[22/07/2009] News
LIVORNO il Programma per lo sviluppo dell'Onu (Undp) ha pubblicato "Arab human development Report 2009 - Challenges to human security in the Arab countries", un documento che andrebbe letto con attenzione anche da quest'altra parte del Mediterraneo, per capire meglio le sfide comuni che ci attendono e quanto sia improbabile affrontarle con le ricette semplicistiche e le barriere politiche e poliziesche che, davanti ad uno scenario come quello tracciato, non potranno rivelarsi che un colabrodo che cerca di contenere il mare.
«La sicurezza umana - spiega il rapporto Undp - é un pre-requisito dello sviluppo umano e la sua assenza globale negli Stati arabi limita le opzioni di cui dispongono le popolazioni. La sicurezza umana non è unicamente una questione di sopravvivenza immediata ma dipende anche dal soddisfacimento dei bisogni fondamentali, quali l'accesso all'acqua, e da fattori che determinano la qualità della vita. Essa è sovente minacciata in questa regione dalla presenza di strutture politiche, sociali ed economiche ingiuste, dalla concorrenza tra diversi gruppi sociali frammentati per accedere al potere ed alle risorse e, in alcuni casi, dall'impatto di interventi militari dall'esterno».
Amat Al Alim Alsoswa, direttrice dell'ufficio regionale dell'Undp per gli Stati arabi e segretaria aggiunta dell'OOnu, spiega in poche parole il nostro provinciale sbaglio di lettura da ricchi per quello che succede nel nostro sud ed oriente più vicini: «Tendiamo a concepire la sicurezza in termini militari o come riguardante la sicurezza dello Stato, ma la sicurezza delle persone è minacciata non solo dai conflitti e dai disordini civili, ma anche da degrado dell'ambiente, discriminazione, disoccupazione, povertà e fame. La sola maniera per permettere alle popolazioni degli Stati arabi di realizzare dei progressi in materia di sviluppo umano consiste nell'attaccare questi fattori di insicurezza alle loro fonti».
Una di queste sorgenti sempre più sporca di problemi è l'ambiente, al quale il rapporto dedica un denso capitolo. Ma l'ambiente può essere salvaguardato solo attraverso un rafforzamento delle istituzioni, con l'applicazione delle leggi che già esistono e tenendo conto dell'ambiente nella pianificazione dello sviluppo e sensibilizzando ai temi ecologici i giovani ed un'opinione pubblica araba che stenta ad appropriarsene.
Intanto la desertificazione minaccia circa un quinto del territorio dei Paesi arabi, cioè 2,9 milioni di km2, mentre le risorse naturali calano ad un ritmo allarmante a causa della crescita della popolazione: il numero medio di figli delle donne arabe è di 3,6 contro i 2,6 della media mondiale «A questo tasso di crescita, nel 2015, la regione conterà circa 385 milioni di abitanti, il totale attuale é di circa 330 milioni».
«L'ambiente naturale dei Paesi arabi è sia una benedizione che una maledizione - dice il rapporto - E' è una benedizione, perché nella regione si trovano risorse naturali e le hanno consentito di svolgere un ruolo di primo piano nella passato civilizzazione: ha ospitato le tre religioni che vi è sono nate e diffuse in tutto il mondo, ha consentito ai popoli arabi a stabilire un contatto con altre civiltà, imparando ed arricchendole. Questo ambiente comprende anche alcune delle più grandi riserve di petrolio conosciute al mondo, il cui sfruttamento ha facilitato un trasferimento di ricchezza straordinaria in alcune società arabe, in particolare gli Stati del Golfo, che ha influenzato ogni aspetto della vita materiale, sociale e culturale. Tuttavia, mentre questo ambiente offre ancora teoricamente ampie prospettive di sviluppo umano, gli arabi dovrebbero interagire con esso con maggiore prudenza. Ma l'ambiente per alcuni aspetti è anche una maledizione. Questo stesso ambiente soffre di un deficit critico di acqua ed è in gran parte arido. E' soggetto alle pressioni di popolazione, al sovrasfruttamento delle risorse e ad una rapida urbanizzazione, che contribuiscono al suo degrado».
