
[27/01/2010] News
GROSSETO. Come da tradizione il decreto milleproroghe al suo passaggio in parlamento si sta infarcendo di emendamenti che con le proroghe dei termini hanno poco a che vedere. Dagli sgravi per l'acquisto di tartufi a nuovi finanziamenti per l'Expo 2015 fino ad un tentativo di superare l'empasse del decreto sul piano casa che il governo avrebbe dovuto predisporre per apportare una serie di semplificazioni burocratiche in campo edilizio e che non ha fatto.
Il decreto si è infatti arenato in conferenza stato-regioni mentre dopo l'accordo di aprile dello scorso anno le regioni hanno provveduto con proprie leggi a regolare gli ampliamenti degli edifici e gli interventi di demolizione e costruzione che il governo voleva come manovra anticrisi.
Evidentemente insoddisfatti dell'operato dei governi locali, accusati soprattutto in alcuni casi, di aver previsto criteri troppo restrittivi per permettere le smanie di ampliamenti e per calmare la sete delle imprese edili, si prova adesso ad aggirare l'ostacolo. Un emendamento del relatore del testo di conversione del decreto mille proroghe, il senatore del partito di maggioranza, Malan, Pdl, prova infatti, come lui stesso spiega, a rimuovere «dubbi interpretativi» e «per il rilancio dell'economia attraverso l'edilizia» si prevedono «interventi di trasformazione mediante incentivazioni volumetriche in deroga alle norme esistenti».
Ma derogare non è esattamente sinonimo di prorogare e ancora una volta si dimentica che le norme inerenti a questa materia non sono di competenza nazionale, ma regionale e locale.
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio - commenta Ermete Realacci - Quando si parla di edilizia questa maggioranza non perde l'occasione per mandare al paese messaggi devastanti per il suo futuro».
Secondo il deputato del Pd «si sta cercando di reintrodurre un nuovo piano casa che in barba alle norme vigenti consentirà nuove colate di cemento sparpagliate a caso e nuovi scempi nelle città e nel territorio».
Insomma «un nuovo tana libera tutti da fermare con decisione prima che raccolga interessi illegali e speculatori e produca ulteriori scempi nel paese».
Secondo Realacci «l'Italia ha già pagato un prezzo molto alto ai condoni edilizi di Berlusconi e questa non è questa la strada per uscire dalla crisi, ma è necessario un piano per rilanciare l'edilizia di qualità legata al risparmio energetico e alla bellezza, serve un piano di riqualificazione dell'edilizia pubblica e opere di manutenzione urbana».
E a fianco del danno ambientale si prospetterebbe anche quello per la sicurezza dei cittadini, secondo gli Ecodem Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, che bollano questo emendamento come un «nuovo condono edilizio che sarebbe un atto di grande irresponsabilità da parte della maggioranza e del governo».
«Il terremoto dell'Aquila e le alluvioni di Messina e Ischia- dichiarano i due senatori - con molti morti e feriti, hanno drammaticamente riproposto la necessità di uno sviluppo edilizio equilibrato e rispettoso delle regole, in primis antisismiche, tutto il contrario di quello che farebbe la riapertura dei termini del condono edilizio».