[15/01/2010] News toscana
FIRENZE. Analisi articolata, resa obbligatoria dai fatti, quella del presidente della Regione Claudio Martini in occasione della presentazione del rapporto Irpet-Arsia 2010 su "Economia e politiche rurali in Toscana": «Questo dodicesimo rapporto sull'agricoltura toscana è caratterizzato da una duplice prospettiva: quella dei risultati dei dieci anni trascorsi, sostanzialmente positivi, ricchi di risultati riassumibili nel brand Toscana conosciuto ormai ovunque. E quella mirata sull'anno appena concluso, un 2009 tanto "annus horribilis" da non sembrare vero. Non c'è strabismo in questa prospettiva, al contrario lo stimolo per la ricerca di politiche di respiro capaci di scavalcare la crisi contingente, che è generale, per innescare azioni virtuose di lungo periodo, le uniche che individuano e garantiscono lo sviluppo agricolo a tutti i livelli».
Guardando indietro, alle prestazioni del settore rurale realizzate nel decennio trascorso, i numeri evidenziano che rispetto al 2000 la produzione è aumentata di oltre il 10%, il valore aggiunto del 20%, segno che la ristrutturazione complessiva del settore (evidenziata da un calo notevole del numero di aziende, diminuite di un quarto), ha avuto come esito un rafforzamento e una crescita di competitività.
L'ultima fotografia parla di quasi 3 miliardi di euro di produzione annua realizzati da circa 80.000 aziende su una superficie agricola di oltre 800.000 ettari. Un risultato ottenuto soprattutto grazie alla crescita delle cosiddette coltivazioni legnose (olivicoltura, viticoltura, vivaismo) e all'affermarsi di nuove attività (in testa l'agriturismo).
Il presidente della Regione Toscana pur in uno scenario globale di incertezza generale che grava pesantemente sulle politiche agricole, è moderatamente ottimista: «Chiudiamo un decennio e ne apriamo un altro nel quale vedo l'esigenza di reimpostare tutte le politiche, di cogliere quel che cambia in Europa, nelle dinamiche del commercio mondiale. In cui saremo chiamati a capire il ruolo delle filiere, a confrontarci con i poteri del consumo. L'ho già detto e lo ripeto: l'agricoltura toscana non conta per il 3 per cento che pesa sul Pil regionale, ma per quanto interagisce con la gestione dell'ambiente e del territorio, con gli aspetti sociali e sanitari legati al turismo, al paesaggio, all'alimentazione. Per questo è indispensabile individuare forme nuove di organizzazione, che per fortuna non partono da zero, ma poggiano su quanto già fatto in materia di qualità dei prodotti, multifunzionalità delle aziende, recupero della filiera corta» ha concluso Martini.
In una fase di crisi il sostegno pubblico è una componente essenziale dell'economia agricola e rurale per permettere alle aziende di rimanere a galla: proprio a dicembre del 2009 la giunta regionale ha predisposto una manovra da 260 milioni di euro per venire incontro alle difficoltà del settore. Ma come spiega Maria Grazia Mammuccini, direttore Arsia, alcune aziende che hanno dimostrato maggior dinamismo e aperto gli "orizzonti", hanno maggiori possibilità di rilancio:«le aziende multifunzionali, che diversificano le loro attività hanno maggior capacità di reggere l'urto di una congiuntura negativa, e in presenza di una crisi mondiale, è necessario tornare a valorizzare il rapporto tra l'azienda e l'economia locale. Questi nuovi elementi dovranno essere tenuti ben presenti nelle analisi dell'agricoltura dei prossimi anni, e quindi sin dal prossimo rapporto» ha concluso Mammuccini.