[22/12/2009] News

Norvegia, la battaglia delle Lofoten: petrolio contro pesca e turismo

LIVORNO. Gli arcipelaghi norvegesi delle Lofoten e Vesteralen, sono considerati tra le meraviglie dell'Artico per i loro paesaggi e per la loro biodiversità marina e terrestre, ma rischiano di correre un grande pericolo: l'industria petrolifera è nuovamente tornata alla carica con il riconfermato governo laburista di Oslo per ottenere concessioni per sfruttare i ricchi giacimenti petroliferi che ci sarebbero al largo delle loro coste. La questione divide i ricchi norvegesi da molto tempo.

Il primo ministro Jens Stoltenberg ha rimandato per il momento ogni decisione sullo sfruttamento del petrolio delle Lofoten, ma il governo (che ha una maggioranza abbastanza risicata) sta subendo le fortissime pressioni della lobby petrolifera che ha già a disposizione i risultati degli studi sismici, preludio alle vere e proprie ricerche esplorative.

I tre partiti di sinistra che formano la coalizione di governo in Norvegia nella loro piattaforma comune prevedono di non aprire le Lofoten e le Vesteralen allo sfruttamento petrolifero, confermando la decisione presa nel 2006. Però ora si trovano di fronte alla decisione se autorizzare o meno l'avvio della Valutazione di impatto ambientale e sembrano intenzionati a concederlo. Si tratta di un modo per lasciare la porta aperta ad impianti petroliferi in futuro, anche se i petrolieri pensano che sia solo tempo perso.

Secondo la Total, molto attiva nei mari norvegesi, bisogna rimpiazzare al più presto gli attuali giacimenti off-shore: il picco di produzione è stato ormai superato ed i giacimenti si stanno riducendo, occorre quindi puntare alle isole del grande nord per garantire la continuità dell'industria petrolifera norvegese e dei posti di lavoro nel settore.

Un'industria che sostiene il ricchissimo ed efficiente Stato sociale norvegese, anche grazie ad oculate scelte di governo. Secondo Helge Lund, l'amministratore della Statoil, la compagnia petrolifera della quale lo Stato detiene i due terzi delle azioni,  le entrate potenziali che potrebbero venire dal petrolio della Lafoten sono di almeno 180 miliardi di euro, mentre l'Olf, la Confindustria del petrolio norvegese, promette 2.000 nuovi posti di lavoro «senza il minimo danno all'ambiente o alla pesca».

I petrolieri sono accesamente sostenuti dalla destra populista del Partito del Progresso (che alle ultime elezioni è diventato il secondo partito della Norvegia) che minimizzano ogni rischio ambientale.  Su Novethic un deputato della destra, Pål Arne Davidsen, spiega che «Ci sono voluti circa 25 anni tra la scoperta del giacimento di Snø Hvit e l'inizio del suo sfruttamento. I progressi tecnologici saranno tali che si potranno sicuramente ridurre al minimo i rischi».

Peccato che il progresso tecnologico abbia anche portato ad una maggiore velocità della messa in opera degli impianti off-shore in ambienti ostili come quelli dei mari del nord. Quindi la "rassicurante" tempistica di Davidsen va a farsi benedire.

Secondo quanto scrive Olivier Truc su Novethic l'atro argomento forte dei petrolieri è «Lo sfruttamento futuro dell'enorme giacimento russo di Stockhman, attualmente in fase di sviluppo, comporterà un forte aumento del traffico marittimo al largo delle coste norvegesi. Questo forzerà in ogni modo le autorità norvegesi a sviluppare delle tecnologie e dei servizi di soccorso in caso di maree nere».

Quindi, l'inquinamento é inevitabile, ce lo porteranno i russi, allora perché non dovremmo farne anche un po' noi? Per i pescatori e gli ambientalisti norvegesi si tratta di vere e proprie bestemmie in uno dei santuari della natura. Le acque delle Lofoten ospitano l'ultimo grande stock di merluzzo del pianeta e soprattutto le sue aree riproduttive. Gli incidenti petroliferi e le maree nere che l'Olf da per scontate avrebbero comunque delle conseguenze catastrofiche su questi pesci, importanti sia economicamente che per il ruolo ecologico che svolgono.

Inoltre le Lofoten hanno già un'invidiabile qualità della vita e il turismo e la pesca offrono molti più posti di lavoro degli ipotetici 2.000 promessi dai petrolieri. Per un Paese che vuole essere all'avanguardia della protezione dell'ambiente come la Norvegia, c'è un altro problema: non può continuare ad immobilizzare delle enormi somme in investimenti in energie fossili. Secondo la stessa Olf «ci vorranno più di 100 miliardi di corone all'anno fino al 2013 per poter continuare a sfruttare un'energia inquinante ed obsoleta e, secondo gli ambientalisti norvegesi, questo avviene a detrimento della ricerca e degli investimenti nelle energie rinnovabili».

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