[15/12/2009] News toscana

Per la riqualificazione ambientale del fiume Era serve una regia unica e integrata

FIRENZE. Legambiente Toscana ha presentato oggi a Pisa, i risultati dello studio "La riqualificazione ambientale del fiume Era" svolto in collaborazione con la Provincia. Abbiamo chiesto a Federico Gasperini, responsabile acque di Legambiente Toscana, di parlarci degli obiettivi di questo lavoro. «Dopo un primo studio effettuato sul fiume Era nel 2006, in cui è stato applicato l'Indice di Funzionalità Fluviale, con questo lavoro è stato dato il via ad una seconda fase. Sono stati analizzati tutti i dati disponibili riguardanti la pianificazione generale, ed in particolare i Piani Strutturali dei comuni della Valdera, ed incrociati con i dati della Pianificazione di settore e dei monitoraggi riguardanti le acque. Il tutto finalizzato ad individuare criticità e formulare proposte per centrare gli obiettivi di qualità ai sensi della Direttiva Europea 2000/60/CE recepita dall'Italia con il D.Lgs. 152/06: il 2015, scadenza prevista dalla normativa, al di la di deroghe o proroghe, è dietro l'angolo e per quella data tutte le acque devono avere un livello qualitativo "Buono"».

Quali sono le principali criticità emerse per il fiume?

«Alcune criticità dell'ecosistema fluviale erano già emerse durante lo studio elaborato nel 2006 con una funzionalità fluviale complessivamente scadente. Sicuramente il fiume risente della remota trasformazione agricola di tutta la Valdera e delle opere idrauliche per il controllo delle acque che hanno costretto parte del fiume in spazi angusti aumentandone l'incisione e l'erosione. Una criticità acclarata in particolar modo negli ultimi anni, riguarda la carenza idrica estiva come dimostrano i dati dello stesso Piano stralcio Bilancio idrico dell'Autorità di Bacino del fiume Arno. Mediamente per ben 95 giorni sui 120 estivi (Giugno-Settembre) la portata idrica del fiume è addirittura inferiore al minimo deflusso vitale».

Rispetto a questo punto qual è la vostra proposta?

«Sarà necessario rivedere tutti gli usi idrici ed attivare buone pratiche in particolare per il settore idropotabile e irriguo, dato che l'aspetto quantitativo è legato strettamente a quello qualitativo. Ma soprattutto è necessario mettere in moto un vero Piano di Conservazione della risorsa idrica per tutto il bacino dell'Era  con una regia unica che prevede anche il riutilizzo delle risorse idriche non convenzionali (acque reflue e acque meteoriche). Le linee guida dell'Epa forniscono importanti suggerimenti in tal senso. E poi è necessario incrociare la pianificazione di settore con quella territoriale per mettere in atto le sinergie necessarie: non è pensabile prevedere nuove urbanizzazioni dove non c'è acqua e in Valdera, anche recentemente, molti cittadini sono stati approvvigionati attraverso le autobotti».

Cosa altro è emerso dallo studio? «Sono state rilevate criticità riguardanti la qualità dell'acqua: scarichi di tipo diffuso derivanti dal settore agricolo ma anche scarichi di tipo civile che arrivano al fiume senza un adeguato trattamento di depurazione. E poi un sistema depurativo inefficiente fatto di piccoli depuratori, ma che non vogliamo assolutamente smantellare in toto. Il sistema decentralizzato è quello maggiormente sostenibile, va reso solo più funzionale e ampliato con sistemi naturali come del resto prevedono molti Piani Strutturali dei comuni della Valdera. In questo senso vanno le proposte tecniche che abbiamo avanzato». Criticità riguardanti la quantità e la qualità delle acque, poi cosa altro evidenziate nello studio?

«Per raggiungere gli obiettivi di qualità secondo Legambiente è necessario attuare una vera riqualificazione fluviale che preveda ad esempio una diversa attenzione alla vegetazione perifluviale con il ripristino dei "corridoi vegetati", che se di adeguata ampiezza svolgono anche un'azione tampone rispetto agli inquinanti (azoto e fosforo) che arrivano dal territorio. Si potrebbe partire dalle aree maggiormente vocate. Pensiamo ad esempio ad alcune zone a monte di Peccioli, dove il fiume senza argini può riprendersi lo spazio di sua pertinenza. Parte di quel territorio è già vincolato a fini idraulici perché è prevista la realizzazione di una cassa di espansione in linea. Sarebbe necessario utilizzare al meglio l'opportunità offerta da queste nuove progettazioni in modo da realizzare opere che abbiano anche l'obiettivo di migliorare qualitativamente l'ecosistema fluviale e le aree ad esso circostanti come ad esempio la costituzione di aree umide permanenti, soluzioni che, nell'assoluto rispetto della sicurezza idraulica, permettano la riqualificazione ambientale e paesaggistica del Fiume Era».

Ma per fare tutte le cose che proponete le risorse economiche ci sono?

«Spesso è solo questione di scelte. Alcuni sostengono che in periodi di crisi è difficile investire nel settore ambientale. Noi diciamo l'esatto opposto: investire nell'ambiente e quindi anche nella riqualificazione fluviale, al di la degli obiettivi imposti dalla normativa, può rappresentare una volano per un rilancio economico davvero sostenibile. Un semplice esempio: un fiume che sta meglio dal punto di vista ecologico è più utilizzabile anche per tutti gli altri usi antropici sostenibili come ad esempio la fruibilità per un turismo a vocazione naturalistica».

 

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