
[22/07/2009] News
La Bella addormenta, usando l'appellativo che Greenpeace ha coniato per il ministro Stefania Prestigiacomo, sì è svegliata, ma potrebbe essere ormai tardi per salvare il suo scettro e anche il regno, inteso come Ministero dell'Ambiente. L'elemento sul quale si gioca non solo il ruolo del ministro in carica ma, problema assai più grave, il dicastero stesso che amministra le materie ambientali è messo in crisi dall'articolo 4 del Ddl anticrisi approvato ieri dalle commissioni Finanze e Bilancio della Camera e che, come ha scritto la Prestigiacomo, «sopprime di fatto il ruolo del ministero dell'Ambiente nel delicato iter autorizzativo per la realizzazione di centrali di produzione e per le reti di distribuzione di energia, ed esautora ogni ruolo degli enti locali».
Una norma mai vista in precedenti atti di governo che non «hanno mai escluso le tutele ambientali e della salute dei cittadini, imposte dal diritto comunitario- sottolinea la Prestigiacomo- che invece, con questo articolo, passerebbero ad un unico soggetto che da solo, si pretende, dovrebbe sostituire le competenze dei 60 esperti della commissione Via-Vas, e dei 20 della commissione Aia nonchè di professionalità capaci di coniugare tutela ambientale e sviluppo».
E non è un caso che quest'articolo sia stato invece fortemente difeso dal collega Roberto Calderoli, che si dice «sorpreso e sconcertato per le dichiarazioni ed il risentimento espressi dal ministro Prestigiacomo», dal momento che da qualche tempo la Lega non fa mistero di un disegno volto a cancellare il ministero Ambiente, per accorpare le relative competenze al ministero dell'agricoltura, presieduto, guarda caso dal compagno di partito Zaia.
Ma al di là delle diatribe interne alla maggioranza e delle scaramucce tra colleghi ministri, il problema vero sta nello svuotamento progressivo del ministero Ambiente, su cui gran parte delle responsabilità risiedono proprio in chi lo ha condotto a questo punto, ossia la stessa Prestigiacomo, che si trova a difendere adesso un territorio già nei fatti depredato e che potrebbe essere ricordata solo per aver prodotto la Carta di Siracusa, che contiene tante belle cose e importanti per la salvaguardia ambientale, che lei è la prima a non portare avanti.
E i contenuti dell'art.4 del ddl anticrisi, che tra l'altro pare assai difficile a questo punto mutare, dal momento che come gran parte dei provvedimenti voluti dal governo pare essere destinato ad un voto di fiducia, non fanno altro che aggiungersi agli atti di indebolimento di cui il ministero è già stato oggetto. Quindi questa norma inserita come elemento di semplificazione per rendere più snello e veloce l'iter di autorizzazione delle reti elettriche, ma che per ammissione della stessa Prestigiacomo «potrebbe perfino applicarsi alle centrali nucleari» non fa altro che aggiungere un ulteriore tassello ad un disegno di indebolimento delle questioni legati alla tutela ambientale, che risultano poco congeniali all'idea di sviluppo che questo governo porta avanti come bandiera. Un disegno ampiamente condiviso dal ministro dell'ambiente sino a che non si è vista privare delle proprie competenze.
«Ha ragione il ministro Prestigiacomo quando afferma che il provvedimento anti crisi è deleterio per l'ambiente. Peccato che se ne accorga solo ora» ha dichiarato Ermete Realacci che ha rilevato come «il Dl prevede norme sicuramente gravissime che indeboliscono non solo il ruolo del ministero dell'Ambiente e delle istituzioni territoriali, ma anche la difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini».
Dello stesso avviso Legambiente che dice che è una preoccupazione che esprime da tempo perché convinti «che l'indebolimento del ministero dell'Ambiente sia una deriva pericolosa e nociva per il Paese».
Peccato appunto che il ministro si ravveda solo adesso, quando potrebbe ormai essere davvero troppo tardi.