[16/12/2009] News
GROSSETO. Nella discussione al vertice sul clima di Copenhagen per ora non si è nemmeno accennato alla possibilità che il nucleare possa essere considerato una energia non inquinante perché non produce anidride carbonica. Ma prevenire è meglio che combattere e per questo le organizzazioni riunite nella campagna internazionale "Don't Nuke the climate" hanno consegnato ieri ai delegati dei governi 50.000 firme e una cartolina gigante per chiedere che il nucleare venga escluso dall'accordo sul clima che sarà sottoscritto al termine del vertice. L'appello delle ong e' stato sottoscritto anche da eminenti figure del mondo ambientalista, da due ex ministri dell'Ambiente francesi, Yves Cochet e Corinne Lepage e dal deputato europeo Jose' Bove', leader del movimento no global.
«L'accordo che dovrà uscire dal vertice di Copenaghen - ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente - per vincere la crisi climatica deve puntare sulle energie rinnovabili, sull'efficienza energetica e sull'innovazione. Questo vale soprattutto per un paese come l'Italia che non ha nessun interesse a seguire la strada sciagurata del vecchio nucleare».
Parlando a nome della campagna, Charlotte Mijeon della rete francese Sortir du nucléaire ha dichiarato: «Siamo qui per consegnare le firme che abbiamo raccolto negli ultimi due mesi per sollecitare un accordo sul clima libero dal nucleare. In pochissimo tempo, 350 organizzazioni provenienti da 40 paesi hanno raccolto 50.000 firme di cittadini di oltre 100 nazionalità diverse. Questo dimostra che migliaia di persone in tutto il mondo vogliono un accordo sul clima equo, che escluda l'energia nucleare, costosa, sporca e pericolosa».
L'accordo post 2012 per la riduzione dei gas serra su larga scala è una grande sfida, dove secondo le organizzazioni aderenti a Don't Nuke the Climate, non c'è nessun posto per l'atomo. Anche quadruplicando l'espansione del nucleare entro il 2050, come proposto dalla International Energy Agency, si otterebbe solo una riduzione delle emissioni di CO2 di appena il 4%. Si tratterebbe di un contributo assolutamente marginale, che comporterebbe invece costi enormi - oltre 10 mila miliardi di dollari - creando gravi rischi legati alle possibilita' di incidenti, all'irrisolta gestione delle scorie e al rischio di proliferazione nucleare.
«La nostra campagna - ha concluso Charlotte Mijeon- si impegnerà con forza affinché l'accordo globale punti a investire le ingenti risorse necessarie alla lotta ai cambiamenti climatici solo sulle fonti energia veramente pulite».