[15/01/2010] News
FIRENZE. E' tornata sulla conferenza di Copenhagen la commissaria Ue (ed ex ministro danese) designata al clima Connie Hedegaard, per difendere la gestione dell'importante evento da parte della Danimarca. Amor di patria verrebbe da dire, ma in effetti le osservazioni e le critiche della commissaria sono condivisibili: l'Ue continua a presentarsi ai vari importanti appuntamenti internazionali in ordine sparso.
«Nelle ultime ore di Copenhagen, la Cina, l'India, il Giappone, la Russia, gli Usa hanno ciascuno parlato con una sola voce, mentre la Ue si è espressa con diverse e numerose voci - ha dichiarato la Hedegaard durante un'audizione al Parlamento europeo- delle volte ci serve molto tempo per metterci d'accordo tra di noi, poi quando andiamo a negoziati internazionali, siamo quasi incapaci di negoziare. Credo che dobbiamo migliorare, per dare all'Europa un ruolo più forte nel mondo».
Nel merito degli obiettivi europei di riduzione della CO2 la Hedegaard ha invitato la Ue a valutare attentamente il passaggio dal 20% al 30%, alla luce anche dei miseri risultati della Conferenza dello scorso dicembre: «personalmente sono sempre stata favorevole a portare al 30% il nostro obiettivo, ma credo che dal punto di vista tattico sia opportuno procedere con cautela e mantenere l'aumento condizionato così avremo più possibilità di ottenere qualcosa di più dai nostri partner».
Proprio in questi giorni gli Stati membri stanno discutendo del passaggio dal 20% al 30% dell'obiettivo di riduzione, in vista della scadenza del 31 gennaio indicata a Copenhagen, che impegna tutti i paesi della Cop-15 a presentare i loro impegni di riduzione di CO2.
La Commissaria ha poi parlato delle prospettive di lavoro per il 2010 e ha fornito le motivazioni politiche del respingimento della proposta francese di ricorrere a una tassa sul carbone alle frontiere della Ue per i prodotti provenienti dai paesi che non accetteranno un accordo mondiale di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra: «Credo sia sbagliato in questo momento pensare ad un sistema di imposte. Prima cerchiamo di trovare altre strade: se siamo saggi, non solo riusciremo a difendere le nostre industrie, ma anche a creare nuovi posti di lavoro».
Tra le "nuove" strade la commissaria sceglie invece quelle conosciute come il sistema europeo del carbon trade (Ets) che comunque ha portato risultati. L'esperienza europea sta per essere condivisa da Usa, Giappone, Nuova Zelanda ed altri partner. «Abbiamo avuto successo e a questo punto possiamo integrare il nostro sistema con quello americano per trovare prezzo uguale per il carbone, però Il sistema europeo di scambio dei diritti ad emettere CO2 deve essere ampliato ai settori della navigazione e dei trasporti aerei e dei mezzi pesanti» ha concluso la Hedegaard. Le trattative per arrivare ad un accordo ambizioso alla conferenza Cop 16 di Città del Messico, nel dicembre 2010, sono già iniziate.