[15/01/2010] News toscana

Il geologo Trippi sulla franosità di piazzale Michelangelo: «una serie di concause aggravano una situazione già presente nel medioevo»

FIRENZE. Dalla frana sulla collina di San Gaggio (zona di poggio Imperiale, 24 novembre) ai ripetuti episodi avvenuti sulla vicina collina del piazzale Michelangelo in vari giorni di dicembre: franano le colline a sud di Firenze, o - più precisamente, almeno per il piazzale - sono ripartiti movimenti franosi che, già testimoniati da cronache medievali e ripresentatisi più volte anche nel corso del Novecento, erano però in quiescenza da almeno venti anni.

Ma quali le cause della riattivazione dei movimenti franosi? Si può pensare all'insufficiente manutenzione del territorio, oppure ad un'urbanizzazione che - pur non essendo stata particolarmente invadente, in zona - ha inciso oltre il dovuto versanti già di per sé instabili. E, se pensiamo che l'anno appena terminato ha visto, dal punto di vista meteorologico, estremi sia nel senso della piovosità (il periodo novembre 2008-maggio 2009, giudicato dal Cnr come "il più piovoso, rispetto ai precedenti periodi analoghi, negli ultimi 200 anni in Italia"), sia del calore (l'anno appena terminato è stato classificato dallo stesso Cnr, per l'Italia, come "il quinto più caldo dal 1800", mentre per la Società meteorologica italiana l'estate - per il solo nord Italia - è stata "la seconda più calda dal 1800"), sia - come visto a metà dicembre - anche del freddo (-10° nelle pianure toscane), è chiaro che non si può non domandarsi se anche il global warming e le sue conseguenze potrebbero avere avuto un ruolo determinante.

Secondo il geologo Sergio Trippi, che abbiamo contattato per un approfondimento, è comunque necessario ragionare non in termini di "causa scatenante", ma di "concause": non esiste mai, cioè, davanti a eventi di questo tipo e allo stato attuale delle conoscenze, una vera risposta in termini di "si" o "no", e anzi è proprio questo l'approccio da evitare per giungere ad una comprensione delle possibili cause di fenomeni di questo tipo.

Dottor Trippi, che succede alle colline a sud di Firenze?

«I movimenti franosi sulle colline di Firenze, in particolare quella del piazzale Michelangelo, sono fenomeni ripetuti, storici. D'altra parte sia il viale dei Colli, sia il piazzale stesso, sono in gran parte terreno di riporto, e già carte medievali citano la presenza di frane nel vicino poggio del forte Belvedere, e indicano la necessità di interventi. Insomma, l'area è sicuramente interessata da frane da lungo tempo».

Quindi parliamo di frane già attive nel medioevo?

«Si, ma com'è ovvio la situazione è peggiorata con l'urbanizzazione parziale della collina. E ricordo che anche negli anni '80 del Novecento si verificarono dissesti sia presso il piazzale stesso, sia sulle cosiddette "rampe" che vi permettono di accedere, e da quanto mi risulta furono anche effettuati interventi di stabilizzazione del pendio. Poi, nel tempo, altri movimenti si sono verificati anche dalla parte del centro sportivo "Assi" (lato est, nda) e dalla parte del campeggio, sul lato nord. Zone, tra l'altro, relativamente più urbanizzate delle altre citate.

Lo stato della collina del piazzale è certificato anche dal piano strutturale attualmente adottato (anche se non ancora "approvato" in senso stretto) dal comune. Il piano, che è sostanzialmente una "fotografia" del territorio da vari punti di vista, valuta anche la "pericolosità" delle varie zone, giudicandone le potenziali criticità idrologiche, geomorfologiche, litologiche e anche sismiche e riunendole in una scala che va dal grado 1 al grado 4 di pericolosità.

E la collina del piazzale è in molte sue parti, appunto, giudicata "a pericolo 4", cioè il massimo, cosa che sancisce da una parte l'assoluta inedificabilità delle aree interessate, e che dall'altra permette al comune di ricevere finanziamenti per la sua messa in sicurezza da parte dell'Autorità di bacino. Finanziamenti che possono coprire sia la fase di studio dei fenomeni, sia gli interventi di sistemazione vera e propria, e che da quel che mi risulta sono stati effettivamente elargiti al Comune».

In casi come questo, al di là del fatto che si parla di un elemento franoso attivo da centinaia di anni, viene comunque da pensare che o siamo di fronte a insufficienze nella manutenzione, oppure che altri elementi (non ultimo il cambiamento climatico e i citati estremi meteorologici  che hanno caratterizzato il clima italiano e toscano nel corso del 2008) possano avere avuto un ruolo determinante.

«E' abbastanza difficile ipotizzare che la sola variazione climatica possa avere avuto effetto. Certo lo ha avuto, almeno in parte, e lo avrà in futuro, ma il problema di fondo, secondo me, è che le aree in questione sono state inurbate, anche se in maniera relativa. Almeno a livello di concausa, le edificazioni fatte in loco - autorizzate o meno - hanno avuto un ruolo.

In generale, infatti, edificare a monte di una frana attiva, o magari tagliare al piede un versante, possono essere cause scatenanti per un movimento, o comunque facilitarlo. Così come possono aver avuto un ruolo anche - ipotizzo - una cattiva regimazione delle acque, o un sistema di smaltimento dei reflui fatto in modo sbagliato. Oppure - siamo sempre nel campo delle ipotesi - anche la stessa fognatura comunale potrebbe costituire elemento di instabilità, se non realizzata nel modo migliore specie nei punti di giuntura. E tutto questo è potenzialmente aggravato dal fatto che si parla di un contesto geomorfologico particolare, quale è la terra di riporto.

L'unica cosa certa, insomma, è che è l'acqua il problema fondamentale. Voglio sottolineare, comunque, che quando parliamo di questi fenomeni è sbagliato puntare a risposte certe: non esiste mai, cioè, una risposta netta, in questi casi, perché le cause dell'attivazione di un movimento franoso sono potenzialmente molteplici, e quindi non sono facili da capire. Le singole cause sono, cioè, di per sé sempre opinabili».

Quindi a suo parere quali azioni andrebbero condotte per la collina di piazzale Michelangelo? E qual è la situazione per la stabilità di alture situate in altre aree periferiche (es. a est, a nord) del comune di Firenze?

«Beh, perlomeno adesso, dopo quanto avvenuto, la zona del piazzale è costantemente monitorata. Comunque, andrebbe fatto un monitoraggio più spinto, e in generale gli interventi possibili (scarichi, regimazioni, fondazioni profonde) andrebbero realizzati sia sulla collina in questione, sia nelle aree circostanti. La cosa più importante, comunque, resta la prevenzione: e in aree così di pregio ciò passa anche per una migliore conoscenza di ciò che avviene nel sottosuolo, oltre che per un'urbanistica più attenta.

Riguardo alle colline situate da altre parti del comune, la situazione è diversa perché, in quasi tutto il versante che va da monte Morello (zona ovest, nda) a Pontassieve (hinterland orientale, nda) il substrato è completamente litoide: quindi, a meno di episodi eclatanti che coinvolgano il substrato roccioso, quelle zone sono stabili. L'unica area a rischio, a Firenze, è quella che comprende le colline del piazzale e i colli adiacenti, come testimoniato anche dal "piano di assetto del territorio" predisposto dall'Autorità di bacino».

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