[04/02/2010] News toscana
FIRENZE. La giunta regionale toscana ha incaricato un gruppo di lavoro per fare un primo rapporto sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito la Toscana ed in particolare l'area del Serchio, rapporto che è arrivato alla Commissione Territorio e ambiente che a sua volta ha ricevuto incarico dal Consiglio regionale di svolgere un'indagine per individuare cause di rottura degli argini, interventi di emergenza a breve termine e investimenti strutturali sul lungo periodo. Visti i tempi ristretti si tratta di valutazioni che andranno approfondite nella prossima legislatura, come ha riferito la presidente della Commissione Rosanna Pugnalini (Pd) e come noi auspichiamo se vogliamo che da questo evento si traggano insegnamenti utili per il futuro.
Partendo intanto dagli aspetti che logicamente interessano maggiormente cittadini ed imprese, cioè tenore e tempi dei risarcimenti, per ora pare certa solo la stima dei danni (quasi definitiva anche se si stanno ancora acquisendo informazioni): si parla di 350 milioni di euro che sarebbero necessari per rimettere in piedi i territori delle province alluvionate. Il governo sta decidendo e valutando i dati forniti dalla Regione per erogare i risarcimenti ed in concreto proprio l'esecutivo regionale lunedì scorso ha varato lo stanziamento di un fondo di garanzia di cinque milioni per le imprese di Pisa, Lucca e Massa Carrara che hanno subito danni dall'esondazione del Serchio.
«Uno stanziamento - hanno precisato i tecnici regionali - che non deve essere considerato un contributo ma un'agevolazione e che attiverà circa 100 milioni di finanziamenti». Il gruppo di lavoro incaricato dalla giunta ha effettuato anche una ricognizione per risalire alle cause di un disastro scaturito «da eventi straordinari, ripetibili vista la stagione e sui quali è necessario attivare ragionamenti e approcci diversi». Sicuramente nel bacino del Serchio sono cadute piogge importanti ma non eccezionali e comunque le aree sono state alluvionate da una rottura dell'argine.
Altre osservazioni venute dai tecnici trovano maggiori riscontri: «La struttura di allertamento è da rivedere» e «servono nuovi parametri calibrati su limiti più bassi rispetto agli attuali». Durante la discussione in Commissione ambiente il consigliere del Pd Giovanni Ardelio Pellegrinotti ha toccato uno dei temi centrali riguardanti le acque e il governo dei fiumi (non solo del Serchio): «sono troppe le competenze e farraginosa è la burocrazia che si spreca attorno al fiume. Non è più possibile andare avanti così. Meglio redigere un protocollo al quale tutti gli enti devono attenersi».
Altra sollecitazione interessante e condivisibile è venuta dal vicepresidente della commissione Andrea Agresti (An-Pdl): «il rischio che interventi di ripristino già fatti possano vanificarsi è concreto se non affrontiamo di petto alcune questioni stringenti. Il sistema idraulico è in crisi ed è evidente una scarsa attenzione al territorio da parte delle istituzioni».
Va detto però che quando si parla dai banchi dell'opposizione tutto risulta più semplice poi sul territorio, anche in altre regioni dove governano maggioranze di centro-destra, non si registrano particolari attenzioni. Il segretario della commissione Luca Paolo Titoni (Udc), ha voluto allargare il ragionamento oltre le province colpite. «Occorre affrontare il problema della messa in sicurezza di tutta la Toscana, redigere un quadro completo e calcolare l'ammontare delle risorse necessarie».
Secondo i tecnici l'ammontare di queste risorse supererebbe il miliardo di euro. Queste cifre non saranno mai disponibili, ma bisogna ribadire che con interventi di prevenzione, almeno i prioritari, si risparmierebbero parecchi soldi: ad esempio per il bacino dell'Arno è stata stimata la necessità di 111 milioni di euro per mettere il territorio in una condizione di sicurezza accettabile da rischio frana. Cifre che rispetto a quelle post evento sono sicuramente più abbordabili.