[15/12/2009] News toscana

Flussi di materia, l'Irpet misura input e output della Toscana

GROSSETO. Il vertice di Copenhagen che è in corso in questi giorni tenterà di mettere mano ad un elemento cruciale che attiene al metabolismo industriale, ovvero le emissioni di anidride carbonica che stanno determinando effetti irreversibili sul clima. Quindi cercherà di occuparsi di una parte di flussi di materia che rappresentano l'output di un sistema industriale, assieme ai reflui solidi e liquidi e ai prodotti stessi che quel sistema ha creato.

Ma le misure che verranno prese a Copnhegan potrebbero - anche se indirettamente- avere anche un riflesso sui flussi di materia che entrano nel sistema, ovvero l'input rappresentato dai materiali estratti e importati per sostenere le attività economiche del pianeta. Non entrando direttamente negli schemi dell'accordo di Copenhagen la riduzione dell'uso delle materie prime, lo potrà fare indirettamente: ad esempio ponendo delle limitazioni (in termini di disincentivi) all'uso del carbone fossile come combustibile per la produzione energetica, che rappresenterebbe a tutti gli effetti una misura d'intervento sui flussi di materia.

L'importanza di intervenire sull'uso delle risorse è dunque una questione cruciale per avviare percorsi di sostenibilità nei nostri modelli di sviluppo socio-economico. Ed è quindi altrettanto cruciale avere cognizione dei flussi in entrata e in uscita nel processo metabolico industriale e quindi avere sistemi per poterli contabilizzare.

Lo studio dei flussi di materia e la relativa contabilità non è una materia sconosciuta ma è altresì ancora poco praticata, nonostante fornisca elementi essenziali per supportare le scelte verso una gestione sostenibile delle risorse utilizzate dall'economia.

I primi studi dei flussi di materia sono stati condotti tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘80 negli Stati Uniti e a partire dagli anni ‘90 sono diventati tema anche in Europa con le prime analisi condotte in Austria e poi in Germania; successivamente il sistema di contabilità dei flussi di materia è stato quindi promosso  prima dall'Unione Europea poi anche dall'Ocse come contributo utile a fornire elementi essenziali nell'ambito della strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile.

Negli anni recenti (prima 2001 e poi 2006) è l'Eurostat a pubblicare linee guida per armonizzare i sistemi di contabilità dei flussi di materia così da permettere agli stati membri di organizzare un proprio sistema di contabilità dei flussi coerente con quello di altri paesi.

In Italia il primo lavoro in questo senso è stato svolto da Istat e adesso anche la Regione Toscana ha provveduto a mettere a punto un'analisi dei flussi di materia relativi al contesto regionale. Lo studio condotto da Irpet - che per la verità avrebbe almeno dovuto presentarlo ufficialmente vista l'importanza del lavoro e non pubblicarlo silenziosamente soltanto sul sito - su richiesta della direzione generale Politiche del territorio e dell'ambiente della Regione "costituisce un primo tentativo di costruzione di una contabilità dei flussi di materia per la Toscana" si legge nel rapporto che indica che «approfondimenti e affinamenti saranno possibili nel corso dei prossimi piani di attività dell'Istituto, con l'obiettivo specifico di fornire elementi in grado di contribuire al miglior governo delle decisioni di politica economica e ambientale».

Questo primo lavoro sulla «contabilizzazione dei principali flussi di materia della Toscana ha comportato un grande sforzo di ricostruzione dell'informazione ambientale- spiega Irpet- che ha fatto emergere alcuni punti di criticità sulla disponibilità di dati, soprattutto con riferimento ai piani di rilevazione, alla dispersione dell'informazione, alle lacune informative nella ricostruzione di serie storiche, alla compatibilità tra fonti».

Uno strumento «complesso nella costruzione e attualmente non pienamente completabile», tanto che lo stesso istituto suggerisce "attenzione e cautela nella interpretazione dei risultati che da esso scaturiscono.

Da quanto si legge sul rapporto, questa prima analisi - condotta nel periodo che va dalla metà degli anni novanta alla metà degli anni duemila - mette in evidenza un lieve incremento dell'input diretto di risorse in entrata nel sistema socio economico,  nonostante la riduzione del prelievo dal territorio regionale, che si spiega con un aumento della dipendenza del sistema socio economico regionale dall'esterno e con l'aumento delle importazioni dal resto d'Italia. Oltre la metà delle materie importate è costituita da minerali non energetici, che provengono principalmente dal resto d'Italia, e da risorse energetiche importate soprattutto dall'estero. Ma in totale circa il 70% delle materie necessarie al funzionamento dell'economia toscana proviene da fuori regione, in particolare dal resto d'Italia.

Il prelievo di risorse dal territorio si è ridotto sia nella componente relativa alle biomasse (in particolare dalle risorse legate all'attività dell'allevamento), sia nella componente relativa ai minerali non energetici (in particolare il marmo, le pietre da taglio e le  pietre in pezzate) .

Lo studio mette in evidenza che la bilancia commerciale fisica è positiva cioè si importano più materie di quante se ne esportino), da cui emerge il carattere trasformatore dell'economia regionale, che importa materie prime ed esporta soprattutto beni di consumo e investimento, verso le altre regioni italiane più che all'estero.

La produzione di emissioni in atmosfera, in acqua e al suolo (flussi in output) derivanti dall'utilizzo degli input da parte dell'economia regionale, è costituito in larga parte dalle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, che ne determinano la dinamica. Mentre risulta scarsamente rilevante sull'andamento dell'output trasformato internamente la dinamica della produzione di rifiuti conferiti in discarica.

Accanto a questi primi fattori di analisi «l'elemento forse più rilevante - spiega Irpet- riguarda il processo di disaccoppiamento relativo in atto: il prodotto interno lordo cresce più della quantità di materia impiegata nel sistema economico». Un segnale che Irpet sottolinea «incoraggiante, nel perseguimento del disaccoppiamento in senso assoluto che si avrebbe nel caso della crescita economica accompagnata dalla riduzione del fabbisogno di materia».

Negli ultimi anni infatti la produzione di valore da parte dell'economia regionale, misurata attraverso il Pil, è cresciuta più del fabbisogno di risorse necessarie al funzionamento del sistema socio economico stesso.

Un fenomeno che descritto attraverso i macro indicatori evidenziati che  trova conferma anche nella valutazione di alcune variabili economiche riferite alla Toscana: «sia in quantità che in valore infatti i consumi interni crescono meno delle esportazioni, i flussi commerciali interregionali crescono molto di più dei flussi commerciali con l'estero, si riduce la rilevanza dell'allevamento».

«Quindi -conclude Irpet- alcune delle domande alle quali è stato risposto attraverso l'analisi dei risultati della contabilità dei flussi di materia avrebbero trovato risposta anche attraverso un attento esame dei dati economici».

Per le prossime analisi l'Istituto indica che sarà necessario calcolare anche degli input e output supplementari, ovvero l' acqua e l'aria che servono ai fini del calcolo dell'accumulazione netta degli stock. Così come sarà necessario «affinare, anche attraverso indagini dirette sul campo, alcuni metodi di stima relativi al calcolo dei flussi indiretti e dei flussi nascosti, che permettano una migliore individuazione del fabbisogno materiale totale a partire dall'input materiale diretto».

Ma intanto quello che è stato fatto è sicuramente un lavoro più che meritorio e che ci aspetteremmo venisse condotto non solo da altre regioni ma  aggiornato anche a livello nazionale.

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