[19/01/2010] News
FIRENZE. Il ritorno all'atomo e la definitiva apertura ai privati della gestione dell'acqua attraverso i provvedimenti varati dal governo Berlusconi, sono temi che avrebbero una forza potenziale tale da poter riunire in un percorso comune un vasto schieramento di forze politiche della sinistra, anche in vista delle elezioni regionali. Ma su temi concreti si possono trovare alleanze e sostegno a prescindere dagli schieramenti politici di appartenenza, almeno da parte dei cittadini. Per questo Sinistra ecologia e libertà (Sel) sta lavorando, insieme ad un ampio schieramento di forze politiche e di movimento, per promuovere due referendum.
«Su acqua energia e clima esistono importanti movimenti che da anni sono impegnati in una pratica che è contemporaneamente diffusa sui territori e proiettata nell'ambito globale- spiegano Paolo Cento e Roberto Musacchio- Questi movimenti sono i soggetti principali con cui si sta discutendo la messa in campo della battaglia referendaria. Siamo tutti coscienti delle difficoltà che lo strumento referendario ha conosciuto in questi ultimi anni. Per questo siamo convinti che esso debba essere utilizzato in un contesto e con modalità nuove. Anche perciò sono centrali i movimenti che possono con più legittimità e chiarezza rivendicare l'uso del referendum come mezzo per i cittadini di farsi valere laddove intervengano scelte su elementi fondamentali e vi sia una sordità del potere che abusa delle sue prerogative. Non c'è dubbio che per acqua e nucleare siamo in questo ambito di casi». Le "ultime" sulla politica fatta dai partiti, parlano di una sinistra dove ancora una volta sono più evidenti le divisioni che le strategie comuni per affrontare importanti battaglie: il caso Vendola in Puglia sta li a dimostrarlo. In una regione dove il no alla privatizzazione dell'Acquedotto pugliese e al nucleare è stata più netta che altrove, si trovano ragioni di contrasto fin dalla fase delle candidature.
Ma è opportuno guardare oltre e cercare "luoghi" in cui i cittadini possano esprimersi: «Il nucleare rappresenta un rischio diffuso e permanente cui i cittadini debbono avere il diritto di dire no, come del resto avevano già fatto con il referendum della fine anni ottanta. Per di più il modo con cui il governo ha deciso e decide su queste materie sottrae strutturalmente democrazia ai cittadini avocando le decisioni dall'alto, in barba di procedure anche di rilevanza europea come le valutazioni di impatto, dei poteri locali e del pronunciamento referendario- continuano i due esponenti di Sel- La privatizzazione dell'acqua è un vero è proprio cambio di paradigma di civiltà ed una rottura con il patto di cittadinanza. Inoltre i provvedimenti per la privatizzazione dell'acqua e per la imposizione del nucleare sono gravissimi e pieni di violazioni a normative europee e a prerogative nazionali. Non a caso molte Regioni hanno già avanzato ricorsi per incostituzionalità su entrambi i temi».
Le difficoltà che ha incontrato l'istituto referendario negli ultimi anni sono note a tutti ed il rischio di inciampare in qualche fase del percorso (raccolta firme, raggiungimento del quorum, affermazione nelle urne) è alta, ma l'aiuto che può arrivare dal territorio da parte di movimenti e cittadini può indurre in tentazione. Dal Forum dei Movimenti per l'acqua può arrivare un forte contributo contro la privatizzazione e i comuni denuclearizzati insieme ad alcune associazioni ambientaliste storiche già impegnate nel referendum del 1987, possono rappresentare le prime maglie di una rete da tessere nel paese. «I territori sono e saranno in lotta contro privatizzazioni e individuazione dei siti. Le loro lotte vanno sostenute anche con un orizzonte generale che il referendum può aiutare a dare» hanno concluso Cento e Musacchio.