[22/07/2009] News
FIRENZE. Dall'incendio di due giorni fa alla SEAB di Chieti scalo, la ditta che si occupa di smaltire rifiuti e che in passato è stata anche oggetto d'indagine della magistratura, è fuoriuscito un significativo mix di inquinanti : solventi organici cancerogeni e/o tossici come benzene, toluene, etilbenzene, xilene, stirene; Idrocarburi alifatici; aldeidi; fenoli; Ipa come Benzo - a - pirene; metalli pesanti quali nichel, rame, piombo, cromo. Questo il risultato delle prime analisi dell'Arta (Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente).
«Un dato è quindi incontrovertibile- sottolineano dal Wwf Abruzzo: decine di migliaia di persone a Chieti e nei comuni limitrofi hanno respirato sostanze estremamente pericolose senza essere stati avvertiti del pericolo dagli enti pubblici deputati alla tutela della loro salute». L'associazione ambientalista entrando nel merito delle procedure analitiche e confrontandole con i sistemi di monitoraggio adottati in altre regioni nelle emergenze causate da incendi simili, avanza più di una perplessità.
«Molti dati dell'Arta riguardano le acque di spegnimento mentre per l'aria, pur confermandosi anche qui la presenza di solventi cancerogeni, mancano le analisi per alcune classi importanti di sostanze. Dalle informazioni in nostro possesso risulta che il campionamento dell'aria sarebbe avvenuto attraverso un sistema adibito ad altri usi "adattato alla circostanza", in assenza della strumentazione di raccolta usata in tutte le altre regioni (uso di canister).
Questo "sistema" sarebbe stato "sperimentato" una prima volta nell'incendio dell'Ecoadriatica e poi anche in quello della Seab. Questa tecnica adottata "in emergenza"- continuano dal Wwf- non permette di cercare una serie di inquinanti e, soprattutto, di valutarne la concentrazione. Inoltre, nelle altre regioni il sistema di monitoraggio assicura un diverso campionamento nell'aria per ognuno dei vari gruppi di sostanze pericolose, pertanto l'elenco completo di cosa hanno respirato durante l'incendio decine di migliaia di persone e in che quantità per ognuna delle sostanze potenzialmente emesse nell'incendio della SEAB, sarà difficile stabilirlo in quanto l'Arta Abruzzo non è messa in grado di lavorare all'altezza delle emergenze che deve affrontare». Già nelle prime ore dopo l'incendio, il Wwf in base ad esperienze passate, aveva chiesto che i provvedimenti cautelari adottati sul territorio di Chieti fossero estesi anche agli altri comuni potenzialmente interessati dalle ricadute di inquinanti, e che venisse effettuato un piano di monitoraggio su aria, suolo e vegetali di vasta portata.
In generale in seguito a questo ennesimo disastro il Wwf è tornato a denunciare due carenze strutturali ed organizzative che riguardano gli enti ed istituzioni abruzzesi che risultano impreparati a gestire adeguatamente emergenze di tale portata: la mancanza di centraline fisse di monitoraggio dell'aria, tra l'altro previste per legge, utili per conoscere i valori di fondo di determinati inquinanti; e inoltre il problema della non reperibilità dell'Arta Abruzzo nel fine settimana, per cui qualsiasi cosa accada, teoricamente, i funzionari e I tecnici dell'agenzia potrebbero non essere raggiungibili. «Se lo fanno è per puro spirito di abnegazione e sacrificio, esponendosi anche a rischi. Questa situazione non può essere la norma anche perché, guarda caso, tutti gli incendi di imprese che gestiscono rifiuti sono accaduti nel fine settimana» concludono dal Wwf.