Secondo l'Undp a problemi ambientali "tradizionali" si sono aggiunti due nuovi grandi rischi: l'inquinamento e il cambiamento climatico e tutti insieme interagiscono causando penuria idrica, desertificazione, inondazioni improvvise, siccità, «Nel prossimo futuro, il potenziale pericolo di shock ambientali avrà conseguenze molto più gravi, con un aumento delle violenze armate nei paesi arabi, sarà fonte di conflitti o di occupazione straniera e lotte intestine», dice il rapporto.
Gli esempi non mancano: le vittime della siccità in Africa orientale sono già state centinaia di migliaia; il conflitto del Darfur, che è strettamente collegato alla lotta per l'acqua e i pascoli, ha colpito 4,27 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza di cui 2,5 milioni sono rifugiati interni, «La polemica sul numero delle vittime e le controversie su quali siano le radici e le caratteristiche ambientali alle quali bisogna risalire, sollevano un problema più profondo - sottolinea il rapporto - vale a dire la difficoltà di determinare con precisione gli effetti di degrado ambientale sulle condizioni di sicurezza. L'effetto dell'ambiente sulla sicurezza non è nella maggior parte dei casi diretto, ma mediato da variabili quali il grado di conoscenza esercitato nelle interazioni con l'ambiente o il modo in cui vengono sfruttate politicamente le controversie che hanno la loro origine nelle condizioni ambientali. In più, il degrado ambientale è un processo cumulativo che ha un effetto "trascinamento" sugli altri. Di conseguenza, l'impatto dei cambiamenti ambientali sulla sicurezza umana varia da un Paese all'altro in base a variabili intermedie ed alla natura ed alla portata cumulativa di reazioni a catena. Tuttavia, il degrado ambientale derivante da cambiamento climatico, scarsità d'acqua, desertificazione, perdita di biodiversità e deforestazione produce una serie di effetti».
Questi includono: 1. Diminuzione delle terre arabili e, di conseguenza, un calo della capacità di produrre generi alimentari e materie prime agricole.
2. La diffusione della disoccupazione e la povertà nelle campagne, come conseguenza, in particolare, della contrazione delle terre arabili e del calo del qualità dei suolo causata da siccità e desertificazione.
3. Diminuzione dei livelli della salute pubblica a causa del previsto aumento della temperatura e dell'incapacità di arginare l'inquinamento di acqua, aria e suolo.
4. L'aumento delle tensioni all'interno delle società agricole e tra gli agricoltori e pastori a causa di rivalità per il controllo delle risorse idriche.
5.L'aumento dei conflitti tra i Paesi all'interno di un singolo bacino idrografico».
Chi si illude che gli Stati arabi siano in grado di far fronte a tutto questo a livello nazionale o regionale commette un tragico errore. Le questioni ambientali sono globali e quello che succede a sud e ad est del Mediterraneo risalirà prima o poi a nord, sui barconi degli immigrati clandestini o con le bolle di calore o gli organismi "alieni" spinti dal global warming.
I Paesi arabi hanno ratificato la maggior parte delle convenzioni internazionali in materia ambientale, ma secondo il rapporto Undp è essenziale che lavorino insieme per affrontare le sfide poste dal degrado ambientale e dovrebbero rapidamente istituire un organismo di coordinamento per la tutela dell'ambiente, mentre a livello nazionale i governi arabi che hanno molti mezzi economici a loro disposizione devono garantire la partecipazione della società civile e delle imprese alla difesa dell'ambiente.
«Tali mezzi comprendono sistemi di tassazione ed incentivi per utilizzare tecnologie environmentally friendly, impianti che utilizzino fonti non inquinanti di energie rinnovabili (energia solare), le politiche economiche che favoriscano il risparmio energetico, campagne per l'utilizzo di massa dei trasporti pubblici e non delle automobili private, l'attuazione di difficili misure volte a lottare contro la desertificazione e la deforestazione - conclude il rapporto Undp - Ovviamente, nessuna misura può avere successo nel combattere il degrado ambientale, se non è fondata su una approfondita e accurata base di informazioni e su una precisa comprensione delle modificate condizioni ambientali. Pertanto, le agenzie esistenti incaricate di proteggere l'ambiente devono essere pienamente sostenute, attrezzate ed abilitate per consentire loro di effettuare gli studi necessari e di raccolta dei dati. Nei paesi in cui tali agenzie non esistono, devono essere create».