[15/01/2010] News toscana
FIRENZE. La proposta di riconversione dell'azienda cartaria Alce di Fornoli (Lucca) ad impianto di produzione di energia da biomasse, avanzata dalla provincia e che in questi giorni sta facendo registrare molte polemiche, ha raccolto il "via libera" di Coldiretti che ne coglie un'opportunità per garantire l'occupazione anche nell'indotto. Secondo l'organizzazione agricola il valore aggiunto della proposta (oltre alla ricollocazione dei dipendenti dell'azienda) è proprio rappresentato dalla possibilità di assicurare un futuro per il centinaio di aziende agricole boschive oggi "disoccupate", e quindi Coldiretti chiede di «andare avanti e di proseguire nell'iter che porterà alla riconversione dell'impianto produttivo» salvo però «verificare l'eventuale impatto ambientale sul territorio» come richiesto dai Comitati. E i Comitati appunto, oggi sulle pagine locali del quotidiano "Il Tirreno" accusano i sindacati (Cgil e Cisl) di denigrare le loro posizioni e di essersi adagiati troppo invece su quelle dell'azienda, della quale di fatto non si fidano, considerato che è la stessa che in passato ha inquinato pesantemente il territorio nonostante abbia fornito anche lavoro.
La posizione dei Comitati pare comunque costruttiva e basata sui numeri: «a fronte di oltre 100 lavoratori che l'Alce arbitrariamente ha messo a casa, gli unici posti che garantirebbe a Fornoli, in caso di autorizzazione alla combustione di biomasse, sono 45 (30 nel settore tannino e 15 nell'impianto di cogenerazione). Oltre a questo c'è solo una dichiarazione di disponibilità da parte della Tua (Terra uomini e ambiente) a ricollocare una decina di dipendenti nell'ambito dell'indotto» informano i Comitati che poi avanzano dubbi sul futuro processo produttivo e sulle dimensioni dell'impianto a biomasse. L'impianto «per adesso può utilizzare una serie di materiali vegetali, fra cui il legno e la sansa esausta che nel progetto Alce dichiara di voler utilizzare.
Qualora la normativa dovesse inserire tra le biomasse combustibili altre tipologie ci potrebbe essere un utilizzo di tali sostanze previa le necessarie modifiche impiantistiche e valutazioni emissive. Si evidenzia che in tutta la Toscana risultano attualmente in funzione 13 piccoli impianti a biomasse per un totale di 11 Megawatt termici. L'impianto proposto dall'Alce ha potenzialità di 48,5 Megawatt e brucerebbe da solo oltre 150.000 t/anno di biomassa. Non risulta che in Italia siano in funzione impianti similari di queste dimensioni. Tutti i piccoli impianti citati hanno reti di teleriscaldamento per cui si sostituiscono a decine di impianti domestici, con evidente beneficio per la popolazione mentre l'impianto Alce sprecherebbe oltre il 60% dell'energia termica prodotta e la popolazione non trarrebbe alcun beneficio ma solo inquinamento» concludono i Comitati.
L'assenso invece al progetto industriale da parte di Coldiretti, deriva anche dalla valutazione dell'indotto boschivo dell'area «tradotto in numeri significa oltre 3 mila quintali di legname al giorno, circa 1 milione all'anno composto per la maggior parte da tronchi di albero (castagno, pioppo, ontano e faggio) ma anche di ramaglie frutto della lavorazione dei pali» e dallo sviluppo che può avere la filiera delle agri-energie da qui al 2020. «Grande impulso verrà dato alla produzione di energia da biomassa - ha dichiarato Dina Pierotti, presidente provinciale Coldiretti - l'opportunità di creare una centrale a Fornoli, e di conseguenza una filiera corta agro-energetica va in questa direzione. Il mondo agricolo può fare la sua parte anche in questo settore e la farà. L'energia del futuro viene dall'agricoltura».
L'organizzazione agricola spiega in generale quali saranno i benefici per gli imprenditori agricoli se si sceglierà questa strada: produzione diretta della materia prima; vantaggi dalla produzione e dalla vendita di energia; riduzione della dipendenza energetica; ricadute benefiche collettive sulla bolletta energetica nazionale; diversificazione e integrazione delle fonti di reddito; creazione di occupazione in zone marginali. A livello ambientale poi, sono fattori rilevanti sia la riduzione delle emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera, che il potenziale ripristino della fertilità del terreno in ambienti marginali. «Dalla centrale a biomasse può nascere una nuova economia - ha concluso il direttore provinciale di Coldiretti, Francesco Ciarrocchi - può rappresentare un'opportunità di sviluppo di un settore che ha un forte impatto di servizio alla collettività. Da qui nasce l'esigenza, da parte di tutti, di valutare bene, e attentamente, i benefici per l'occupazione e per la popolazione».
La palla quindi ritorna alla provincia sul cui ruolo ed operato al momento tutti ripongono fiducia. L'amministrazione provinciale dovrà dire quindi chiaramente, in base al progetto industriale, quale sarà la materia prima utilizzata nell'impianto (perche da essa poi dipendono anche la tipologia di emissioni), valutare tutti gli impatti ambientali non solo quelli delle emissioni, se si potrà realizzare realmente un processo produttivo a filiera corta e fare chiarezza sulla portata occupazionale del progetto (ricollocazione lavoratori Alce più indotto) considerato che su questo punto sono emerse divergenze tra le posizioni in campo. Per chiarire questi ed altri aspetti la provincia di Lucca ha già convocato una riunione per il giorno 18 gennaio (ore 11,30, Sala Accademia 2 del Palazzo Provinciale) a cui parteciperanno gli assessori Maura Cavallaro e Francesco Bambini insieme al responsabile del Servizio ecologia Roberto Pagni.