[23/07/2009] News
LIVORNO. La riforma sanitaria inseguita vanamente da Hillary Clinton anni fa e oggi riproposta con forza da Barack Obama non permetterà soltanto - una volta approvata - di far sì che anche gli Stati Uniti abbiano finalmente una sanità pubblica, ultimi fra i paesi occidentali. Ma questa riforma sarà indispensabile anche per garantire il bilancio federale, come ha dichiarato esplicitamente ieri Obama, incrociando appunto sanità ed economia. Parlando della sua riforma sanitaria il presidente Usa ha affermato che i programmi Medicare e Medicaid sono le più grosse forze che spingono il deficit federale Usa, e che vanno riformate presto, altrimenti c'è il rischio che il bilancio venga sbancato.
Nella sua conferenza stampa televisiva quindi, a sei mesi dalla sua entrata in carica, Obama ha detto che«gli americani spendono più dei cittadini di ogni altra nazione, ma non stanno meglio in salute per questo» e che dal punto di vista dello stato «questi costi vanno controllati». Per tutti questi motivi il dibattito sulla riforma sanitaria «non è un gioco» per gli americani, che non possono aspettare oltre, e occorre fare con urgenza la riforma, entro il 2009. Anche se, come ha ammesso più volte lo stesso presidente, il suo piano nonostante tutto non riuscirà a garantire l'assicurazione sanitaria a tutti, il piano coprirebbe infatti il 97 per cento della popolazione.
Per finanziare il suo nuovo programma, Obama ha diverse proposte: dopo aver escluso che i soldi per cambiare la "health care" verranno presi principalmente dalle classi medie, si è per esempio mostrato vicino a posizioni come quella della speaker Nancy Pelosi che supporta l'imposizione di una tassa per la Sanità per chi guadagna oltre 500mila dollari l'anno, ma ha anche detto di essere aperto alle proposte diverse del Congresso, purché si consegua il risultato di costituire un budget di un trilione di dollari spalmati in un periodo di 10 anni.
Tra le idee che circolano per quanto riguarda il finanziamento della riforma c'è anche la tassazione delle bibite gassate e di alcuni cibi particolarmente grassi e quindi nocivi per la salute. Se così fosse, nulla di più ovvio: si va a tassare giustamente chi contribuisce ad innalzare i costi della sanità, visto che l'obesità è una delle emergenze sanitarie presenti in Ametriche (ed emergenza futura per molte altre nazioni sviluppate).
Se quindi da una parte è giusto ipotizzare una tassazione del genere, nella riforma dovrebbe essere altresì prevista un'opera di sensibilizzazione ed educazione, che partendo dalle istituzioni coinvolga le scuole e interessi i cittadini più giovani e quindi anche più indifesi, visto che in America più del 17% dei bimbi tra 2 e 5 anni è obeso, e quando si sale tra i 16 e i 19 anni i sovrappeso sono oltre il 51% (anche se poi nelle pubblicità ovviamente grandi e piccini sfoggiano silhouette invidiabili).
Eppure nel Paese più paradossale del mondo ancora una volta non ci si può stupire di nulla. Mentre l'Americans against food taxes (associazione finanziata dall'industria del Food & beverage, prime fra tutte Coca Cola e Pepsi) sta invadendo le televisioni americane e i siti internet di spot (vedi sotto) che mostrano un'età dell'oro (anzi delle bollicine) a rischio, quando allegre famiglie americane vivono spensierati picnic su laghi incontaminati, ma conditi da bottiglioni gassati (e ovviamente piatti e bicchieri di plastica) , fioccano le cause che diversi Stati americani rivolgono nei confronti dei genitori dei bambini obesi.
L'accusa di negligenza (che in alcuni stati come California e Indiana diventa addirittura reato penale) nei confronti dei genitori può anche starci: si giustifica poco chi, costretto a fare doppi lavori (magari per continuare a permettersi Suv e in generale consumi al di sopra delle proprie possibilità) ingozza i figli di cibi già pronti, mattina e sera, sfornati dal Mc Donalds sotto casa Ma che a portare davanti al giudice i cittadini americano siano gli stessi stati che per anni hanno fomentato un'alimentazione tra le più scorrette e insalubri del pianeta e che magari sono governati da parlamentari che al congresso fanno di tutto per rallentare la riforma, magari finanziati dalle lobbies delle bollicine e del fast food, questo appare davvero ridicolo. Anche se conferma un dato: se lo Stato non investe in prevenzione e sanità, a rimetterci sono proprio i bilanci degli Stati (e a cascata le tasche - via tasse - dei cittadini).