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[25/01/2010] News toscana
FIRENZE. Discutere del futuro della società toscana (per ora Gramolati, Mansi e Sacconi su Repubblica) non può prescindere dalla valutazione dei risultati di 20 anni di impegno profuso per gli obiettivi definiti nel Rapporto Bruntland (1987, poi tradotti nella formula dello sviluppo sostenibile e in Agenda XXI, 1992). Essi sono stati deludenti: la Toscana non ha raggiunto gli obiettivi di Kyoto, non ha invertita la tendenza all'aumento dei consumi energetici da fonti non rinnovabili, né rallentato il consumo di territorio; la produzione di CO2 ha continuato a crescere, il sistema economico e produttivo non si è riconvertito in "produzione di natura" né in occupazione ottenuta dalla tutela ambientale. La perdita di conoscenza nel lavoro è continuata in modo accelerato negli ultimi 10 anni: nel 2004 ancora si poteva rilevare che delle circa 1,5 ml persone presenti nel complesso delle attività quasi 0,8 ml erano riferibili a lavori ad alto contenuto di conoscenza. Sei anni dopo il mdl era cambiato a colpi di oltre 150.000 contratti di lavoro a breve termine all'anno, tutti ascrivibili a lavori poveri sia di conoscenza che di salario con pochi o nulli contributi previdenziali.
Si è diffuso il lavoro nero e la pratica dello sfruttamento della manodopera immigrata irregolare.
Il welfare toscano si è mantenuto di buona qualità ma per quanto ancora? La Toscana invecchia rapidamente e tra vent'anni l'alto contributo alle famiglie e all'economia proveniente dalle pensioni dei figli del baby boom del secondo dopoguerra sarà quasi esaurito.
La forza delle cose e il big crasch del 2007-2010-... si sono incaricati di mettere in luce che il mercato capitalistico-finanziario non può di sviluppare economie virtuose, che il peccato originario dell'accumulazione capitalistica fondata sulla rapina (si pensi ai debiti dell'Inghilterra di Elisabetta I^ ripianati con l'oro spagnolo -a sua volta rapinato ai popoli indigeni delle americhe- e l'avanzo investito in capitali per l'import-export) ha condizionato lo Stato nazionale moderno.
Nel frattempo il quadro geopolitico mondiale è cambiato fino a rendere esplicito che un accordo sul "clima" non si fa se non tenendo conto dei problemi delle aree di nuovo capitalismo (Cindia, Brasile, Russia).
Il caos sistemico regna sovrano e ognuno deve fare la sua parte, ma come?
Per impedire che ogni istituzione della vita civile sia spazzata via (in questo senso l'Italia ancora una volta è mallevatrice, come lo è stata col fascismo, di risposte autoritarie alla crisi sociale, economica e politica) il futuro non deve essere la continuazione del passato.
Ma un cambiamento è possibile solo se si ha un'idea di dove andare a parare.
Qui tornano d'attualità la cultura e la politica per il bene comune. La Toscana ha solide basi sociali ed economiche per il bene comune da cui ripartire: pmi e artigianato fondati sulla qualità e sulla correttezza tecnica, la creatività e sulla rigenerazione di capacità espressive; il vastissimo terzo settore con un volontariato che coinvolge indirettamente o direttamente oltre un cittadino su tre, il solidarismo di comunità sia di matrice religiosa che laica; il commercio equo e solidale, lo scambio e il dono, l'agricoltura e l'agriturismo di qualità, industrie "produttrici di natura", il sapere collettivo e il know how diffuso e di eccellenza (scuole e istituti, imprese), l'enorme "capitale" culturale codificato nel corso dei secoli (ed umano ad esso collegato) nel territorio e nelle opere d'arte e beni culturali, gli innumerevoli "depositi" di conoscenza di musei, biblioteche, pinacoteche, ecc.
Ma hanno bisogno di riferimenti forti e di politiche, di investimenti.....
(3. continua)