[02/02/2010] News

L'Unione petrolifera chiede sostegno al governo: ma nella sua analisi mancano i costi ambientali

FIRENZE. Stai a vedere che alla fine se dovranno chiudere delle raffinerie con perdita di posti di lavoro sarà colpa degli ambientalisti. «Il calo dei consumi e delle esportazioni porterà alla chiusura di 4 o 5 raffinerie, che sono di troppo»- ha dichiarato il presidente dell'Unione petrolifera, De Vita presentando il Consuntivo 2009.  E se ogni raffineria dà lavoro, con l'indotto, a circa 1.500 persone in Italia come ha detto il presidente, quindi sono a rischio 7.500 posti nel comparto.

 Ma secondo De Vita il settore non è colpito solo dalla congiuntura economica globale: «A pesare sul settore, ci sono anche le norme del 20-20-20, vale a dire il taglio delle emissioni del 20% e l'aumento dell'efficienza energetica del 20% entro il 2020. Negli ultimi 5 anni ha continuato De Vita il sistema di raffinazione ha perso 15 milioni di tonnellate, da 85-90 circa: se saranno applicate le regole 20-20-20 perderemo un'altra decina di tonnellate, arrivando a poco più di 60 tonnellate».

Secondo uno studio di Wood McKenzie, spiegano da Upi - i consumi di benzina in Italia passeranno dalle 12,5 milioni di tonnellate del 2008 ai 9 milioni nel 2015; inoltre secondo il presidente dell'Unione petrolifera le raffinerie sono  messe a rischio anche dal calo dell'export, che è determinato da vari fattori: «la concorrenza da parte delle raffinerie del Medio Oriente, che non hanno vincoli ambientali, visto che non hanno aderito al protocollo di Kyoto, o di quelle cinesi che godono di particolari sovvenzioni».

A valle della sua analisi il presidente di Up ha quindi chiesto sostegno al governo: «questo settore è già in crisi e bisognerà fare un piano per vedere quali situazioni sostenere e quali affrontare. Regole più semplici e un adeguamento delle stesse a quelle adottate negli altri Paesi  ma anche sostegno in caso di chiusura, perché, ha concluso De Vita, le bonifiche hanno costi altissimi: di questo dovremo parlare».

Crisi economica e calo di produzioni ci pare logico che portino anche ad un rallentamento nel settore petrolifero come pure se calano i consumi di benzina è conseguenza diretta  anche un calo nel sistema di raffinazione. Ma siamo sicuri che sia un male? Ma se davvero, come noi auspichiamo, le politiche tutte, non solo quelle ambientali, portano a comportamenti virtuosi come riduzione dei consumi ed incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili forse ne traiamo giovamento tutti?

Speriamo  che nessuno disconosca, nemmeno De Vita, gli impatti ambientali dei prodotti derivanti dal petrolio i cui costi ci sembrano omessi nell'analisi di Up. La fine del modello di sviluppo basato sull'oro nero è ancora lontano ma l'analisi su i suoi impatti è avanzata e la strada per intraprendere nuovi modelli energetici con alla base la riduzione dei consumi è tracciata. Questo ovviamente non vuol dire che a pagare siano gli ultimi anelli della catena, i lavoratori, con la riproposizione di "vecchie" politiche di ricatto tra l'altro affiancate ad una richiesta di "deregulation".

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