[21/01/2010] News

Sbarcano in Italia gli indigeni in lotta contro il progetto di trasposizione delle acque del fiume São Francisco in Brasile

FIRENZE. Tra pochi giorni arriverà in Europa una delegazione di indigeni che sta lottando contro il progetto di trasposizione delle acque del fiume São Francisco in Brasile, un'opera  di ingegneria idraulica inserita nel Programma di accelerazione della crescita (Pac) del governo Lula. Dal 24 febbraio al 6 febbraio la delegazione farà tappa in alcune città europee, Roma, Udine, Bolzano, Ginevra (Onu e Oil), Bruxelles (Parlamento Europeo) e Parigi,  per far ascoltare la propria denuncia agli organismi internazionali di difesa dei diritti umani, ai governi e alla società civile europea. Il fiume São Francisco é il terzo bacino idrografico del Brasile e ha un'estensione di 3.160 km.

Il fiume ha già subito profondi interventi che ne hanno gravemente alterato l'equilibrio ambientale: 7 dighe idroelettriche e più di 30 sbarramenti, gestiti dalla Compagnia Idroelettrica del São Francisco (Chesf),  hanno provocato il disboscamento del 95% delle foreste che proteggevano gli argini, nonché la rimozione forzata di 150.000 persone. Il nuovo progetto di trasposizione andrà a completare l'opera provocando un devastante impatto socio-ambientale sui 33 popoli indigeni. Il progetto prevede la costruzione di due canali di deviazione delle acque di più di 600 km di lunghezza, 2 dighe idroelettriche, 9 stazioni di pompaggio, 27 acquedotti, 8 tunnel e 35 dighe di contenimento e riserva dell'acqua.

Secondo il progetto (in costruzione dal giugno 2007, è già stato realizzato il 15% dell'opera), per il quale è previsto un investimento di 6,6 miliardi di Reais (quasi tre di euro), il 4% delle acque trasposte sarà destinato alla popolazione rurale, il 26% sarà destinato ad un uso urbano e industriale e il 70% a progetti di irrigazione di grandi estensioni di monocoltura, la cui produzione sarà destinata principalmente all'esportazione.

La "Campagna Oparà. Popoli Indigeni in difesa del fiume São Francisco" promossa dalle  organizzazioni brasiliane (Apoinme, Associação de Advogados dos Trabalhadores Rurais no Estado da Bahia, Núcleo de Estudos em Comunidades e Povos Tradicionais e Ações Socioambientais da Universidade do Estado da Bahia, Conselho Pastoral dos Pescadores/NE, Conselho Indigenista Missionário, Articulação Popular pela revitalização do Rio São Francisco, Via Campesina Nord Est Brasile), nasce con lo scopo di denunciare le numerose violazioni dei diritti indigeni da parte del progetto di trasposizione.

Secondo i promotori vengono violati: il diritto all'autoaffermazione etnica, in quanto rappresentanti dei poteri pubblici hanno ripetutamente negato la presenza di popoli indigeni all'interno dell'area di influenza del progetto; il diritto alla consultazione previa e informata, poiché il governo non ha realizzato alcun procedimento di consultazione dei popoli indigeni pregiudicati dal progetto di trasposizione; i diritti territoriali indigeni, poiché la Costituzione Federale stabilisce che le terre tradizionalmente occupate dagli indigeni fanno parte del patrimonio dell'Unione, garantendone il possesso permanente agli indigeni che le occupano; il diritto di accesso alla giustizia, poiché il 19 dicembre 2007 la Suprema Corte Federale si è rifiutata di prendere in considerazione le obiezioni giuridiche al progetto presentate dalle organizzazioni della società civile, reputandole illegittime. Il progetto di trasposizione rappresenta un'invasione dei territori dei popoli indigeni Truká e Pipipã, che attualmente sono occupati con divieto di accesso dall'esercito brasiliano per garantire l'inizio dei lavori- sottolineano dal Comitato promotore italiano (Solidarietà e cooperazione, Cipsi, Sal -Solidarietà con l'America latina-, CeVI -Centro di volontariato internazionale per la cooperazione allo sviluppo-, Cipax- Centro interconfessionale per la Pace) e minaccia l'integrità dei territori dei popoli Tumbalalá, Kambiwá e Anacé.

Durante il viaggio in Europa la delegazione incontrerà parlamentari, presso la Commissione e il Parlamento europeo, relatori speciali dei diritti umani dell'Onu e rappresentanti dell'Oil, rappresentanti dei Ministeri le cui politiche hanno un impatto sulla popolazione brasiliana, enti di cooperazione internazionale e i movimenti della società civile. L'obiettivo è esercitare pressione sul Supremo Tribunale Federale brasiliano, affinché blocchi immediatamente i lavori ed esamini le azioni giuridiche pendenti, che denunciano le numerose irregolarità del progetto.

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