[14/12/2009] News

L'oblio come diritto, l'informazione come dovere, l'economia come strumento...

LIVORNO. Il direttore di Foreign Policy Moisés Naìm apre l'edizione di ieri del Sole 24 ore ricordando la lettera che nel 1957 i produttori di tabacco scrissero ai fumatori di sigarette per convincerli che il fumo non danneggiava la salute, e si diverte poi a sostituire la parola "cancro" con il concetto di "cambiamento climatico" evidenziando l'identica strategia negazionista e l'identico risultato sui media «costretti a un'equa rappresentazione delle opinioni e ad offrire alle parti lo stesso spazio e dignità informativa». Cosa evidente persino sulle stesse pagine che ospitano la riflessione dell'economista venezuelano, visto che oggi Il Sole 24 Ore piazza in prima pagina il trito conteggio di quanta carta ergo energia & materia consumino le migliaia di delegati solo per leggersi gli atti, svilendo così la grande occasione che rappresenta l'appuntamento di Copenhagen.

Questa «equa rappresentazione delle opinioni» che mette sullo stesso piano i 2500 scienziati del panel intergovernativo dell'Onu, e i cani sciolti dalle varie lobbies interessate a nascondere il ruolo antropico nel riscaldamento del globo, riveste ancor più importanza oggi che i media tradizionali costituiscono solo una delle tante (e forse neppure la più ascoltata) delle fonti che emettono informazioni. Stefano Rodotà oggi scrive un bellissimo pezzo su Repubblica, fotografando il passaggio dal "sono (anche) quello che la gente dice che io sono" al "sono quel che Google (ma anche facebook, twitter ect)  dice che sono".

Il dilemma ontologico è anche personale e inferisce il diritto all'oblio di ciascuna persona (basta pensare alle agenzie che offrono la costruzione e perpetuazione dell'immagine post mortem e a quelle che al contrario offrono la cancellazione di tutte le memorie lasciate in rete, mentre su facebook cominciano ad apparire finestrelle che ti invitano a riprendere contatti con persone che sai morte nella vita reale e che appaiono invece sorridenti nelle loro foto sui social network). Ma il passo dal particolare al generale, è breve, come spiega Rodotà: «L´identità "digitale" prende il sopravvento, rischia d´essere il solo tramite con il mondo, ponendo problemi prima impensabili - scrive Stefano Rodotà -  Poiché la nostra esistenza sta diventando un flusso continuo di informazioni, un´infinità di rivoli che vanno nelle più diverse direzioni, non solo l´identità si conferma sempre mutevole, ma rischia di divenire completamente instabile, affidata com´è ad una molteplicità di soggetti, ciascuno dei quali costruisce, modifica, fa circolare immagini di identità altrui».

Lo stesso discorso delle identità digitali autoprodotte e riproducibili ad uso e consumo degli altri utenti della rete, vale quindi anche per le informazioni volutamente falsate, ma anche per la conoscenza, e perfino per la scienza, come minimo alla mercé - se anche non c'è il dolo - dell'interpretazione di turno, democraticamente messa sul comune sgabello della rete. La capacità di discernimento, lo abbiamo detto più volte,  è il salvagente che può evitare di affondare nel tumultuoso (e spesso ignorante) mare della rete, aiutando magari a raggiungere isole di conoscenza che permettano di sopravvivere al di là dell'oggi: come quella rappresentata dalle verità scientifiche della dottrina economica del premio nobel Paul Samuelson, scomparso ieri a 93 anni dopo aver introdotto i principi della termodinamica nell'economia, dopo aver dimostrato (e poi verificato con la crisi attuale) che un modello di crescita permanente è utopico, dopo aver spiegato, infine, che l'economia non è un fine ma «è solo uno strumento al servizio del bene dell'umanità», come ricorda oggi sull'Unità Loretta Napoleoni.

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