[04/02/2010] News
GROSSETO. I tempi stringono per evitare che decada la delega al governo per scrivere le regole a cornice della rinascita del nucleare in Italia e il consiglio dei ministri ha deciso intanto di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l'installazione di impianti nucleari nei loro territori.
Il 15 febbraio è infatti il termine entro il quale, come previsto dal decreto Sviluppo approvato la scorsa estate, debbono esser varati almeno i primi decreti che riguardano i criteri per l'individuazione dei siti, gli oneri per le compensazioni locali e per lo statuto dell'agenzia per la sicurezza nucleare.
Decreti ancora in corso di discussione in parlamento e su cui pesa, anche se non è vincolante, il parere negativo espresso dalla Conferenza stato-regioni, ma che il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola ha comunque annunciato verranno approvati al consiglio dei ministri del prossimo 10 febbraio e che il decreto sullo statuto dell'Agenzia per il nucleare «è stato già firmato» e sarebbe sul tavolo del ministro dell'Economia per il concerto.
Per la presidenza dell'Agenzia, si fanno sempre più insistenti le voci che riguardano una probabile disponibilità da parte di Umberto Veronesi, che sarebbe un'ottima manovra di facciata per dare un'aurea di terzietà a una struttura di cui si conosce poco, invece, in termini di reale indipendenza, un criterio ritenuto necessario anche da parte dell'Aie.
Un governo che quindi va avanti a prescindere da quali siano le posizioni e le volontà espresse dalle regioni e che anzi va adesso ad impugnare le leggi che da tre di queste sono state approvate.
La decisione presa su proposta del ministro Claudio Scajola, d'intesa con il collega per gli Affari regionali Raffaele Fitto è stata motivata sulla base di questioni di merito e di diritto.
«In punto di diritto - ha spiegato il ministro Scajola - le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l`esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell`ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione)».
Quindi secondo il ministro «non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese».
«Nel merito - ha spiegato Scajola - il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell`energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo».
Per queste ragioni l'esecutivo chiede ora alla Consulta di dichiarare illegittimi quei provvedimenti che, di fatto, comporterebbero - soprattutto se poi seguiti da iniziative analoghe da parte di altre regioni - l'impossibilità per il governo di individuare luoghi adatti alla costruzione delle nuove centrali. O lo costringerebbe a localizzarli solo all'interno di perimetri militari, come previsto dalla legge recentemente entrata in vigore, che trasforma la macchina della difesa nazionale in una società per azioni. Ipotesi non certo facile da perseguire.
Comunque sia, fa sapere il ministro Scajola, «il governo impugnerà tutte le eventuali leggi regionali che dovessero strumentalmente legiferare su questa materia, strategica per il Paese».
Quindi le regioni sono avvisate e così anche i cittadini. Il nucleare si farà, anche dovesse essere contro tutti. Ma questo «è un approccio che rischia di condurci solo in un vicolo cieco- secondo il deputato Pd, Ermete Realacci- non sarà con la forza che si farà digerire agli italiani una scelta costosa e sbagliata».
E la considera Realacci « una debole ritorsione visto che già il governo è di fronte alla Corte Costituzionale per l'inaccettabile legge che impone, unico caso in un paese occidentale, anche attraverso la militarizzazione dei siti, la costruzione delle centrali nucleari contro il volere delle regioni e dei territori».