[21/01/2010] News
LIVORNO. La terza edizione del World future energy summit (Wfes 2010) che si conclude oggi ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, ha visto la partecipazione di 130 delegazioni provenienti da tutto il mondo composte da leader politici, esperti ed investitori che da questa lucente vetrina sulle rive del Golfo Persico cercano di individuare soluzioni concrete per il cambiamento climatico e le nuove sfide energetiche.
L'evento, organizzato da Reed Exhibitions Middle East, è sicuramente molto ben sostenuto da Deutsche Bank Climate Change Advisors ed Emirates Aluminium, con l'aiuto munifico di diversi "platinuim sponsor": BP Alternative Energy, Standard Chartered, Siemens, Schneider Electric, ExxonMobil, ABB, Abu Dhabi Water and Electricity Authority, Oxy, Abu Dhabi Department of Municipality Affairs e Terna, mentre i media partner internazionali sono Time e Fortune.
In questa edizione 2010 il Wfes ha attirato 600 espositori, provenienti da 50 paesi, nella World Future Energy and Environment Exhibitions che occupa 40.000 m2, «che offre un business senza eguali e opportunità di networking agli oltre 20.000 partecipanti attesi a visitare il summit», dicono gli organizzatori.
In realtà, l'incontro di Abu Dhabi è ormai diventato il luogo dove le grandi aziende energetiche si confrontano sul loro futuro e con lo spettro del picco del petrolio e lo fanno proprio in uno dei luoghi simbolici di questa crisi, di questa possibile svolta e delle sue difficoltà e fughe in avanti, quegli Emirati Arabi Uniti che vivono ancora il crack della fiaba immobiliare e tecnologica del Dubai.
Non a caso la prima sessione del summit è stata dedicata ai cambiamenti economici e finanziari che hanno sconvolto il mondo negli ultimi 18 mesi e sulla necessità di uscire davvero dalla crisi con una politica degli Stati, delle imprese e della ricerca scientifica che punti ad un cambiamento tecnologico a favore delle energie rinnovabili.
Ernest Moniz, direttore della MIT Energy Initiative, ha sottolineato che «Stiamo parlando di un serio cambiamento nel modo in cui viene prodotta e utilizzata l' energia. Dobbiamo accelerare in modo significativo la trasformazione del mercato dell'energia, se vogliamo rispettare i prudenti obiettivi di mitigazione dei rischi del cambiamento climatico, soddisfare la domanda ed aumentare la sicurezza.
Moniz ha evidenziato che le emissioni di CO2 degli Usa sono attualmente circa 19 tonnellate procapite mentre l'obiettivo è quello di una o due tonnellate a persona e che gli investimenti fatti nel settore dell'innovazione energetica e nello sviluppo delle infrastrutture, sono sensibilmente inferiori a quanto sarebbe sufficiente, ma anche detto che non mancano segnali positivi.
Tutti i relatori si sono detti d'accordo sul fatto che bisogna modificare il sistema di finanziamento ed incentivi del settore ricerca e sviluppo (R&D) per avere un impatto positivo sui mercati energetici e che l'innovazione e la partnership tra università e mondo degli affari sono di vitale importanza, così come che accademici e ricercatori possano e avere accesso ai fondi e alle partnership industriali.
Secondo Ernest Moniz, la chiave è la "multi-faceted innovation": «Perché per l'innovazione non è necessaria solo la tecnologia, ma anche un modello di business innovativo e l'innovazione della politica. Quel che è necessario è "three working in concert"».
L'importanza dei finanziamenti è stato il tormentone di questa sessione: Nigel Brandon, direttore dell'Energy Futures Laboratory all'Imperial College di Londra, ha detto che «Le università sono la "powerhouse" dell'innovazione nel campo della scienza e della tecnologia, e queste organizzazioni devono sforzarsi di aumentare il volume di questa pipeline scoperta». Per questo sono importanti le partnership, e le università devono continuare ad avere accesso al capitale e ai mercati.
Tariq Ali, vice presidente per Research & Industry Relations del Masdar Institute of Science and Technology, ha sottolineato che «C'è una forte correlazione tra gli investimenti in ricerca e sviluppo e la produttività ed il Pil», poi ha fatto l'esempio degli Stati Uniti dove le "invenzioni" delle università contribuiscono ogni anno con 20 miliardi di dollari e 150.000 posti di lavoro all'economia nazionale.
Ali ha fatto l'esempio della "radiant cooling" come nuova tecnologia adatta ad affrontare il cambiamento climatico «Che si tradurrebbe in una riduzione del 70% del carico di energia elettrica annua di Abu Dhabi e ridurrebbe le emissioni di CO2 di due milioni di tonnellate, l'equivalente di lasciare 55.000 auto fuori dalle strade».
Per Kammen, direttore del Renewable & Appropriate Energy Lab all'università della Californiaa di Berkeley, «Siamo di fronte ad una battaglia di "tipping points". Lo sviluppo di innovativi "tipping points" tecnici e sociali è di vitale importanza nella competizione con i potenziale "punti critici" negativi del clima. I sistemi di ricerca sull'energia sono in gran parte trascurati ma ancora vitali».
La sessione "scientifica" del Wfes 2010 si è conclusa con un dibattito a domende e risposte interattivo incentrato sul tema se la proprietà intellettuale sia un asset o una barriera. Secondo Brandon «Spesso il percorso del mercato passa attraverso i principali operatori energetici e dell'intellectual property, pertanto deve essere gestito in modo appropriato e simpatetico».