[08/01/2010] News

Le tecnologia industriale usata esportata nei Paesi in via di sviluppo costa meno ma danneggia l’ambiente

LIVORNO. Auto usate, apparecchiature elettroniche e prodotti di seconda mano, intere fabbriche e linee produttive vengono acquistate dai Paesi in via di sviluppo in Europa e Stati Uniti,credendo di risparmiare denaro importando tecnologie ed industrie non ancora del tutto obsolete da dover finire nei centri di riciclo o alla rottamazione. E' noto l'impatto sull'ambiente dei Paesi in via di sviluppo dell'e-waste occidentale fatto passare spesso per aiuto informatico-tecnologico, ma in pochi si sono chiesti quale sia il peso ambientale degli impianti tecnologici ancora funzionanti trasferiti dai Paesi industrializzati.

Ci prova a farlo la ricerca "Polluting Technologies and Economic Development" di un gruppo di ricercatori lussemburghesi e francesi pubblicata dell'International Journal of Global Environmental Issues (Ijgenvi). Benteng Zou, dell'Université du Luxembourg, e Luisito Bertinelli e Eric Strobl, dell'Ecole Polytechnique francese, hanno confrontato nuove e vecchie tecnologie e hanno calcolato l'inquinamento che producono nei Paesi in via di sviluppo dove vengono esportate: «Noi studiamo come l'importazione di vecchie e più inquinanti  tecnologie alteri il rapporto tra la produzione e la qualità ambientale nei Paesi in via di sviluppo nel quadro dell'epoca del capitale - scrivono su Ijgenvi - I nostri risultati dimostrano che le tecnologie vecchie prolungano il periodo entro il quale potrebbe essere eventualmente diminuito l'inquinamento  e causano un punto di svolta che può portare un più elevato livello di inquinamento. Un'analisi empirica fatta utilizzando i dati di esportazione di tecnologie datate dagli Stati Uniti e dall'Europa ai Paesi in via di sviluppo supporta i nostri risultati teorici».

Quindi l'esportazione di tecnologie a buon mercato ritenute ormai obsolete nei Paesi industrializzati dissuade di fatto i Paesi in via di sviluppo dall'adottare tecnologie non inquinanti e più rispettose dell'ambiente. Un bel problema anche per gli obiettivi (e le buone intenzioni) dell'Accordo di minima sottoscritto a Copenhagen e per la credibilità delle politiche del trasferimento di tecnologia che dovrebbero sostenerlo.

Infatti, la ricerca dimostra che negli ultimi anni l'acquisto e la vendita di vecchi materiali e macchinari è stata quella che ha davvero permesso la crescita economica nei Paesi poveri che sono entrati in questo business delle tecnologie e dei prodotti usati a causa della mancanza di capitali. Acquistare beni tecnologici occidentali (e beni cinesi di bassa qualità) si è dimostrato un vero e proprio affare, perché gli "scarti" dell'obsolescenza tecnologica e programmata dell'industria occidentale gli hanno consentito di ottenere tecnologie che non sarebbero state alla loro portata. Ma l'acquisto di vecchie tecnologie fa aumentare l'inquinamento di base e mette in secondo piano l'importanza di ridurne il livello.

«Il problema, però, è che materiali e macchinari vecchi richiedono un maggiore sforzo fisico da parte dell'utilizzatore - dicono i ricercatori - non solo perché queste tecnologie richiedono riparazioni più frequenti, ma anche perché sono meno automatizzate. Abbiamo lavorato per modellizzare il modo in cui la decisione di adottare tecnologie più vecchie e inquinanti modifica il rapporto tra sviluppo economico e inquinamento».

Il team franco-lussemburghese ha utilizzato un sistema economico chiamato "vintage capital structure", che analizza le differenti risorse e livelli d'inquinamento: «Questo permette di stabilire quando sostituire i vecchi materiali e macchinari con altri più nuovi e tecnologicamente avanzati. Il sistema consente inoltre di valutare l'influenza dei cambiamenti sull'inquinamento. Se partiamo dal principio che le tecnologie più vecchie sono più inquinanti, allora la decisione di quando scartarle e quale tipo di tecnologia, se nuova o usata, adottare al loro posto diventa un fattore importante della quantità d'inquinamento generato».

Secondo lo studio i Paesi che hanno puntato sulla politica dell'importazione di tecnologie più vecchie possono anche spendere meno a breve termine, ma a lungo termine le conseguenze negative di questa scelta si faranno sentire con livelli di inquinamento più alti e tempi più lunghi per giungere a una fase di sviluppo sostenibile: «Le pressioni esercitate sui paesi in via di sviluppo affinché riducano le barriere alle importazioni di beni usati dovrebbero essere messe sul piatto della bilancia a fronte del costo dell'inquinamento supplementare indotto dall'utilizzo di una tecnologia obsoleta».

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