[19/01/2010] News
FIRENZE. Sul nucleare ormai la battaglia è aperta. A margine del convegno "Supply Chain Meeting-Progetto Nucleare Italia" organizzato a Roma da Confindustria ed Enel,Emma Marcegaglia (presidente degli industriali) ha sostenuto la proposta del governo per il ritorno all'atomo, considerato che - a suo modo di vedere- gli investimenti per il settore rappresenteranno un'opportunità per le imprese italiane e un'occasione di crescita per il paese.
Una secca replica con numeri alla mano arriva da Legambiente: «A parità di investimenti, l'efficienza energetica e le rinnovabili sono capaci di creare 15 posti di lavoro per ognuno nel nucleare. In meno di 10 anni, il settore delle rinnovabili in Germania ha creato oltre 280.000 posti di lavoro tra diretto e indotto. In Italia, al 2020 con la diffusione delle rinnovabili si potrebbero creare dai 150 ai 200mila nuovi posti di lavoro. Questa sarebbe una reale occasione per lo sviluppo industriale e occupazionale del Belpaese» ha sottolineato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza (Nella foto) che poi ha ribattuto su un'altra delle tesi a sostegno del nucleare (servirebbe, secondo i favorevoli, per differenziare le fonti energetiche).
«Bisogna essere precisi, per non correre il rischio di fare ordinaria demagogia. E aggiungere che, come dimostrato da uno studio del Cesi Ricerca del 2008, con la costruzione di 4 reattori EPR di terza generazione evoluta da 1.600 MW l'uno, risparmieremmo, dal 2026 in poi, appena 9 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale, pari al 10% dei consumi attuali e al contributo di un rigassificatore di media taglia. Quali studi segreti in possesso del nostro Governo giustificherebbero il ritorno a questa tecnologia rischiosa e vetusta?- domanda Cogliati Dezza- Certo non le motivazioni economiche ampiamente superate dallo sviluppo di un modello energetico moderno e innovativo, basato sull'efficienza e la sostenibilità. Smettiamola con le dichiarazioni ideologiche e con le previsioni fantastiche e cominciamo a promuovere sul serio una rivoluzione energetica sensata e pulita che ci permetta finalmente di raggiungere gli obiettivi europei al 2020, mettendoci al riparo anche dall'ennesima sanzione economica da parte dell'Ue» ha concluso il presidente di Legambiente. Sul nucleare del resto anche in altri paesi ci sono molte incertezze: nuovi impianti sono previsti soprattutto in Cina, Russia, India e Corea del Nord, dove il mercato elettrico non è proprio libero, mentre Barack Obama ha tagliato i fondi federali per il sito di Yucca Mountain e finanzierà solo la ricerca sulla quarta generazione di centrali, infine in Germania il programma del nuovo governo di centro-destra di Angela Merkel non prevede la costruzione di nuove centrali nucleari, ma solo l'allungamento della vita di quelle esistenti.
Sul fatto poi che il rilancio del nucleare in Italia sia a vantaggio della nostra industria, nutre qualche dubbio il senatore del Pd Roberto Della Seta «Che il ritorno all'atomo voluto dal governo Berlusconi sia, dal punto di vista tecnico-scientifico, un salto all'indietro è chiaro, come del resto è lampante che una grossa quota delle risorse necessarie per far ripartire il nucleare, 25 miliardi per cinque centrali, ricadrà sulle spalle dei contribuenti italiani, con grande vantaggio solo per l'industria nucleare francese a corto di commesse. Fino alle elezioni regionali - ha continuato Della Seta - il governo cercherà di mettere il silenziatore sull'operazione nucleare, consapevole della contrarietà della popolazione, e dunque è compito del Partito democratico smascherare le menzogne che il centrodestra sta propinando ai cittadini italiani, che rischiano di spendere miliardi di euro per una fonte energetica rischiosa e non più economicamente competitiva, anziché impegnarsi per la vera modernizzazione energetica costituita da efficienza e rinnovabili» ha concluso il senatore del Pd.