[03/02/2010] News
LIVORNO. Il litio sta rapidamente diventando il nuovo oro dell'era elettronica e della green economy e la Bolivia il nuovo eldorado del socialismo indigeno. Mentre le altre materie prime si barcamenano tra gli alti e bassi di una stentata (o annunciata) ripresa economica la fila di pretendenti davanti ai salar andini si allunga, ma le multinazionali hanno certamente più speranza di contrarre matrimoni con i più abbordabili governi di Cile e Argentina che con la ritrosa Pacha Mama di Evo Morales.
Come sempre succede per le materie prime, i salar andini che nascondono generosamente il Litio, sono anche habitat naturali molto importanti e delicati, quasi sempre abitati e sfruttati da minoranze etniche poverissime che hanno scoperto meravigliati che i loro avi avevano sudato le loro brevissime e disgraziate vite sulla miniera dell'economia del futuro. La ricetta boliviana è semplice quanto chiara e coraggiosa (e di solito molto rischiosa, dove già è stata applicata per altre materie prime), il tesoro della terra salata è del popolo, i guadagni devono essere controllati dalle etnie indie che hanno sfruttato come schiavi il sale e che oggi sono padroni del litio. Come conciliare tutto questo con la protezione dell'ambiente dei salar e delle tradizioni è un rompicapo che la Bolivia, il Cile, il Messico e l'Argentina dovranno affrontare.
Il 27 gennaio il quotidiano boliviano La Razón ha annunciato che il nuovo Eldorado del salar de Uyuni è molto più ricco di quel che si pensava. Il salar de Uyuni è considerato il deserto salato più grande del mondo, con 10.000 km2 di superficie, ed è anche un'attrazione paesaggistica e naturalistica che ogni anno attira più di 100.000 turisti da tutto il mondo.
Secondo la direzione del Recursos evaporíticos della Corporación Minera de Bolivia (Comibol) dopo gli ultimi sondaggi nel Salar de Uyuni le risorse accertate di litio metallico sarebbero almeno il doppio di quanto stimato inizialmente. Il direttore del Recursos Evaporíticos, Saúl Villegas, ha detto a La Razón «Fino ad oggi, abbiamo perforato più di 50 pozzi, con i quali abbiamo determinato la composizione della salamoia in diverse aree. E' un risultato preliminare, però quel che possiamo dire è che è più che provato che abbiamo duplicato la riserva che ci assegnava il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), di 9 milioni di tonnellate equivalenti di litio metallico. Con questo è confermato che ne abbiamo almeno tra i 18 e i 20 milioni».
Le riserve mondiali di litio fanno dunque un balzo in avanti: nel 2008 il geologo minerario R. Keith Evans nel rapporto "world's Lithium resources and riserve" valutava le riserve mondiali di litio metallico in 29,8 milioni di tonnellate, mentre William Tahil, della Meridian International Research si fermava a 21,8 milioni tonnellate, tra risorse probabili e possibili. Già allora si pensava che il Salar de Uyuni possedesse tra il 63,7% e il 87,1% delle riserve mondiali di litio metallico.
Ma le sorprese del litio potrebbero essere ancora maggiori: Villegas spiega che le perforazioni a sei metri hanno interessato solo il primo e il secondo strato della "salmuera" «Con perforazioni più profonde, di 3 200 o 300 metri, crediamo che questo livello della riserva sarà molto di più. Anche se non è un dato tecnico confermato, la proiezione che facciamo è che il salar potrebbe contenere 100 milioni di tonnellate di litio metallico, più del triplo delle riserve esistenti nel mondo. Dovremmo poterlo confermare con questo lavoro di perforazione». Le trivellazioni continueranno durante tutta la gestione, durante la quale si abiliterà una seconda perforatrice mobile. Entro dicembre avremo concluso tutti questi studi. Dobbiamo essere sistematici, non possiamo andare direttamente a perforazioni profonde, dobbiamo procedere in accordo con il cronogramma che abbiamo stabilito con Sergeotecmin (Servicio Geológico y Técnico de Minas)».
Le preoccupazioni per le ricadute ambientali delle ricerche sono evidenti, le trivellazioni servono anche ad ottenere altri tipi di informazioni tecniche sulla "salmuera" ma anche sulla porosità e permeabilità degli strati del Salar. «E' una salamoia molto ricca - dice Villegas - soprattutto nelle aree più vicine al sud, abbiamo una capacità di estrazione di oltre 10 litri al secondo».
La Bolivia prevede di realizzare un complesso industriale per lo sfruttamento del litio nel Salar de Uyuni e la concorrenza con i confinanti cileni è aperta. Il Cile ha una riserva di litio metallico di oltre 6,9 milioni di tonnellate nel deserto dell'Atacama (Nella foto di Alessandro Farulli).
L'industria del litio cilena si lamenta però per le eccessive regole che limiterebbero lo sfruttamento dell'Atacama (un altro sito di grande importanza ambientale, già devastato dalle miniere di rame) e si dice che le imprese di Paesi come Bolivia, Argentina e Messico si stiano sviluppando maggiormente e con piani molto aggressivi. Secondo il Portal Minero de Chile, che riporta fonti dell'industria cilena del litio, «Il nostro Paese ha le maggiori e le migliori riserve di litio del mondo ed è il maggiore produttore, però le restrizioni legali che affronta l'industria faranno in modo che nel tempo questa condizione vada perduta». I cileni non guardano certo al socialismo minerario boliviano, ma all'Argentina, dove il governo ha recentemente firmato un accordo pubblico-privato con la Toyota per la fornitura di litio destinato alla produzione di batterie di auto di lunga durata.
Però, che il litio sia considerato soprattutto il nuovo tesoro della Bolivia lo si capisce anche dalla richiesta delle Forze Armate di La Paz che chiedono che il 3% delle entrate provenienti da litio, gas e ferro vengano destinate ad un "Fondo de disponibilidad de los militares". I militari boliviani vogliono accedere al banchetto della vendita delle risorse naturali, a cominciare dai 19,3 milioni di dollari degli idrocarburi e puntando alle prossime entrate statali di litio e ferro. Una richiesta che è stata presentata direttamente dal ministro della difesa Walker San Miguel e che fa parte di un pacchetto di 15 norme per rafforzare l'esercito.
I militari si richiamano all'articolo 6 della nuova Costituzione della Bolivia che prevede la distribuzione di una parte dei guadagni netti provenienti dalle risorse strategiche del Paese, idrocarburi, minerali, non minerali, risorse idriche ed altro, e dai trattati e convenzioni con organismi non governativi ed altri Paesi amici.
Attualmente, la Ley de Hidrocarburos prevede di destinare parte delle entrate statali anche a Forze armate e polizia. La sola Imposta diretta sugli idrocarburi dovrebbe raggiungere i 644.116.816 dollari, una cifra enorme per la poverissima Bolivia, il 3% chiesto dai militari per difendere la Patria e i salar del litio frutterebbe loro 19.323.564 dollari. I governo Morales ha concesso lo sfruttamento della miniera di ferro del Mutún alla Jindal Steel&Power, e con l'inizio dello sfruttamento dovrebbero entrare nelle casse boliviane milioni di dollari. Ma il vero affare è lo sfruttamento diretto del litio e la realizzazione di una filiera industriale boliviana nel settore. I militari boliviani pensano litio e sognano elicotteri, imbarcazioni, sistemi radar...