[11/01/2010] News toscana
FIRENZE. Da una decina di giorni sono (finalmente?) in atto prime prove di dialogo pubblico sul futuro della Toscana, della società, del territorio e dell'economia. La cosa in sé è importante per almeno tre ragioni: la prima è che con la crisi del capitalismo finanziario globale sono venute meno tutte le regole e le ragioni di scambio che hanno dominato per oltre vent'anni e nessuno può più continuare come prima; la seconda, ma non per importanza, è che la crisi ambientale dei cambiamenti climatici di origine antropica non consente più modelli economici basati sulla crescita dei fattori della produzione (materie prime, merci e consumi, popolazione); la terza, per noi toscani, è che tra meno di tre mesi si terranno le elezioni regionali che costituiscono una buona occasione per fare il punto e avanzare proposte plausibili rispetto ai problemi della regione.
Il confronto, sui quotidiani, ha visto coinvolti, per citarne solo alcuni, Enrico Rossi, Francesco Gesualdi, Riccardo Mostardini, Nicola Sciclone (Irpet), Renzo Moschini.
E' solo un primo assaggio, ma mostra già quali sono le posizioni sul futuro della Toscana, molto distanti e con evidenti contraddizioni sia tra i fautori di una ripresa della crescita, sia tra i sostenitori dello sviluppo sostenibile, e della decrescita.
I primi desiderano: la crescita economica senza distruggere le risorse naturali (ma le due cose non sono compatibili tra loro per ragioni chimico-fisiche risalenti al secondo principio della termodinamica -Kelvin-Planck -), oltre a uno sviluppo accelerato ove "qualità, manutenzione e innovazione siano volti ad una strategia unitaria"; la crescita economica per far fronte alla crisi del welfare e all'invecchiamento della popolazione; lo sviluppo industriale al posto del fagiolo zolfino. Per il resto la Toscana pare collocarsi bene -dicono- in classifiche nazionali di equità ed equilibrio sociale, molto meno in classifiche europee -per loro stessa ammissione- ma senza dover fronteggiare emergenze! Dopo di che uno legge i giornali e vede che la provincia di Lucca è andata sott'acqua e questo succede dappertutto e da tempo con eventi meteorici violenti non più eccezionali ma ricorrenti che vanno ad agire su un dissesto idrogeologico e una cementificazione diffusi.
Però, aggiungono, che ci vogliono infrastrutture ma queste aggraveranno le condizioni del territorio se realizzate con i criteri fin qui seguiti che hanno rendita e speculazione come motore e non di fare quello che serve e solo quello (come diceva un mio amico ambientalista molti anni fa). Per la costa si è parlato sin qui di un rigassificatore e uno scalo per il gas naturale, quindi 2 terminal che ora, invece, diventano tre (con il progetto Edison). Ragionando della costa (Rossi) immagina quindi due assi fondamentali: il distretto energetico (tutto metaniero dimenticandosi il PIER) e le infrastrutture portuali e autostradali per fare della Toscana il ponte delle merci tra Asia e Europa. Non parla però di un terzo e più importante obiettivo: quello della ricostruzione di un sistema industriale di cui non si può fare a meno (come gli ricorda Sciclone, ma in polemica con gli altri) e che non può essere sostituito da alcuna produzione di fagioli zolfini (che sono molto buoni ma costano troppo e possono essere sostituiti con un buon succedano a più basso prezzo: i vari tipi di fagioli coco).
Quindi servirebbe (dicono i secondi) sviluppo della ricerca della qualità del lavoro in conoscenza, autonomia e creatività (al posto della produttività). Un sistema industriale capace di "produrre natura" rinunciando alle forme errate di consumo della materia introducendo metodi e tecnologie che sostengono la riproduzione e l'autopoiesi del sistema ambientale (Immler) e dell'evoluzione sociale.
(1. continua)