[11/01/2010] News

Messeri (Lamma): «Inverno per certi versi eccezionale, causato forse dal minimo solare»

FIRENZE. Dai dati preliminari emerge un inverno, finora, non connotato forse da una reale eccezionalità ma comunque «molto particolare»: le anomalie più significative si riscontrano nella interazione tra masse d'aria stratosferiche e troposferiche, e nella spiccata meridianizzazione del movimento delle masse d'aria che sta agendo in maniera anomala, non tanto per intensità ma per la persistenza temporale.

Insomma, non si può parlare di un "ritorno dell'inverno 1985", ma comunque tra l'inverno di 25 anni fa e la stagione attuale - soprattutto nell'Europa centro-settentrionale - non è azzardato evidenziare delle similitudini.

Il motivo di ciò, secondo il ricercatore del Lamma Gianni Messeri, che abbiamo contattato, è da ricercarsi con maggiore probabilità nell'attuale fase di attività solare estremamente ridotta, mentre a parere dello studioso non sono individuabili, al momento, eventuali legami di causa ed effetto con il global warming. Il problema, come sempre in questi casi, è che le risposte a questa domanda, e quindi le ipotesi di valore scientifico sulle cause di questo inverno così intenso, si potranno avere solo a posteriori, poiché «il gw agisce (e si misura) a scale diverse da quella relativa al singolo episodio», e in generale perché lo studio del clima (e delle diverse determinanti che su esso agiscono) non può essere svolto sulle singole stagioni.

Dottor Messeri, quanto sta avvenendo in questo inverno in varie parti dell'emisfero boreale (dall'Europa centro-settentrionale alla Cina alla Florida, fino a Cuba) riveste carattere di reale eccezionalità?

«Per dare una risposta definitiva occorrerebbero dati climatologici di lungo periodo, ma comunque dai dati preliminari emerge che quest'inverno è stato, finora, molto particolare. E non sono le discese di aria fredda che in questi giorni stanno colpendo latitudini molto meridionali a sorprendermi: sono fenomeni avvenuti anche in anni più miti, e che sono causati da un indebolimento del Vortice polare stratosferico, che poi si riflette su quello troposferico (il Vortice polare - o VP - è la massa di aria fredda e instabile che staziona perennemente - più o meno compatta, e più o meno estesa lungo i meridiani - alle latitudini polari nei due emisferi, e la cui frammentazione e ondulazione, indotta da risalite di aria subtropicale, è all'origine delle discese di aria fredda da nord, nda).

La cosa particolare di questi giorni è che, a fronte di un impulso meridiano avvenuto a metà dicembre, si è poi avuta una reazione troposferica per certi versi straordinaria: si sono formati dei blocchi nella circolazione zonale (ovest-est, nda), che sono poi durati - e che hanno quindi impedito il ritorno del flusso zonale, favorendo invece scambi meridiani - per un periodo di tempo superiore a quello che ci si poteva aspettare.

Da questo punto di vista direi che si può parlare effettivamente di inverno eccezionale, e personalmente devo dire che in tanti anni di lavoro non ho mai visto un'anomalia così forte e così duratura.

Occorre capire quindi qual è la causa di tutto ciò, e non è facile capirlo: l'unico "sospetto" plausibile che mi viene in mente, e che ho intenzione di verificare, è che la causa stia nell'attività solare estremamente bassa. Ma è una correlazione molto complicata da stabilire: ancora cioè non è accertato come il sole agisca sul clima terrestre. Resta il fatto che quello "solare" è l'unico meccanismo che possa rendere plausibile questa anomalia».

Ma riguardo al global warming, invece? Se il cambiamento climatico verso il caldo causa anche l'effetto di una meridianizzazione dei movimenti delle masse d'aria (e quindi, paradossalmente, anche una maggiore facilità di discese fredde), e se questa meridianizzazione è ulteriormente facilitata dalla maggiore energia presente nel sistema terra-acqua-atmosfera, non si può ipotizzare che discese così spiccate di aria artica siano legate ad un rapporto di causa ed effetto col gw?

