[03/02/2010] News
GROSSETO. L'energia da impianti fotovoltaici ha raggiunto e superato, secondo i dati forniti pochi giorni fa dal Gse, il previsto traguardo degli 800 MW di potenza. Sono infatti 815 i megawatt di potenza incentivata attraverso il meccanismo del conto energia, che corrispondono a oltre 60 mila impianti in esercizio, di cui 56.142 relativi al nuovo meccanismo di incentivazione (per una potenza complessiva di 649 MW) e i rimanenti 5.731 impianti relativi al primo sistema (con una potenza di 164 MW).
Le stime del Gse sulla base dell'andamento del 2009 fanno prevedere che verrà raggiunto il tetto dei 1.200 MW nel mese di luglio 2010. Ma il decreto relativo al nuovo conto energia, ovvero quello che andrà in vigore a partire dal 1 gennaio 2011 potrebbe indurre a rivedere le previsioni per il futuro e mettere a rischio l'obiettivo di arrivare al 2020 al 17% di consumi di energia coperti da fonti rinnovabili, con un contributo di circa 8.000 Megawatt da parte del settore fotovoltaico
Preoccupazioni sono espresse da Assosolare riguardo ai tagli agli incentivi previsti dalla bozza di decreto, ritenuti invece «ragionevoli» dall'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti.
Secondo Assosolare «il governo ha accolto con favore l'innalzamento a 3mila MW di potenza incentivabile (nella precedente bozza era di 1.500MW che, stante l'attuale crescita del settore, si sarebbero già esauriti nel 2011) ma continua a non tenere conto della posizione condivisa dalle maggiori associazioni del settore che sostengono che: il taglio massimo accettabile dell'incentivo per i grandi impianti può essere del 14% nel 2011, rispetto ai valori del 2010».
La bozza di decreto, messa a punto dal ministero dello Sviluppo economico, rivede infatti al ribasso le tariffe incentivate, che riguarderanno per complessivi 20 anni un tetto massimo di 3mila Mw di potenza a partire dagli impianti che entreranno in esercizio dal primo gennaio 2011, con una potenza nominale oltre 1 chilowatt e collegati alla rete con un unico punto di connessione. Per gli impianti che entrano in esercizio nei due anni successivi ( 2012 E 2013) è prevista una riduzione degli incentivi pari al 6% ogni anno e per quelli che entreranno in produzione dal 2014 dovrà essere emanato (entro il 2012) un decreto da parte del ministero delle Sviluppo economico (di concerto con l'Ambiente e d'intesa con la Conferenza unificata). Saranno maggiormente incentivati gli impianti integrati architettonicamente, per i quali sono previste apposite linee guida da parte del Gse, mentre scendono gli incentivi per impianti superiori a 200 chilowatt avviati entro il 2011, e la tariffa sarà ulteriormente decurtata del 2% l'anno per gli impianti entrati in funzione negli anni successivi.
Quindi tagli consistenti che vanno dal 20 al 30% secondo vari calcoli e che puntano a raggiungere la grid parity (ovvero la parità di costo con le altre fonti) in tempi senza dubbio più brevi di quelli indicati come ragionevoli da parte delle associazioni del solare.
«Il taglio agli incentivi previsto del 25% sulla tariffa dei grandi impianti proposto dal ministero dello Sviluppo economico- dice Assosolare- frenerà il mercato, il tasso di rendimento dell'investitore si abbasserà di circa il 40%, rendendo non più conveniente il settore e l'Italia sarà sempre più lontana dagli obiettivi del 2020» . Mentre per l'amministratore delegato di Enel «la riduzione degli incentivi si accompagna a un aumento dell'efficienza. Ed è giusto e naturale che le tariffe si adeguino».
Oltre ai tagli vi sono altri due punti segnalati da asso solare ma non accolti dal Governo, che l'associazione ritiene invece assai importanti. Uno riguarda la conferma degli incentivi per la sostituzione dell'amianto sui tetti degli edifici con pannelli fotovoltaici e l'altro il premio per le serre- strutture assai energivore- che utilizzano la copertura fotovoltaica.
Sul caso interviene anche l'Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) che dice: «Come già visto prima della pausa natalizia, una nuova bozza di decreto sul futuro Conto energia - in circolazione ormai da qualche giorno sui vari media - rischia di creare forte preoccupazione tra gli operatori di settore.
Prima di entrare nel merito del documento in questione, APER ritiene ancora una volta indispensabile ribadire che la diffusione di bozze più o meno ufficiali sortisce l'unico effetto di disorientare gli investitori determinando una vera e propria turbativa del mercato, cosa che oggi il nostro Paese non può sicuramente permettersi. È per questa ragione che l'Associazione ha da tempo adottato un approccio prudenziale, rifiutandosi di diffondere questo genere di documenti "ufficiosi" anche all'interno dell'Associazione stessa e concentrandosi invece sul dialogo e sul legittimo pressing nei confronti degli attori istituzionali a cominciare dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Entrando ora nel merito della questione, indubbiamente l'ultima versione del testo di decreto pervenuta ad APER a fine gennaio presenta alcune criticità che puntualmente e tempestivamente sono state fatte presenti al Ministero. I tempi e i margini sono ormai piuttosto ristretti e sebbene l'impostazione complessiva del Decreto sia giudicata positivamente, l'Associazione ha espressamente evidenziato i punti che presentano le maggiori criticità:
- tariffe incentivanti: sono stati ipotizzati dei tagli eccessivi;
- periodo transitorio tra tariffa incentivante 2010 e 2011;
- decremento annuale delle tariffe incentivanti: non più del 4% annuo;
- bonus (10%) per sostituzione amianto/eternit;
- incentivazione per tettoie e pensiline (stessa tariffa riconosciuta ad impianti su edifici).
Se il superamento di queste criticità sono ritenute vitali per mantenere in salute il settore, altrettanta importanza va data alle tempistiche di approvazione ed emanazione. Non si faccia il gravissimo errore di rimandare ogni decisione a dopo le elezioni regionali. L'avvicinarsi delle elezioni potrebbero causare un rinvio dell'adozione del presente provvedimento e anche delle linee guida nazionali sul procedimento unico di autorizzazione degli impianti alla Conferenza Stato-Regioni post elettorale di maggio. Deve essere chiaro a tutti che questo eventuale fermo elettorale provocherebbe un danno significativo al mercato, a tutto il settore della produzione di energia da fonti rinnovabili ed un inevitabile blocco di cantieri e progetti in corso».