[27/01/2010] News
GROSSETO. Più di mezzo miliardo di beni sono stati sequestrati oggi dalla direzione investigativa antimafia e dalla Guardia di finanza di Palermo all'imprenditore agrigentino Rosario Cascio, considerato il cassiere dell'ultimo boss mafioso siciliano, ancora latitante, Matteo Messina Denaro. Un duro colpo per l'organizzazione mafiosa siciliana ma una goccia nel mare rispetto al giro d'affari complessivo che secondo il XII Rapporto "Le mani della criminalità sulle imprese", presentato oggi dalla Confersecenti, ha raggiunto i 135 miliardi di euro con un utile che sfiora i 70 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti.
La Mafia spa è quindi la prima azienda nazionale e non è stata scalfita minimamente dalla crisi economica grazie alla enorme liquidità di cui le associate possono disporre. E che anzi grazie alla crisi ha visto tra i settori maggiormente in crescita quello dell'usura, , che nel 2009- secondo quanto emerge dal rapporto- ha toccato l'apice dei 20 miliardi di euro di giro d'affari e ha coinvolto oltre 200 mila commercianti. Secondo solo al classico settore del traffico di stupefacenti, che fa incassare circa 60 miliardi di euro l'anno, ma giunto alla pari con quello dei reati ambientali
Soldi cash, liquidi quelli che ha disposizione la mafia, pronti per investimenti in finanza ed economia reale, velocemente riciclabili e riciclati in attività di ogni genere che spaziano dall'edilizia e l'attività immobiliare al gioco, dalla filiera agroalimentare al turismo, dai servizi alle imprese e alla persona alle forniture pubbliche, dal franchising e alla media e grande distribuzione.
«Mafia Spa- si legge nel rapporto di Confesercenti- è un grande gruppo imprenditoriale e finanziario. Un'azienda tentacolare dagli innumerevoli interessi economici, che detiene quote azionarie in molte altre società. Opera sul territorio con marchi diversi, diversifica le attività e gli investimenti, agisce nel concreto delle dinamiche economiche e finanziare nazionali ed internazionali, sapendo trarre profitto dai diversi cicli economici».
Una realtà che è entrata quindi a pieno titolo nel tessuto economico del paese e che anzi ha ormai travalicato i confini, originariamente del sud, e poi nazionali con effetti di distorsione sugli investimenti, sul mercato del lavoro, sull'economia.
Anche se qualcuno si ostina ad accettare l'evidenza, come il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, che pochi giorni fa si è espresso dicendo che la mafia non esiste, riferendosi alla sua città.
«Questo meccanismo - si legge nel rapporto - viene messo in atto con modus operandi differenti dai sodalizi criminali più strutturati e agguerriti. Questi, benché duramente colpiti negli uomini e nei patrimoni, mantengono pressoché inalterata la loro forza e, per ora, strategia: una scarsa esposizione, un consolidamento degli insediamenti territoriali tradizionali, una capacità di spingersi oltre i confini regionali e nazionali, soprattutto per quanto riguarda il traffico di stupefacenti e le attività di reinvestimento».
Con un altro aspetto assolutamente preoccupante determinato dal fatto che, anche grazie agli effetti della crisi economia che ha aumentato i livelli di disoccupazione, si va delineando un controllo sempre più marcato a livello sociale, soprattutto in quelle aree più sensibili per la presenza di un degrado socio economico già in atto.
Nonostante l'attività di contrasto che viene operata da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, nonostante il governo rivendichi che questa azione è stata anche implementata durante l'attuale legislatura, la criminalità organizzata prospera, non conosce crisi, anzi se ne alimenta, ed estende il suo campo d'azione. Segno che quanto è stato fatto sin ora (poco o tanto che sia) non è sufficiente e forse non è l'unica strada da perseguire e bisogna cercare anche altro.