[02/02/2010] News toscana

Rifiuti, Ato Costa tra le nebbie...

GROSSETO. L'Ato costa, ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti, che ha avuto origine dall'accorpamento dai quattro ambiti provinciali preesistenti (Livorno, Pisa, Lucca e Massa carrara) per effetto delle legge regionale toscana 61 del 2007, ha organizzato ieri un convegno per fare il punto sulle nuove norme che regolano i servizi pubblici locali.

Un settore - e non è il solo - in continua evoluzione normativa, dove ad appena un anno di distanza dall'entrata in vigore dell'art.23 bis del dl 112/08 che regola l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali, e in attesa del regolamento di attuazione, si è intervenuti nuovamente con un articolo che riguarda il comparto (l'art.15) nel cosiddetto decreto Ronchi, un testo di legge nato per adempiere ad alcuni obblighi comunitari, che non riguardavano per altro i servizi pubblici locali.

Quindi gli Ato che per legge (nazionale e regionale) devono individuare e affidare il servizio di gestione integrata dei rifiuti ad un gestore unico, devono sapere come muoversi e soprattutto farlo.

Intanto è chiaro - come hanno sottolineato tutti gli esperti di normativa intervenuti- che si supera con il 23 bis l'unica scelta dell'affidamento a gara e si torna a poter scegliere tra tre opzioni diverse: la gara ad evidenza pubblica; l'affidamento diretto ad una società mista che abbia affidato almeno il 40% delle proprie azioni ad una società privata tramite gara ad evidenza pubblica; e infine anche l'in house. Quindi superata la strozzatura dell'unica opzione della gara prevista dal 152, le possibilità tornano ad ampliarsi.

In realtà - secondo l'opinione diffusa tra gli esperti delle norme - le scelte vanno verso l'esternalizzazione del servizio,  dal momento che l'orientamento dell'autorithy chiamata ad esprimersi con parere preventivo sull'affidamento in house, pare propensa a dare - se non in casi particolarissimi e quasi isolati - un giudizio negativo verso questa scelta.

C'è poi la questione dei tempi introdotta dall'ultimo intervento normativo (l'art.15 del Ronchi), che indurrebbe a muoversi, dal momento che quasi tutte le concessioni in atto sono prossime alla scadenza, oltre al fatto che anche la legge regionale 61/07 dava precisi obiettivi temporali.

Quindi, come ha sottolineato Lorenzo Perra, di Cispel Toscana, mostrando una tabella relativa ai tempi di cessazione degli affidamenti in base alle nuove regole (o al dicembre 2010 o al dicembre 2011) sarà assai difficile arrivare alle scadenze naturali, pertanto vi è «un'urgenza di decisioni».

Una situazione che anziché rappresentare uno stimolo per l'Ato a stringere i tempi è sembrata invece un freno, almeno a sentire le parole del direttore Franco Borchi, che si trova a dover gestire una situazione complessa, con molte variabili e - a quanto è parso dagli interventi nel resto della giornata - poche idee condivise .

L'Ato costa è la sintesi di quattro ambiti provinciali, comprende 1,3 milioni di abitanti e produce circa 1 milione di tonnellate all'anno  di rifiuti solidi urbani la cui gestione ricade attualmente su 20 soggetti impegnati in raccolta e trasporto, 12 soggetti che gestiscono impianti (di vario genere) più alcune gestioni in economia per raccolta e spazzamento. Quindi una frammentazione che riguarda sia l'organizzazione imprenditoriale, sia il sistema gestionale, sia l'organizzazione del servizio.

Ma paradossalmente, anziché vedere articolarsi una discussione su come superare questo sistema complesso e disomogeneo,  il dibattito si è acceso e concentrato su quale fosse la migliore modalità di affidamento, con un finale in pareggio tra le tre possibilità in campo, dal momento che c'è anche chi ha prospettato che si propendesse verso il sistema in house.

I dubbi diffusi - almeno nel contesto del convegno di ieri- riguardano anche l'oggetto dell'affidamento, ovvero solo la gestione del servizio o anche quella degli impianti? E gli impianti che sono previsti sulla base del piano industriale dell'Ato chi li realizza? E come vengono remunerati? E per quelli che già ci sono e vengono messi a disposizione chi decide quale debba essere il canone? Tutte domande alle quali i tecnici della mattina sembrava avessero dato risposte piuttosto esaurienti, seppure venissero evidenziate alcune criticità ancora in essere. Ma che il pomeriggio nell'ambito della discussione sono tornate ad essere le protagoniste principali.

Uno stallo che il rappresentante delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Rossano Rossi, ha definito «non neutrale» e che l'assessore regionale all'ambiente Anna Rita Bramerini, ha invitato a superare, senza trincerarsi sulle complessità, riconosciute reali, dell'Ato costa e sull'incertezza del sistema transitorio, per non andare avanti.   

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