
[25/01/2010] News
LIVORNO. Le due più note organizzazioni ambientaliste internazionali, il Wwf e Greenpeace, hanno accolto con favore le decisioni prese dal gruppo del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) di appoggiare quell'Accordo di Copenaghen che pure le due associazioni ambientaliste avevano duramente criticato. Wwf e Greenpeace vorrebbero però una cosa che a New Delhi non è stata presa in considerazione: che l'accordo fosse parte di un trattato giuridicamente vincolante a livello mondiale per combattere il cambiamento climatico che dovrebbe essere negoziato tra tutti i Paesi.
Siddharth Pathak, il responsabile clima e politiche energetiche di Greenpeace India, ha detto all'agenzia Ian che «Greenpeace accoglie con favore la posizione assunta dai ministri del gruppo Basic che si è incontrato oggi (domenica) a New Delhi per proseguire i negoziati su un accordo sul clima equo e ambizioso all'interno della Framework Convention on Climate Change dell'Onu. Tuttavia, Greenpeace vuole insistere con i Paesi Basic perché un tale accordo ha anche bisogno di essere giuridicamente vincolante al fine di garantire la sua attuazione. Greenpeace è incoraggiata dalla volontà del gruppo Basic di sostenere i Paesi più vulnerabili, sia per garantire la loro partecipazione a negoziati aperti e trasparenti sia fornendo tecnologie e/o sostegno finanziario. Greenpeace invita i paesi Basic di rendere questo sostegno più tangibile nella sua prossima riunione ad aprile».
Pathak ha invitato il Basic «A fare in modo di assumersi la responsabilità che viene loro dalla forza rinnovata dalla loro alleanza. Greenpeace si aspetta che questi Paesi dimostrino la loro leadership, sia nel promuovere negoziati su un accordo equo, ambizioso e giuridicamente vincolante, e sia in termini di forte pressione sui Paesi industrializzati per ridurre urgentemente le emissioni di gas serra e facendo propri adeguati contributi per la riduzione delle emissioni, al fine di evitare mutamenti pericolosi del clima».
Anche il World Wide Fund for Nature India è abbastanza soddisfatto dei risultati del summit del Basic, il suo responsabile clima, Shirish Sinha, ha detto che «Il Wwf accoglie con favore l'iniziativa di continuare presto i negoziati sul clima e il livello di impegno dimostrato dal gruppo dei Paesi Basic per n risultato equo ed efficace entro quest'anno, basato sulle decisioni dell'Onu sul cambiamento climatico. È molto incoraggiante il fatto che queste economie emergenti chiave intendono delineare le loro azioni di mitigazione volontaria entro il 31 gennaio, e che ora dichiarano l'intenzione di prendere insieme iniziative climatiche in settori come la tecnologia, l'adattamento e la ricerca».
Secondo Kim Carstensen, a capo della global climate initiative del Wwf, «Questo rappresenta una buona sfida per i paesi sviluppati, che deve anche annunciare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio e che devono anche rispettare fino in fondo le loro promesse di fornire un sostegno finanziario ai Paesi più vulnerabili. Il Wwf andrà a vedere da vicino, per vedere se i loro impegni sono effettivamente all'altezza delle loro affermazioni a Copenhagen, perché si sono impegnati a mantenere il mondo al di sotto del livello in cui il rischio di catastrofe climatica diventa inaccettabile». .
Intanto dalla Francia arriva l'ennesima proposta ad effetto del presidente Nicolas Sarkozy che ha chiesto di organizzare riunioni mensili internazionali sul global warming "in forma ristretta", prima della Cop 16 Unfccc del Messico. Una proposta che invece di placare il la situazione e favorire i negoziati rischia di attizzare lo scontro tra Paesi ricchi ed emergenti con i Paesi in via di sviluppo.
«La Francia . - ha detto Sarkozy - propone che si tengano a partire dal mese di marzo, a New York o a Bonn, delle riunioni ormai mensili del gruppo dei 28 (i 28 paesi che hanno partecipato al negoziato per la dichiarazione di intenti finale alla Conferenza climatica di de Copenhagen) al livello di ministri o di gruppi di sherpa per nutrire di proposte il dibattito in plenaria, così che arriviamo a Cancun con un incontro preparato in maniera efficiente». Tutto questo il presidente francese lo ha detto davanti al corpo diplomatico straniero riunito a Parigi.
Non si capisce perché Sarkozy voglia buttare benzina sul fuoco dopo che il summit di Copenhagen ha già dimostrato quanto sia difficile far digerire il diktat di 28 Paesi a tutti i 192 Stati aderenti all'Unfccc. E' anche vero che Sarkozy ha riconosciuto che le riunioni plenarie nel quadro dell'Onu sono necessarie perché impegnano tutta la comunità internazionale, ma queste riunioni mensili tra i 28 Paesi più importanti non possono non sollevare il sospetto degli altri, già organizzati in gruppi come G77, Africa, Aosis ed Alba strettamente collegati tra loro e a volte sovrapposti, che vedono come il fumo negli occhi il tentativo dei "grandi" di decidere sulle loro teste e poi di presentare proposte preconfezionate.
Sarkozy però difende la sua idea di s doppia discussione in plenaria e in formato «più ristretto ma più rappresentativo (di chi? ndr) che deve essere anche applicato in altri grandi negoziati multilaterali».
Sembra quasi che il presidente francese voglia trasferire la fallimentare formula del G8 semplicemente ampliandola ai nuovi protagonisti della scena mondiale e facendolo diventare il G28. L'importante è che la Francia rimanga tra i grandi che decidono. Gli altri possono sempre discutere.