[19/01/2010] News
LIVORNO. La riunione preparatoria della International Renewable Energy Agency (Irena) di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, è servita all'Iran per rendere noti i suoi piani di sviluppo di nuove centrali a energia rinnovabile per i prossimi cinque anni. La Repubblica islamica, nota per la sua smania nucleare e per i suoi giacimenti di petrolio e gas, prevede di produrre 2.000 megawatt da fonti rinnovabili. Ad Abu Dhabi il vice vice-ministro per l'energia elettrica, Abbas Aliabadi, ha detto che «L'Iran ha già 8.500 MW da impianti idroelettrici in esercizio e ed ha installato pale eoliche per 130 MW. L'Iran, anche se è uno dei Paesi esportatori di petrolio, è determinata a essere un partner importante negli sforzi globali delle società umane per realizzare sistemi energetici sostenibili. Il governo iraniano ha spianato la strada alla partecipazione del settore privato nello sviluppo di sistemi di energia rinnovabile».
Le imprese energetiche private hanno già firmato con l'Iran contratti per realizzare impianti eolici e centrali a biomasse per 600 MW e il ministero dell'energia di Teheran sta realizzando eolico per 500 MW nel Paese. L'Iran ha anche un grande potenziale geotermico non ancora sfruttato.
Ad ascoltare Aliabadi c'erano anche i nemici israeliani che a Berlino ieri hanno accolto con soddisfazione le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel sul ben più pesante dossier nucleare che ha subito una pericolosa sterzata dopo l'assassinio dello fisico nucleare iraniano Massoud Ali Mohammadi, del quale gli iraniani accusano direttamente gli israeliani e gli occidentali, ed il fallimento dell'ennesima riunione del Gruppo 5+1.
La Merkel, dopo un consiglio dei ministri comune Germania-Israele nel quale si è discusso di Iran e Palestina, ha detto al premier israeliano Benyamin Netanyahu: «abbiamo detto chiaramente che, se il comportamento dell'Iran non cambia, noi coopereremo nell'elaborazione di un pacchetto ampio di sanzioni, preferibilmente nel quadro di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La Germania parteciperà ai provvedimenti con altri Paesi che puntano agli stessi obiettivi. Abbiamo a più riprese proposto all'Iran una cooperazione trasparente. Sfortunatamente non l'hanno accettata».
Netanyahu ha chiesto di adottare immediatamente «Sanzioni handicappanti verso l'Iran». Il problema è che la Cina e la Russia (e l'Iran lo fa notare anche oggi), che sembravano essere più disponibili verso le teorie occidentali, hanno fatto una vistosa marcia indietro e sollecitano la riapertura del dialogo con L'Iran, mettendo così un veto di fatto sulle decisioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e del G 5+1i
La risposta di Teheran è sprezzante: «La Germania è asservita al regime israeliano» titola l'agenzia ufficiale radio-televisiva Irib, che racconta così il summit del G5+1: «Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione, a New York, del cosiddetto gruppo dei 5+1 sulla "questione nucleare' dell'Iran. Lo ha indicato, al termine dell'incontro, il rappresentante della Russia, Sergey Alexeevich Ryabkov, secondo il quale si è parlato dell'ipotesi di nuove sanzioni internazionali contro l'Iran per il nucleare, ma senza chiudere la porta alla diplomazia. Lo riferisce PressTv precisando che dall'incontro di New York, a livello dei direttori politici dei ministeri degli affari eteri, non era atteso nulla di concreto dopo la decisione della Cina, contraria alle sanzioni, che aveva inviato alla riunione un funzionario di basso livello. Fanno parte del "5+1" i cinque membri permanenti con diritto di veto, del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (USA, GB, Francia, Russia e Cina) più la Germania, che a suo tempo aveva negoziato con Teheran».
Intanto le sanzioni le sta mettendo l'Iran: Press TV riferisce che «La Repubblica islamica sta valutando di rivedere i suoi rapporti con il governo inglese». La Gran Bretagna (ex potenza coloniale) è accusata di aver fomentato la rivolta dell'opposizione iraniana e il ministro degli esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha detto: «Noi abbiamo deciso di rivedere le nostre relazioni con l'Inghilterra in diversi settori, una decisione dovuta all'operato di questo Paese negli avvenimenti verificatisi in ultimi sei mesi. Ci sono 10-12 campi di cooperazione tra la Repubblica Islamica dell'Iran e la Gran Bretagna, sui quali stiamo effettuando una seria revisione. La Repubblica islamica potrebbe prendere una decisione definitiva al riguardo».
Decine di parlamentari iraniani hanno presentato nei giorni scorsi una proposta di legge per rompere i legami diplomatici con la Gran Bretagna, accusandola anche di essere l'ispiratrice dell'attentato mortale ad Abtahi.