
[17/12/2009] News
GROSSETO. Se non sarà un completo fallimento il vertice Cop15 di Copenhagen per ora lo è già «per l'Onu e per la politica» . A sostenerlo sono i due senatori Ecodem Francesco Ferrante e Roberto Della Seta che da Copenhagen denunciano l'estromissione della società civile dal vertice. «Da oggi, dunque nelle ore decisive per l'esito della Conferenza di Copenhagen, le Ong sono state di fatto espulse dalla sede del vertice: appuntamenti previsti da mesi sono stati cancellati, migliaia di persone arrivate nella capitale danese a proprie spese non hanno potuto partecipare ai lavori delle decine di ‘side-events' in programma» scrivono i due senatori.
« Questo fatto gravissimo è la negazione dei presupposti stessi dell'Onu e delle sue conferenze, e segna il fallimento della politica.- commentano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante l'ulteriore stretta negli accessi alla Conferenza sul clima - Che speranze possono esserci di fermare i cambiamenti climatici, se i potenti del mondo vedono l'opinione pubblica e chi la rappresenta come un fastidio o peggio come un avversario?».
«Mentre la polizia danese - affermano i due parlamentari ecodem - tratta da black-block migliaia di pacifici ragazzi venuti qui per seguire da vicino i negoziati sul global warming, oggi il centro congressi che ospita il summit è trasformato in un fortino, il che dà una rappresentazione quasi plastica all'estraneità dei decisori politici rispetto ai cittadini. Naturalmente, noi auspichiamo che l'arrivo dei leader mondiali a Copenaghen scongiuri il rischio di un nulla di fatto, ma in ogni caso resterà la pessima prova offerta al mondo, e in particolare a tanti giovani presenti a Copenaghen, da quelle che dovrebbero essere, non solo chiamarsi, ‘nazioni unite'».
Su quanto accaduto interviene anche il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: «L'espulsione delle Organizzazioni non governative dal vertice sul clima di Copenhagen è un pessimo segnale. Significa che non si vogliono testimoni scomodi. Proprio le Ong sono tra i protagonisti principali nella lotta ai cambiamenti climatici e spesso fanno molto di più di alcuni governi che brillano per inattività».
«Chiediamo al governo italiano un intervento immediato per far si che le Ong siano riammesse ai lavori del summit - ha concluso Bonelli -. Non si può escludere dai lavori chi si lavora ogni giorno con passione e fatica per salvare il Pianeta».
Dunque l'Onu appare sempre più come un organismo svuotato del proprio ruolo e incapace anche di rapportarsi verso la compagine sociale più attiva nel cercare di dare un nuovo volto al futuro. Ma che - anche se estromessa- dal luogo fisico delle decisioni prova a far pesare - da fuori - la forza che l'opinione pubblica potrebbe avere nel segnare un cambiamento proprio nelle ultime ore in cui si deciderà se Copenhagen dovrà essere ricordata come una grande occasione sprecata o se invece potrà essere il segnale di svolta.
Avaaz, una comunità globale di cittadini che intraprendono azioni concrete per risolvere i problemi mondiali, ha lanciato per questo un appello dell'ultima ora per far arrivare ai leader mondiali che stanno discutendo e continueranno a discutere nelle prossime ore, dato che -scrivono nell'appello- «gli esperti affermano che senza una grande ondata di protesta e pressione pubblica il vertice non riuscirà a fermare il catastrofico aumento della temperatura globale di 2 gradi».
«A Copenhagen -scrive Avaaz-stiamo cercando il mandato più grande della storia per fermare la più seria minaccia che l'umanità abbia mai fronteggiato. I prossimi giorni scriveranno la storia. Come ricorderanno i nostri figli questo momento storico? Diciamo loro che noi abbiamo fatto tutto il possibile».
L'invito è a firmare una petizione on line, già sottoscritta da almeno 11 milioni di persone, al link http://www.avaaz.org/it/save_copenhagen/98.php?cl_taf_sign=Pb0dmXP.
L'intenzione di Avaaz è quella di organizzare una spettacolare consegna di petizioni ai leaders mondiali, costruendo un muro gigantesco con le scatole che le contengono e leggendo ad alta voce i nomi di ogni persona che ha firmato la petizione. «Di fronte alla petizione più imponente della storia- dicono ad Avaaz- i leaders non avranno nessun dubbio sul fatto che il mondo intero li sta tenendo d'occhio». O almeno è questa la speranza che si nutre anche delle parole pronunciate ieri dal premio Nobel Desmond Tutu alla veglia organizzata a Copenhagen da Avaaz: «Marciammo su Berlino e il muro cadde. Marciammo per il Sudafrica e l'apartheid cadde. Adesso marciamo a Copenhagen e otterremo un vero Accordo».