[16/12/2009] News
GROSSETO. Il Tar della Lombardia ha annullato la delibera che vieta in tutta la regione «l'utilizzo dell'olio combustibile per gli impianti di riscaldamento civile». Una delibera che dopo ricorsi e contro ricorsi era entrata in vigore nel 2004 nelle aree critiche e dal 2006 in tutta la Lombardia e che vieta l'uso dell'olio combustibile, che determina un grosso contributo alle concentrazioni di polveri in atmosfera. Un divieto che da oggi stesso decade per l'annullamento della delibera operato dal Tar e che dà ragione alla società Iplom, che produce gasolio e bitumi, la quale aveva presentato ricorso.
Il motivo addotto dalla sentenza di annullamento sta nel non aver comunicato alla Commissione europea la delibera, come previsto. «Ogni progetto di regola tecnica - si legge nella sentenza - deve essere preventivamente notificato alla Commissione, anche quando lo scopo» è «di provvedere alla tutela della salute pubblica, dei consumatori o dell'ambiente».
Quindi per un cavillo la delibera è annullata, e adesso «Lo Stato Italiano - scrivono i giudici - dovrà portare a conoscenza della Commissione Europea la regola tecnica di cui è causa, affinché la Commissione possa esprimere il proprio orientamento » Dopo di che - se la Commissione non avrà obiezioni - potrà essere nuovamente operativa.
«Interroghiamoci su qual è il diritto prevalente - ci ha detto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - se deve prevalere un formalismo o la salute dei cittadini. Se c'è stata una mancanza amministrativa è giusto che si sanzioni, ma non credo sino al punto di annullare una delibera che, se non risolutiva per i problemi dell'inquinamento, dava comunque un contributo a combatterlo».
«C'è poi un valore simbolico da mettere in evidenza- continua Di Simine- proprio in questi giorni in cui faticosamente a Copenhagen si cerca di dare operatività a dichiarazioni di principio».
Ovvero?
«Ovvero che le resistenze operate da gruppi di interesse economico, come in questo caso i petrolieri, possano frenare i difficili percorsi da mettere in atto per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini».
Ma non è questa sentenza del Tar il solo provvedimento giudiziario che entra nel merito della politica antismog della regione Lombardia; solo pochi giorni fa, infatti, il Tribunale di Milano ha inviato un avviso di garanzia al governatore Roberto Formigoni, al sindaco di Milano Letizia Moratti e al presidente della provincia Guido Podestà, per una indagine in corso sugli interventi amministrativi tesi a limitare la concentrazione delle polveri sottili, nata dopo due esposti del Codacons. A Formigoni, Moratti e Podestà è contestato il «getto pericoloso di cose», per non essere intervenuti appunto in maniera concreta nella riduzione delle polveri sottili.
«Ci siamo dissociati dal Codacons, rispetto a quel ricorso- ha detto il presidente della Legambiente Lombardia - non perché siamo convinti assertori della validità del piano antismog delle amministrazioni lombarde, ma perché non crediamo che vi possa essere una via legislativa alla soluzione dei problemi d'inquinamento dell'aria. Tra l'altro il Codacons aveva fatto ricorso anche contro l'ecopass. La via potrà essere solo politica, deve passare cioè da un consenso e dalla realizzazione di politiche della mobilità, alternative alle attuali che continuano invece a prediligere le strade e la mobilità privata a quella collettiva».