[14/12/2009] News toscana
GROSSETO. La situazione relativa al sistema di gestione dei rifiuti in Toscana e nel resto del paese è stato l'argomento al centro del convegno organizzato dalla Rea di Rosignano. Un convegno che ha avuto tra l'altro anche il merito di aver posto per la prima volta il tema dell'importanza di distinguere tra raccolta differenziata e riciclaggio, spesso - come evidenziato da molti dei relatori - utilizzati come sinonimi non solo da chi fa informazione, ma anche da parte di amministratori e gestori. Un inquinamento lessicale che non aiuta a fare chiarezza su un argomento complesso come quello della gestione dei rifiuti e che continua ad alimentare aspettative da parte di cittadini e amministratori sul fatto che basta cambiare approccio o tecnologia e i rifiuti possono addirittura sparire.
I rifiuti invece continuano ad essere una realtà quotidiana (e altrimenti non potrebbe essere rappresentando il metabolismo di questa nostra società) e nonostante le flessioni che si registrano in conseguenza della crisi, che oltre ai rifiuti industriali pare abbia determinato una contrazione anche della produzione dei rifiuti urbani, rappresentano ancora una quota non trascurabile da dover gestire.
Come? A partire dalle raccolte differenziate su cui - come da tutti è stato sottolineato- è necessario adesso avere come obiettivo la qualità dopo aver privilegiato la quantità; perché diventa ormai «ineludibile - come ha ricordato il presidente di Rea Fabio Ghelardini - la relazione tra raccolte differenziate, riciclo e mercato». Ovvero non si può pensare di aver assolto alla gestione dei rifiuti (urbani e speciali che siano) con un buon programma di raccolta differenziata se questo non è finalizzato alle operazioni di riciclo che permettono di ottenere materiali che possano essere di nuovo immessi nel mercato delle materie (prime o seconde che siano) e quindi riutilizzati.
Il mercato delle materie prime e delle materie seconde e i riflessi della crisi sul loro andamento sono stati infatti l'elemento che ha caratterizzato la discussione, in particolare del pomeriggio, con il rischio che se non attentamente valutate queste ripercussioni possono riflettersi negativamente sulle raccolte differenziate stesse e alla fine sulle raccolte tout court dei rifiuti urbani: un quadro che evoca scenari non proprio incoraggianti e a maggior ragione in una regione con una insufficiente dotazione impiantistica quale è apparsa essere la Toscana.
A questo va aggiunto un quadro normativo incerto e in continuo divenire e l'assenza di un interlocutore a livello governativo che possa dare segnali utili per impostare il futuro.
Problemi aperti come la revisione del decreto legislativo 152 che va di pari passo- ma non è dato sapere se lo incrocia- con il recepimento della nuova direttiva quadro comunitaria, che tra l'altro introduce il concetto di riciclo e di obiettivi per singolo materiale anziché per raccolte differenziate, che non trovano al momento risposte concrete; e poi le novità introdotte dalla riforma sui servizi pubblici locali, che produrranno a dir poco incertezze - a detta del direttore di Confservizi Lorenzo Bardelli - ad un sistema così frammentato come quello attuale, sia per riferimenti amministrativi sia per le gestioni. Senza dimenticare l'altra incognita che riguarda il pregresso, relativamente alla sentenza della Corte costituzionale, in merito al rimborso dell'Iva per i comuni che hanno applicato la tariffa al posto della tassa e su cui non si hanno ancora risposte certe su cosa e chi dovrà agire. Una incertezza che porrà problemi anche per il futuro, nel definire cioè se il costo del servizio debba essere considerato o meno un tributo da comminare al cittadino.
In tutto questo alla Toscana è stato riconosciuto il merito di aver colto prima di altre amministrazioni, elementi importanti per la gestione del sistema rifiuti, come la recente legge di riforma degli ambiti territoriali di gestione che li ha ridotti da nove a tre o le norme che incentivano il riutilizzo di ri-prodotti da parte degli enti pubblici. A partire dalle leggi che impongono l'obbligo di acquisto del 40% del fabbisogno di carta e cartone o di manufatti in plastica riciclata da parte degli enti pubblici alla norma sui contratti pubblici (la LR 61/2007) che ha adottato le disposizioni del decreto 203/2003 il cosiddetto decreto 30% che prevede l'obbligo di coprire il 30% della quota degli acquisti pubblici con prodotti provenienti da riciclaggio di materiali post consumo.
Ma tra il dire e il fare anche la Toscana sconta ritardi e a parte situazioni di eccellenza, ricordate dalla direttrice generale di Arpat, Sonia Cantoni, compresa l'amministrazione che dirige, la diffusione di pratiche di green public procurement sono ancora poco presenti e forse anche poco recepite da parte di chi dovrebbe attuarle. Come se la gestione dei rifiuti e il fatto di riutilizzare prodotti che derivano dal loro riciclo fossero problemi non connessi tra di loro.
Un approccio che è emerso anche dalla tavola rotonda dove, da molti degli attori, è giunto l'invito a fare ognuno la sua parte per fare bene ma quello che è sembrato mancare è stato proprio un obiettivo comune e condiviso verso cui tendere: il riciclo effettivo, appunto!