[17/12/2009] News
FIRENZE. "Buccia di banana" per il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che oggi interverrà ufficialmente a Copenhagen al Summit Cop 15 e clamoroso autogoal per il nostro Paese. Con incredibile tempismo, a Roma la Commissione di Valutazione di impatto ambientale (Via) dello stesso ministero è convocata in seduta plenaria per dare il via libera a una centrale elettrica a carbone da 1320 megawatt a Saline Joniche in Calabria. Sentiremo che dirà il ministro in terra danese ma certo se si invocasse la necessità (come logica vorrebbe) di ridurre le emissioni di anidride carbonica che soffocano il pianeta, l'ambientalismo di facciata avrebbe superato ogni limite. Oppure dobbiamo pensare che il ministro non è a conoscenza?
«Bisogna invertire la rotta - ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente - Chiediamo al governo italiano una svolta a trecentosessanta gradi nelle politiche energetiche e climatiche. Quale può essere la credibilità di un Paese che a Copenaghen recita la parte di chi vuole un impegno globale nella riduzione dei gas serra e nello stesso giorno a Roma prende decisioni che hanno un così devastante impatto sul futuro del clima?». Certo non bisogna meravigliarci. La futura centrale a carbone di Saline Joniche si aggiunge a quelle già esistenti e ai tre progetti approvati negli ultimi dodici mesi: le centrali di Vado ligure, Fiume Santo e Porto Tolle. Se si sommano le emissioni di questi impianti a quelle della centrale di Civitavecchia (che entrerà nel 2010 a pieno regime) le emissioni aggiuntive raggiungono i 31 milioni di tonnellate informano dall'associazione ambientalista. Inoltre se si considera il progetto presentato a Rossano Calabro, l'opzione carbone complessivamente potrebbe costare al nostro paese un aggravio di 37,7 milioni di tonnellate, pari alle emissioni di un intero paese come il Marocco o la Nuova Zelanda.
Secondo Legambiente l'Italia in campo energetico affonda le radici in pieno Novecento: il carbone, nella produzione elettrica, è la fonte più inquinante e inefficiente in assoluto. Le centrali a carbone esistenti contribuiscono per il 14% alla produzione di energia elettrica ma sono responsabili di oltre il 33% delle emissioni generate da tutto il comparto. «Altro che le favole sul carbone pulito - ha continuato il dirigente di Legambiente - e la propaganda sullo stoccaggio dell'anidride carbonica, non prevista e impossibile per le emissioni prodotte da questi impianti. L'unica certezza è che l'Italia si allontana con queste decisioni dall'impegno europeo di lotta ai cambiamenti climatici» ha concluso Zanchini.