[08/01/2010] News

Il vertice di Copenhagen รจ stato anche un "buco nell'acqua"

FIRENZE. Al vertice Cop 15 tenuto in terra danese nel mese di dicembre, forte era l'attesa e la speranza che si potesse giungere ad un accordo globale con impegni cogenti in tema di emissioni, per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici nel medio lungo periodo. Come è andata ormai è noto a tutti. Ma un altro tema ha avuto destini poco felici in Danimarca: quello dell'acqua. In base anche alle aperture che erano state palesate al G8 dell'Aquila (pure dal presidente degli Stati Uniti), si auspicava che a Copenhagen il tema dell'acqua trovasse cittadinanza e potesse addirittura essere inserito nel documento finale. Purtroppo non è stato così.

I governi dei paesi "trainanti" non ne hanno voluto sapere: l'unico passo avanti da sottolineare è stato quello dell'interessamento della Cina. «Sia prima che durante Copenhagen, una serie di contatti erano stati presi, in particolare  con i governi cileno, brasiliano, maliano, belga, uruguayano, con l'intenzione di ottenere un loro sostegno in favore dell'iniziativa "Acqua a Copenhagen"- informa Riccardo Petrella (Nella foto) dell'Institut européen de recherche sur la politique de l'eau (Ierpe)- Per diverse ragioni, compresa la difficoltà crescente per le Ong di avere accesso al centro ufficiale dei negoziati, non é stato possibile organizzare un piccolo incontro tra i governi "potenzialmente " interessati. E' stato però interessato il governo cinese, che ha  sottoposto, il giorno 15 dicembre in seno al gruppo di "liason" (formato da Cina, India, Usa, Ue, Brasile ndr), l'idea dell'inclusione dell'acqua nel documento finale.  L'India, il Brasile hanno approvato. l'Ue non si è pronunciata, gli Usa hanno domandato tempo per esaminare la proposta. Il giorno successivo, gli Usa hanno informato il gruppo che erano contrari alla proposta e in serata anche l'Ue si è pronunciata contro».

Nonostante nuovi tentativi condotti direttamente dal Brasile, la proposta di inserire il tema dell'acqua a Copenhagen non é piaciuta a Stati Uniti e all'Unione europea. Petrella prova a formulare delle ipotesi, almeno per il no dell'Europa: «Non conosciamo le ragioni formali date, ma non é difficile ipotizzare il fatto che l'Ue, di cui molti Stati membri potenti (Francia, Regno Unito, Spagna, Italia, Polonia) hanno favorito la totale privatizzazione dei servizi idrici, non abbia potuto fare una scelta diversa da quella imposta dai grandi potentati privati dell'acqua (compresi quelli dell'acqua minerale in bottiglia) che sono soprattutto europei». Il percorso per il riconoscimento dell'acqua come diritto universale che veda l'Onu come sede delle decisioni mondiali su questo tema è ancora lungo. Nonostante Obama.

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