[16/12/2009] News
LIVORNO. Una centrale elettrica a carbone, che genera elettricità per la produzione di alluminio, deve rispettare i valori limite previsti dalla direttiva europea sulla limitazione delle emissioni in atmosfera di taluni inquinanti originati da grandi impianti di combustione (nello specifico anidride solforosa, ossido d'azoto e di polveri)? In altri termini, quando l'energia elettrica è un prodotto di combustione rientrante nella direttiva in esame?
Per l'avvocato generale della Corte di Giustizia europea l'impiego di energia elettrica per produrre alluminio non costituisce un'utilizzazione diretta di prodotti di combustione in un procedimento di fabbricazione e dunque non rientra nelle eccezioni previste dal legislatore europeo. Quindi i valori limite dovranno essere rispettati e tali impianti non potranno essere esentati dal singolo stato membro al rispetto dei valori limite di emissione europei.
Il caso, infatti, riguarda la centrale elettrica a carbone di Lynemouth (sulla costa orientale dell'Inghilterra) che produce energia elettrica quasi completamente utilizzata per la fabbricazione di alluminio attraverso l'elettrolisi ignea (cd. processo di Hall-Héroult) nella fabbrica limitrofa. Solo il 9% circa della produzione di elettricità viene immesso nelle rete elettrica.
Nonostante si tratti di un impianto di combustione con una potenza termica nominale superiore a 50 MW ( dunque rientrante negli artt. 1 e 2, n. 7, prima frase, della direttiva 2001/80) dall'inizio del 2006, il Regno Unito non applica più i disposti comunitari a tale centrale elettrica. Ecco perché nel 2007 la Commissione invia al Regno Unito una "lettera di diffida" e poi adotta un parere motivato.
La nozione di prodotto di combustione è suscettibile di interpretazioni diverse. Sotto il profilo meramente materiale, essa comprenderebbe gli scarichi gassosi, la cenere e altri residui, ma ricomprenderebbe come prodotto di combustione anche l'energia termica generata appunto, nel processo di combustione.
Tuttavia, l'energia elettrica non è né un prodotto di combustione materiale né energia termica. Essa viene generata in tal modo: l'energia termica risultante dalla combustione produce vapore, che attiva un generatore; questo generatore, soltanto, produce l'energia elettrica. Per ricomprendere l'energia elettrica occorrerebbe dunque interpretare la nozione di prodotto di combustione in maniera talmente estensiva da includere anche i prodotti riconducibili solo indirettamente ad una combustione. Ma tale interpretazione non corrisponderebbe all'uso linguistico comune.
E fra l'altro - così come sostiene l'avvocato Juliane Kokott - contro un'interpretazione estensiva della nozione di prodotto di combustione depone anche il fatto che essa stabilisce la portata di un'eccezione (nel caso gli "impianti che utilizzano direttamente i prodotti di combustione in procedimenti di fabbricazione") rispetto a una regola generale (le eccezioni devono essere interpretate restrittivamente affinché le regole generali non vengano svuotate di significato).
Dunque, secondo l'avvocato, il collegamento più stretto sussiste quando solo i prodotti di combustione diretti, ossia l'energia termica e i prodotti di reazione della combustione, vengono presi in considerazione per un'utilizzazione. Qualora invece si estenda l'ambito dei prodotti utilizzabili a prodotti indiretti della combustione, come l'energia elettrica, il collegamento fra procedimento di fabbricazione e combustione si allenta.
Fra l'altro, l'energia termica oggetto di un'utilizzazione diretta deve essere prodotta nelle vicinanze e può pertanto tipicamente provenire solo da determinate fonti esistenti a livello locale (che di regola, sono i grandi impianti di combustione).
I concorrenti europei dell'impianto a Lynemouth ricevono infatti la loro energia elettrica dalla rete generale e sopportano pertanto i costi per il rispetto dei valori limite nella produzione di energia elettrica. Cosa che non avverrebbe per la centrale a carbone a Lynemouth se fosse esentata dagli obblighi europei.
E a ciò si aggiunge una posizione di privilegio ingiustificato della centrale elettrica nei confronti di altri produttori di energia, poiché circa il 9% della produzione viene ceduto alla rete di approvvigionamento generale.
Dunque l'avvocato generale della Corte ritiene necessario respingere un'estensione dell'eccezione della direttiva a una centrale elettrica a carbone, la cui produzione di energia elettrica è sostanzialmente destinata ad una fonderia di alluminio limitrofa.