[04/02/2010] News
FIRENZE. Manca solo la Gazzetta ufficiale. Poi saranno restituiti ai cittadini non allacciati ad impianti di depurazione i soldi per un servizio non erogato. Dopo la sentenza della Corte costituzionale dell'ottobre 2008, che sanciva l'illegittimità di quel pagamento, il Ministero dell'ambiente ha emanato un decreto in cui si "invitano" i gestori del Servizio idrico a interrompere l'inserimento in tariffa della quota depurazione a quei cittadini non allacciati ad impianti e a rimborsare le quote stesse pagate nei 5 anni precedenti. Tale decreto ha avuto il via libera della Corte dei conti.
Tutto liscio quindi? Non proprio. Un primo aspetto riguarda proprio l'entità del rimborso che riguarda una parte dell'utenza (intorno al 25%). Le Aato (Autorità di ambito territoriale ottimale) dovranno fare conti precisi (utenze non collegate, quote versate..), e i gestori dovranno specificare se erano già stati investiti dei soldi per gli impianti di depurazione, dalla progettazione all'esecuzione lavori, perché questi denari non saranno indennizzati cioè saranno "scalati" dalla restituzione. Alla fine si capisce che saranno completamente risarciti solo quei cittadini che vivono in aree più arretrate strutturalmente dove proprio al servizio di depurazione e all'ambiente non si è mai pensato.
Inoltre lo stesso decreto, considerato che i gestori (anche in via ordinaria) non hanno risorse economiche e non riescono ad espletare il servizio e fare gli investimenti per le infrastrutture avvalendosi solo della tariffa come prevede la legge, fornisce alle Aato la possibilità di andare in deroga agli stessi piani tariffari approvati facendo pagare agli utenti allacciati al depuratore la quota di quelli non allacciati. Questa eventualità crediamo non si verifichi perché romperebbe la "quiete sociale" scatenando le ire di cittadini che hanno già dato.
Questa vicenda è un'ulteriore conferma di come il sistema non regga. In questo caso poi, se analizziamo bene, alla lunga si verifica una specie di partita di giro. Si restituiscono i soldi (pochi) ai cittadini perché non si è depurato, che pagheranno gli stessi cittadini perché abbiamo acque all'origine, cioè nelle falde e nei fiumi, inquinate (ovviamente anche dal settore industriale ed agricolo), che se inviate alla potabilizzazione necessitano di trattamenti più sofisticati, che tradotto vuol dire spese maggiori pagate ad oggi con la tariffa.
L'Europa ci ricorda con le sue varie procedure d'infrazione, che l'Italia da questo punto di vista non merita di stare tra i Paesi più avanzati perché restituisce all'ambiente i propri rifiuti non occupandosene in modo adeguato. Al di la della restituzione dei denari ai cittadini, forse nei casi di vera inadempienza da parte dei gestori si dovevano mettere in discussione gli stessi affidamenti. Ma questo presupporrebbe un authority o un sistema di vigilanza all'altezza che in realtà non c'è. E questa è la più grossa lacuna del settore a cui la politica deve dare risposta.