donazioni di altri Paesi industrializzati, come l'Italia e l'Australia, e punta a rendere le tecnologie per il risparmio energetico già esistenti sufficientemente economiche da poter essere vendute in India, Africa e in altri Paesi in via di sviluppo. 
Michael A. Levi, che si occupa di energia ed ambiente per il Council on Foreign Relations, ha espresso tutto il suo scetticismo al Washington Post per quanto riguarda l'effetto che la proposta avrà sui negoziati di Copenhagen, ma è convinto che «Avrà un grande impatto sui cambiamenti climatici e sul consumo energetico effettivo».

A dire il vero, se queste sono le cifre, la proposta Usa è ben al di sotto delle aspettative, visto anche che la questione di quanto le nazioni ricche sono disposte  a pagare per garantire la riduzione delle emissioni di gas sera stanno dominando il summit di Copenhagen. A partire dagli incentivi per ridurre la deforestazione, che sembravano cosa fatta e che invece si sono trovati davanti all'incertezza dei finanziamenti.

Chu è il quarto segretario dell'amministrazione Obama ad arrivare a Copenhagen e il piano che presenterà non è altro che quello approvato dal Major Economies Forum che punta a ridurre i costi dell'energia solare, ad applicare controlli di qualità sui prodotti energetici a coordinare gli standard internazionali, i label e gli incentivi per gli elettrodomestici ad alta efficienza.

La Climate Renewables and Efficiency Deployment Initiative comprende anche 50 milioni dollari della Banca mondiale un programma per l'energia rinnovabile che prevede la consulenza ai Paesi poveri in materia di fonti rinnovabili e per le strategie per ottenere i finanziamenti per far nascere imprese per le energie rinnovabili.

Secondo Kateri Callahan, presidente dell'Alliance to Save Energy, l'iniziativa va nella giusta direzione ma «Il Programma dovrebbe mantenere le sue promesse. Non può essere solo parole. Le parole devono tradursi in azione».

Alcune organizzazioni no-profit, come il Solar Electric Light Fund americano e l'India Barefoot College, hanno già finanziato progetti di energia solare nelle comunità povere che hanno consentito di far arrivare l'elettricità dove prima mancava saltando direttamente il passaggio dalle fonti d fossili, ma si tratta di sistemi ancora, inizialmente, troppo costosi rispetto alle tradizionale ed inquinanti lampade a kerosene, il progetto punta a ridurre i costi delle energie rinnovabili diffuse del 50%. Questo si andrebbe ad aggiungere agli sforzi già messi in piedi da economie emergenti come Cina India che stanno investendo fortemente in colossali progetti di eolico e fotovoltaico.

Anche a Copenhagen l'industria delle rinnovabili è ben presente e visibile: oggi le associazioni del solare di 16 Paesi e dell'Unione europea hanno presentato il rapporto "Seizing the Solar Solution," che evidenzia come la produzione di energia solare di Ue ed Usa insieme entro il 2020 potrebbe ridurre le emissioni di CO2 di un miliardo di tonnellate.

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