«Direi che il global warming, in questo caso, c'entra molto poco: il meccanismo di meridianizzazione del flusso delle masse d'aria c'è sempre stato, proprio perché fa parte della redistribuzione dell'energia terrestre. Negli ultimi anni i blocchi erano stati meno efficienti, e quindi le discese di aria fredda erano state più contenute di quest'anno.

Ma comunque a livello stratosferico le anomalie non sono state così evidenti: e anche a livello troposferico non è che bisogna tornare al 1985 per vedere anomalie del Vp di questa intensità, ecco. Ciò che è stato straordinario quest'anno, invece, è stato l'effetto che si è avuto al suolo, e proprio per questo viene da pensare che abbiano agito anche altri fattori, che andranno capiti più approfonditamente.

In particolare, c'è stato un anomalo comportamento della troposfera rispetto alla sovrastante stratosfera: di solito una così forte meridianizzazione del flusso delle masse d'aria troposferiche avviene solo in corrispondenza di forti anomalie dell'indice stratosferico Nam (North emisfere anular mode): quest'anno, invece, la troposfera è "esplosa" con anomalie stratosferiche del Nam piuttosto contenute. E io sinceramente non avevo mai visto le cose andare in questo modo».

Anomalie verso il caldo, anomalie verso il freddo, anomalie verso la meridianizzazione. Ma davvero è azzardato ipotizzare un legame col surriscaldamento globale?

«Per me non sussiste un legame, non vedo nessuna relazione, da quanto emerso finora. Poi non si può negare che il pericolo c'è, e so che altri studiosi potrebbero risponderle diversamente riguardo alla stagione in corso. E magari le ricerche che nei prossimi anni saranno fatte su questa stagione diranno che il legame c'è. Ma per me, da quanto visto finora, questo legame non sussiste.

Il problema, peraltro, è che è difficile capire un'eventuale relazione di causa ed effetto "sul momento", perché il gw agisce (e si misura) a scale diverse da quella relativa al singolo episodio. Non è che il surriscaldamento globale indica automaticamente che ogni singolo anno degli ultimi 50 anni è stato più caldo del precedente, insomma. Ci sarà da studiare, come detto, per capire le dinamiche che hanno finora caratterizzato quest'inverno, e su questo verteranno i nostri studi nei prossimi mesi.

Tra l'altro in questo momento è in formazione un altro episodio di "Canadian warming", evento che è destinato a portare molto freddo in America e in Asia, e che sembra possibile che possa far sì che anche l'Europa sia colpita di nuovo da aria particolarmente fredda. E', anche questo fattore, indicatore del fatto che le dinamiche da tenere in considerazione sono molte».

Sulle cronache dei media generalisti, in questi giorni, si sente parlare spesso di "eventi che non sopraggiungevano da trent'anni" in varie parti dell'Europa centro-settentrionale. A parte che in Italia (soprattutto al sud) le cose stanno andando in modo abbastanza diverso, ma comunque è azzardato parlare di "nuovo inverno 1985", per l'Europa?

«Guardi, secondo me per persistenza l'evento è effettivamente paragonabile al 1985, anche se per le dinamiche avvenute, e per l'impatto al suolo che si è avuto in Italia, le cose sono state invece diverse. Ma parlare di "evento" non è così azzardato: pensiamo a Firenze, quando nel 1985 le temperature giunsero ai celebri 23° sottozero. Quest'anno hanno raggiunto i -10° a dicembre, quindi non siamo a quei livelli ma comunque un impatto al suolo c'è stato, e anzi per certi versi quanto avvenuto quest'anno è stato ancora più straordinario del 1985, anche se gli effetti in termini di precipitazioni nevose sono stati minori: quindi, in definitiva, direi che ci sono state sì delle differenze tra il 1985 e il 2009-2010, soprattutto per l'Italia, ma comunque le due stagioni invernali in questione hanno effettivamente degli elementi in comune».

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