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[03/02/2010] News
LIVORNO. Quando usiamo la metafora che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere contemporaneamente la crisi economica e quella ecologica (e quindi anche quella sociale e quella alimentare) e tantomento il mercato lasciato alle sue regole, passiamo forse per gli scettici che non vogliono mai vedere il bicchiere mezzo pieno. In realtà ci sforziamo moltissimo nel fare l'esatto contrario, ma un conto sono i propositi un conto sono i dati di fatto. A tutti ormai, pare chiaro infatti il rapporto tra consumi e sostenibilità ambientale. Fior di analisti si sperticano nel sottolineare come il consumatore medio sia sempre più attento a scegliere i prodotti che acquista e segnatamente quelli ecosostenibili, ma da qui a credere che la svolta sia cosa fatta basta leggersi i dati sui consumi delle famiglie a dicembre 2009 che sono aumentati dell'1% rispetto allo stesso mese del 2008. In particolare tirano le spese per casa ed elettrodomestici. I dati - dice la Confcommercio (fonte Ansa) - confermano il lento e graduale miglioramento anche se si è ancora lontani dai livelli della prima parte del 2008. Rispetto a novembre 2009, poi, la variazione è nulla. Terzo rialzo consecutivo dei beni e servizi per la casa (+1,3%). Il digitale terrestre trascina la domanda di tv, bene gli elettrodomestici. Dunque come era prevedibile, appena la crisi si è attenuata, si è tornati a consumare e se il trend della ripresa economica proseguisse o se i salari aumentassero è facile immaginare una ripresa dei consumi a doppia cifra. Se dunque non si forza il mercato a produrre beni di consumo dentro una logica di sostenibilità ambientale e sociale alla fonte, fidarsi solo dei gusti dei consumatori (importanti ma non decisivi e soprattutto molto volatili) è ai limiti dell'ingenuità.
Il mercato procede secondo logiche molto complesse e non lineari. Un altro esempio giustifica le nostre perplessità - e per fortuna non solo nostre - sulle sue capacità di risoluzione di ogni tipo di problema. Anche in rapporto alle discrasie tra economia finanziaria e reale. Il prezzo del petrolio alto, la successiva crisi mondiale e la scommessa di Obama sulle auto elettriche hanno fatto puntare l'attenzione del mercato sulle vetture ecologiche come mai prima d'ora. La prima a beneficiarne doveva essere la Toyota, avendo nel suo parco auto la Prius, la migliore e la più venduta tra le ibride in commercio. Ma qualcosa non ha funzionato, visto che la Toyota è in crisi ed è di oggi il crollo in Borsa del suo titolo che cede il 5,49% mentre dagli Usa arrivano segnalazioni di problemi proprio sulla Prius e minacce di sanzioni. La casa giapponese che in gennaio ha registrato vendite in calo del 15,8% è nei guai perché secondo gli esperti Usa il maxi richiamo per problemi all'acceleratore è arrivato tardi e la Toyota potrebbe essere citata per danni. Lo stesso ente ha ricevuto 102 segnalazioni di difetti per la Prius. Così non se la passa meglio la Honda che ha gli utili in calo del 38,5%, ma stime al rialzo visto che punta su auto ecologiche e consumi efficienti in Giappone e sui mercati emergenti. La casa giapponese (fonte Ansa) ha chiuso i primi 9 mesi dell'esercizio in corso a 196,22 miliardi di yen (1,6 miliardi di euro), le stime per l'anno intero sono riviste al rialzo a 265 miliardi di yen, dai precedenti 155 (+71%). Sempre nei 9 mesi registrati ricavi per 6.300 miliardi di yen (-23,4%) ma è atteso un rialzo sull'anno: da 8.450 a 8.530 miliardi di yen.
Dunque la borsa individua - ci par di capire - nella futura domanda di auto ecologiche un motivo per stimare al rialzo le quote della Honda ma come si è visto per Toyota questa non è garanzia sufficiente perché il prodotto poi sia di qualità. Un'alternativa al mercato non c'è attualmente e noi meno degli altri abbiamo l'asso nella manica da calare per far saltare il banco, ma almeno sarebbe importante prendere atto del reale contesto in cui viviamo e capire come uscire da un paradigma economico inostenibile quasi da tutti i punti di vista (non da tutti altrimenti non godrebbe ancora di buona salute...). Un'economia ecologica vera, che sia l'economia tout court di domani, non può pensare di eliminare i rischi del mercato ma neppure reggersi su queste regole che finirebbero per vanificarne in nuce le sue potenzialità, che poi sono semplicemente quelle di conservazione delle risorse del pianeta.