[03/02/2010] News

L’Italia, Israele, l’Iran, l’ambiente e il nucleare "umanitario"

LIVORNO. La svolta anti-iraniana della visita di Silvio Berlusconi in Israele mette a rischio i forti interessi che l'Italia ha da sempre in quel Paese, sia nel campo degli idrocarburi che in quello delle infrastrutture. L'Italia era fino ad ora lo Stato occidentale che aveva fatto più affari con la Repubblica Islamica, una costante per tutti i governi di ogni colore, tanto che l'Italia non è stata "accettata" nel gruppo dei 6 (Cina, sa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Germania) che ha prodotto le sanzioni nucleari contro l'Iran perché gli occidentali non volevano un altro "amico" di Teheran oltre cinesi e russi. Fino ad ora l'Italia era stata molto prudente, guardando soprattutto ai suoi interessi petroliferi e gasieri, anche nei momenti di repressione più dura, ora Berlusconi si schiera apertamente con Israele e chiede di punire l'Iran e di fare in modo che non sviluppi il suo programma nucleare. Ormai la stranezza che questa richiesta venga da un Paese, l'Italia, che è lanciato verso una nuova corsa al nucleare e che ospita testate nucleari puntate proprio sul Medio Oriente, e da un altro Paese, Israele, che ha centrali nucleari e che si è dotato segretamente ed in violazione di ogni accordo e trattato di non proliferazione nucleare, di armi atomiche, non fa nemmeno più notizia. Una gigantesca contraddizione che non è nemmeno oggetto di discussione...

Naturalmente Berlusconi ha avuto in cambio del costoso disimpegno dall'Iran e della folkloristica richiesta dell'accoglimento di Israele (un Paese in guerra, che occupa territori di altri Stati e con problemi di diritti umani per la sua minoranza arabo-palestinese) una compensazione economica. Ne fa fede lo stuolo di ministri italiani ed imprenditori al seguito e lo testimonia anche la nota del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo che ha firmato due importanti accordi di cooperazione in materia ambientale con i ministri dell'industria, del commercio e del lavoro Benjamin Ben Elizier e col Ministro dell'Ambiente Gilard Erdan.

«Italia ed Israele - dice la Prestigiacomo - collaborano sin dal 2003 sulle tematiche ambientali. Esiste un collaudato rapporto su problemi quali la gestione delle risorse idriche, delle fonti energetiche alternative e rinnovabili, delle nanotecnologie, della lotta alla desertificazione, dei processi di desalinizzazione. Un rapporto fortemente positivo che verrà implementato le due intese siglate».

La nota del nostro italiana spiega che «L'accordo con il ministero dell'ambiente riguarderà in particolare la promozione di programmi di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici; la individuazione di politiche e misure per combattere la desertificazione; le validazione di un modello di monitoraggio dell'erosione delle coste del Mediterraneo. L'intesa col ministero dell'industria prevede il rafforzamento della cooperazione tecnologica-industriale in materia di fonti rinnovabili e di gestione delle acque. In particolare Italia e Israele lavoreranno assieme sul riutilizzo delle acque reflue depurate, la desalinizzazione, trattamento delle acque reflue urbane ed industriali, il risparmio idrico, l'innovazione in campo irriguo, la tutela delle acque e delle risorse idriche. Queste intese puntano anche ad arricchire l'interscambio economico e tecnologico fra le imprese italiane ed israeliane».

Per ora le agenzie iraniane non commentano, se non indirettamente, come fa il sito in italiano dell'Irib: che sposta il tiro dal punto di vista umanitario e titola: «Sviluppo della tecnologia nucleare, l'Iran non ha scelta»,  poi accusa: «Migliaia di pazienti iraniani affetti dal cancro soffrono mentre le diplomazie occidentali continuano a ritardare, in tutti i modi, l'approvvigionamento dell'Uranio arricchito al 20% per il reattore di ricerca di Teheran, costruito prima della rivoluzione islamica dagli Stati Uniti d'America».

