[25/01/2010] News

Il Basic d’accordo sul post Copenhagen

LIVORNO. I Paesi del (Brasile, Sudafrica, India e Cina) hanno confermato nell'incontro dei loro ministri dell'ambiente a New Delhi il loro sostegno all'accordo di Copenaghen sui cambiamenti climatici, intanto invitano i Paesi industrializzati a rispettare il loro impegno di stanziare 10 miliardi di dollari in favore dei Paesi meno sviluppati e dei piccoli Stati insulari per combattere il riscaldamento globale.

In una dichiarazione congiunta rilasciata al termine della seconda riunione, i ministri del Basic, «Hanno sottolineato l'importanza dell'accordo di Copenaghen, che rappresenta un elevato livello di intesa politica tra i partecipanti su alcune delle questioni controverse dei negoziati sul cambiamento climatico». Hanno anche espresso la speranza che questo faciliti i negoziati in corso e porti ad una conclusione positiva dei negoziati in Messico, entro la fine dell'anno.

I quattro del Basic hanno ribadito «La centralità del processo della Framework Convention on Climate Change dell'Onu (Unfcc) e della decisione delle parti di portare avanti nel 2010 i negoziati lungo le due linee indicate dal Working Group on Long-term Cooperation Action e dell'Ad hoc Working Group on further emission reduction commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol» che sperano portino ad un risultato positivo alla Cop 16 Unfccc  in Messico a dicembre. Il Basic ha chiesto alla Danimarca, che presiede la Conferenza delle Parti, di convocare almeno cinque o sei  riunioni dei gruppi di lavoro prima della summit del Messico.

Dopo 7 ore di riunione i ministri dell'ambiente di Brasile, Sudafrica, India e Cina «hanno espresso la loro intenzione di comunicare le informazioni sulle loro azioni di mitigazione volontarie all'Unfccc entro il 31 gennaio 2010». Ma a New Delhi non tutto è filato liscio: il primo ministro indiano Manmohan Singh ha respinto la data limite fissata dall'Onu per presentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nel quadro dell'accordo di Copenhagen. Secondo il quotidiano indiano Express, «Il primo ministro è particolarmente insoddisfatto per l'insistenza del primo ministro danese Lars Lokke Rasmussen e del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon per il rispetto del limite del 31 gennaio». Singh avrebbe detto che «L'India non è in grado di presentare un piano dettagliato e di definire i suoi obiettivi in un periodo così breve».

A preoccupare il governo indiano sarebbero soprattutto «Lo status giuridico di alcuni articoli dell'accordo di Copenhagen che non menzionano il Protocollo di Kyoto Kyoto basato sulla condivisione equa dei fardelli tra i Paesi membri dell'Onu». Secondo fonti ufficiali, il sostegno dell'India all'accordo è venuto solo dopo che Ban Ki-moon ha chiarito con Singh che si tratta di una dichiarazione politica d'intenti che non avrà alcun valore giuridico.  Il primo ministro indiano lo aveva chiesto all'Onu con una lettera il 22 gennaio, una mossa che aveva già indotto l'Unfccc a differire a tempo indeterminato il tempo limite del 31 gennaio inizialmente previsto. Alla domanda dei giornalisti se se l'accordo di Copenaghen potrebbe diventare in futuro un trattato giuridicamente vincolante, Ramesh ha risposto seccamente: «Non ha speranza di esserlo» Gli altri Paesi del Basic comunque dovrebbero rispettare i termini. Il ministro dell'ambiente del Sudafrica Buyelwa Sonjica ha spiegato: «Ci sentiamo obbligati, dobbiamo rispettare quello di cui noi stessi siamo stati parte. Questo è un obbligo di leadership, anche se Yvo (de Boer, il capo della Unfccc), ha deciso di prorogare il termine».

Il Basic mette così a tacere tutte le voci di dissidi interni al gruppo dei Paesi emergenti e Ramesh alla fine ha potuto dire a nome di tutti: «Noi sosteniamo l'accordo di Copenaghen. Ma tutti sono stati unanimemente del parere che il suo valore non si trova nel considerarlo come un documento a sé stante, ma come un contributo al processo negoziale all'interno delle due linee dell'Unfccc»

I ministri dell'ambiente del Basic hanno invece espresso pieno sostegno al Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), nonostante il suo errore sui dati dei ghiacciai dell'Himalaya che prevedevano la loro scomparsa già nel 2035. "Kakà o Ronaldinho possono mancare il bersaglio in qualche occasione, ma questo non li rende giocatori meno eccezionali - ha detto il ministro dell'ambiente del Brasile Carlos Minc - Gli scienziati possono sbagliare, ma non per questo la scienza è meno importante».

Anche per il ministro dell'ambiente indiano, Jairam Ramesh, «L'Ipcc è stato corretto nelle sue conclusioni, perché in generale i ghiacciai dell'Himalaya si ritirano e si trovavano in cattive condizioni di salute a causa del riscaldamento globale. Ma abbiamo bisogno di un programma di implementazione regionale per la glaciologia. Stiamo discutendo di questo con l'Icimod (International Centre for Integrated Mountain Development)» . Il vice presidente della Commissione per lo sviluppo e le riforme della Cina, Xie Zhenhua ha detto che «Il punto di vista generale è quello dell'Ipcc. Siamo in grado di svolgere ulteriori studi scientifici, ma abbiamo bisogno di agire subito, perché gli effetti del riscaldamento globale sull'Himalaya colpisce milioni di persone».

Nel secondo incontro ministeriale del Basic la preoccupazione maggiore era per la crescente ostilità per le posizioni dei Paesi emergenti da parte del gruppo dei 77 s dei Paesi in via di sviluppo, ma Ramesh minimizza: «Le nostre decisioni dimostrano che il Basic è una grande parte del G77». Però lo Yemen, l'attuale presidente del G77, non ha partecipato alla riunione anche se era stato invitato e a Copenhagen il G77 aveva accusato il Basic di aver negoziato l'accordo con gli Usa  senza coinvolgere gli altri Paesi.

«Voglio sottolineare - ha detto Ramesh - che il Basic non è un gruppo parallelo, non è un nuovo gruppo, è integrato nel G77 e davvero di trovare consenso in seno al G77 e anche di impegnarsi in un dialogo con i Paesi sviluppati».

Minc ha detto che i quattro Paesi hanno deciso di intensificare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo più piccoli e poveri «In modo che possano far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici: «L'egoismo dei paesi ricchi ha portato alla frustrazione a Copenaghen. Contro questo, noi proponiamo la solidarietà. Dopo, il nostro aiuto tecnologico e finanziario ai Paesi più poveri sarà uno schiaffo in faccia alle nazioni ricche». Secondo il ministro brasiliano l'aiuto dato in totale dei Paesi BASIC alle nazioni più povere è già più dei 10 miliardi dollari che i Paesi ricchi dovrebbero dare quest'anno secondo l'accordo di Copenaghen. Ramesh ha sottolineato che i paesi Basic stanno  già aiutando gli altri Paesi in via di sviluppo ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici: «Oggi, abbiamo discusso i modi per farlo insieme, ma non sono state tratte conclusioni».

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