[14/12/2009] News toscana
FIRENZE. «I quantitativi stimati di fabbisogno idrico non destano particolari preoccupazioni in rapporto alle dinamiche previste per i prossimi anni e alle disponibilità complessive»: è questo l'incipit della parte che il rapporto "Toscana 2030" dedica all'analisi della situazione per quanto attiene alla gestione della risorsa idrica in regione.
Secondo quanto affermato da Irpet, occorre però ancora una volta distinguere (così come era stato fatto in riferimento alla dotazione di infrastrutture di trasferimento fisico) tra le varie zone della Toscana: viene cioè giustamente ricordato che «parlare di disponibilità e fabbisogno a livello aggregato regionale può risultare scarsamente rappresentativo delle necessità e delle possibili criticità presenti nel territorio».
Esistono cioè aree della regione in cui «già oggi risulta elevata l'intensità di sfruttamento della risorsa idrica per fini domestici, industriali, agricoli, turistici, oppure insufficiente la dotazione infrastrutturale di adduzione e/o stoccaggio». E queste criticità, viene sottolineato, «potrebbero accentuarsi in futuro per effetto di fenomeni naturali e climatici come l'abbassamento dei livelli delle falde, soprattutto nella parte meridionale della regione, il cuneo salino nelle aree della costa e, d'altro lato, per la crescente conflittualità nell'uso della risorsa idrica, molto marcata nelle aree più popolate ma anche nelle aree di maggior afflusso turistico».
La sintetica fotografia che Irpet offre della "questione-acqua" evidenzia quindi, per la Toscana, una ri-edizione su piccola scala territoriale dei problemi (sia climatici, sia legati alla competizione per lo sfruttamento delle risorse) che incombono sull'intera società globalizzata, e che soprattutto incomberanno sempre più in futuro se, come appare purtroppo probabile, il surriscaldamento globale continuerà ad aumentare e aggiungerà i problemi ad esso legati ad una lotta per le risorse destinata a diventare - già di per sé - sempre più intensa.
Riguardo al tema energetico, invece, Irpet afferma che «pur in un contesto di sostanziale staticità come quello degli anni 2000, la domanda complessiva di energia è cresciuta». Dal punto di vista qualitativo è riportato un «tentativo di affrancamento dalla dipendenza dal petrolio, passando necessariamente attraverso le maggiori importazioni di gas metano», e viene successivamente citata anche una «forte crescita di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili», sul cui ambito influisce comunque «ancora fortemente» la geotermia.
A questo proposito, ricordiamo che (dati Cosvig) i circa 840 Mw geotermici installati in regione costituiscono approssimativamente l'85% dell'intera energia rinnovabile installata in Toscana, e forniscono (grazie ad una produzione annua di 5.500 GWh geotermoelettrici) circa il 28% del consumo energetico totale regionale.
I «principali determinanti della domanda di energia» sono «il sistema della mobilità (soprattutto per il forte impatto del trasporto su strada), quello produttivo e quello del fabbisogno domestico (per riscaldamento e condizionamento dei locali, riscaldamento dell'acqua e cottura dei cibi)».
Dal punto di vista quantitativo, è evidenziato che «anche considerando la sola componente elettrica, la produzione interna soddisfa solo una parte del fabbisogno», e a questo va aggiunto il fatto che «il fabbisogno energetico è previsto in crescita». Irpet, messo «da parte il tema della sicurezza degli approvigionamenti», evidenzia quindi che questa discrepanza produrrà l'effetto economico di una «bolletta energetica in aumento».
Occorre quindi, secondo le raccomandazioni che vengono date in chiusura della sezione, «proseguire il percorso di razionalizzazione nell'uso dell'energia in tutte le sue forme, specie in termini di efficienza energetica e anche ai fini del contenimento delle emissioni».
E sono proprio le emissioni (climalteranti e non) l'argomento che prelude alla fine della sezione che "Toscana 2030" dedica alle prospettive per gli ambiti più strettamente inerenti alla sostenibilità ambientale. Di questo, e della successiva parte dedicata agli effetti economici legati al cambiamento climatico, discuteremo nei prossimi giorni.