Secondo Ali Baqeri, vice capo-negoziatore iraniano per il nucleare e membro del Supremo Consiglio Nazionale per la Sicurezza, «Avere uranio arricchito al 20% non è solo un diritto per l'Iran, come firmatario del trattato di non proliferazione. Il comportamento "incivile" dei paesi occidentali ha lasciato senza medicine 850 ammalati di cancro iraniani che prima invece le ricevevano proprio grazie al reattore di Teheran; il reattore produceva 20 differenti medicine per i pazienti affetti dal cancro. L'Iran non può stare a guardare la gente che muore e perciò non gli rimane altra scelta che sviluppare al suo interno la capacità per l'arricchimento dell'Uranio fino al 20%»

Irib sottolinea che «L'Iran produce uranio arricchito solo intorno al 3% nello stabilimento di Natanz. L'Iran, è da ricordare, ha chiesto tempo fa di essere provvisto del combustibile del minuscolo reattore di ricerca per chiare esigenze umane e mediche confermate dall'Aiea. I paesi occidentali hanno proseguito la baraonda mediatica e poi hanno chiesto all'Iran di consegnare il suo uranio arricchito al 3,5% per poter riceverne altro al 20%, rifiutandosi quindi di vendere quello pronto all'Iran. La richiesta, però, non era in buona fede e mirava chiaramente a sottrarre a Teheran l'Uranio arricchito e poi a non dare al paese ciò che chiedeva per curare i suoi malati; a dimostrare l'autenticità di questa tesi il fatto che quando l'Iran ha chiesto garanzie concrete per il fatto che il suo Uranio gli venisse veramente restituito, i paesi occidentali non si sono più fatti avanti. E sarà interessante sapere che proprio in materia di nucleare, i paesi occidentali come Francia e Germania hanno tutta una lunga storia di impegni assunti e poi non rispettati nei confronti dell'Iran. Negli anni '70, l'Iran firmò con la tedesca Kraftwerk Union, una sussidiaria della Siemens, l'accordo per la costruzione di un reattore nella città di Bushehr con la capacità di produzione di elettricità di 1,200 megawatts. I tedeschi, dopo aver ricevuto tutti i miliardi di dollari del contratto lasciarono l'Iran nel 1978. La compagnia francese Eurodif, inoltre, di cui l'Iran ha persino acquistato il 10%, non ha mai dato all'Iran le 50 tonnellate di UF6 acquistate prima della rivoluzione islamica».

Peccato che mentre si lamenta per il destino dei suoi malati a causa dei tradimenti dei ricchi e perfidi occidentali, l'Iran annunci l'inaugurazione di 6 nuovi progetti aerospaziali che vengono presentati oggi in occasione dei festeggiamenti del 31mo anniversario della vittoria della rivoluzione islamica. L'agenzia Mehr esulta: «Le novità in Iran sono numerose e davvero sorprendenti: oggi sono stati presentati 3 nuovi satelliti, Tolu'(Alba), Mesbah II (Lanterna II), Navid-e-Elm-o-San'at(Promessa di Elm-o-San'at) e in più il vettore spaziale Simorq, il suo motore, il primo centro per il processamento delle immagini satellitari e il primo laboratorio tridimensionale virtuale per la sperimentazione di satelliti. Inoltre, il Ministro della Difesa il generale Vahidi ha annunciato stamane l'entrata in orbita del satellite sperimentale Kavoshgar III (Esploratore III) che ha a bordo con se esseri viventi e che permetterà quindi agli scienziati iraniani di gettare le basi per l'invio nello spazio, promesso per il 2019 del primo astronauta iraniano».

L'Iran lancia oggi un avvertimento anche ai bellicosi propositi di Israele: avrebbe messo a punto un'arma speciale in grado di abbattere facilmente gli  elicotteri Apache di fabbricazione statunitense. Secondo quanto riporta l'agenzia Fars, il colonnello Nasser Arab-Beigi, direttore del reparto "autosufficienza" dei Pasdaran, ha spiegato che «L'arma è anche in grado di distruggere carri armati di ultima generazione. Il nemico non deve assumere che nel caso di un attacco all'Iran, gli elicotteri Apache possano avere una performance soddisfacente come in Iraq e in Afghanistan. L'obbiettivo principale del mio reparto è individuare i punti di forza del nemico e sviluppare armi che possano neutralizzare tali punti di forza nel caso di una guerra». Il nostro governo si è andato ad infilare proprio in un bel clima di distensione e pace...

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