[05/02/2010] News

Il lupo riscopre l'Appennino, dall'Abruzzo parte il progetto Wolfnet

GROSSETO. Il lupo, dopo aver snobbato per qualche decennio la dorsale appenninica è tornato - seppur lentamente- a ripopolare il vecchio areale e sta colonizzando nuove aree fino alle alpi occidentali.
Un fatto che sta creando disagi -più o meno motivati -e ostilità da parte delle comunità locali e soprattutto da parte del settore zootecnico che lo vedo come una vera e propria minaccia.
Un problema che ha l'esigenza di essere affrontato e gestito per evitare da una parte attività di persecuzioni illecite dal momento che il lupo è una specie protetta sia al livello nazionale che internazionale, dall'altra monitorarne la presenza e prevedere azioni mirate così da fornire risposte concrete al settore che si sente maggiormente minacciato.

Ed è con questi obiettivi che nasce in Abruzzo il progetto Wolfnet, il cui ente beneficiario e coordinatore è il Parco nazionale della Majella e come beneficiari associati i Parchi nazionali del Pollino, delle foreste Casentinesi, monte Falterona e Campigna, la provincia dell'Aquila, l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle regioni Lazio e Toscana e Legambiente. Il progetto da un miliardo e 600 milioni, ha come principale finanziatore l'Ue mentre altri 8 enti pubblici, tra riserve naturali, parchi nazionali e regionali, province appenniniche, hanno cofinanziato il progetto, e tutte le regioni i cui territori sono interessati dallo sviluppo delle attività hanno reso il loro supporto istituzionale.
L'obiettivo principale di Wolfnet è quello di sviluppare ed applicare, in modo coordinato, modelli ideali di tutela e gestione del lupo nel contesto delle montagne appenniniche.

Questo significa ridurre il conflitto lupo-zootecnia attraverso la standardizzazione, coordinamento ed implementazione del sistema accertamento del danno-indennizzo-prevenzione-mitigazione basato sulle specifiche realtà territoriali; contrastare il fenomeno delle mortalità illegali mediante azioni mirate alla riduzione e/o soppressione della persecuzione diretta nei confronti della specie; ridurre i rischi sanitari in grado di incidere sfavorevolmente sulla dinamica di popolazione del lupo.
E infine minimizzare l'impatto delle attività antropiche che possono arrecare disturbo nei siti e nei periodi riproduttivi e alle diverse fasi del ciclo biologico della specie.

Ma tra gli obiettivi c'è anche quello di esportare un modello gestionale, sostenibile sul lungo termine e rimodulato sulle caratteristiche locali ecologiche e socio-economiche, all'interno di altre aree protette e/o territori non protetti della rete Appennino parco d'Europa (Ape).

Le azioni previste consistono nella creazione di un network istituzionale per l'unificazione delle procedure decisionali relative alla gestione del lupo e per una conservazione condivisa della specie all'interno di Ape; implementazione delle procedure di accertamento dei danni causati dal lupo alla zootecnia; strategie mirate di prevenzione del fenomeno delle predazioni sul bestiame e mitigazione del conflitto lupo-zootecnia, adattate alle realtà locali e non sviluppate su criteri generalisti. Si prevedono inoltre attività diagnostiche e specialistiche medico-legali ed investigative di contrasto alla persecuzione illegale nei confronti del lupo, mediante le attività dei medici veterinari dei parchi e la istituzione, nei tre parchi nazionali coinvolti, di gruppi operativi specialistici (Gos). Infine è prevista la tutela dei nuclei riproduttivi di lupo e il rilevamento precoce delle situazioni di rischio.

Con Wolfnet si vuole quindi ridurre il conflitto tra la presenza del lupo e la zootecnia, individuando un percorso per ridurre l'estrema eterogeneità delle procedure e delle regole per l'indennizzo dei danni che porta ad avere dati non oggettivi, da cui deriva una percezione falsata del fenomeno dei danni al bestiame provocati dal lupo. Una disomogenea e non appropriata valutazione economica e dei conseguenti sistemi di compensazione, determina una errata erogazione degli indennizzi, metodi di prevenzione inadeguati e non risolutivi e, inoltre, una gestione che non garantisce i livelli essenziali di tutela del predatore.

Una situazione che ha incentivato anziché minimizzato le ostilità nei confronti del lupo da parte degli allevatori e delle comunità locali e creato una crescente sfiducia negli enti gestori e nelle politiche di conservazione.
Per questo si prevede lo sviluppo di misure specifiche di prevenzione che siano calibrate sulle singole realtà territoriali, congrue ai sistemi di gestione zootecnica che tengano in considerazione le particolari condizioni ecologiche locali relative al predatore. Oltre a ciò, saranno sviluppate apposite attività di assistenza e supporto agli allevatori, con l'intento di incrementare la tolleranza nei confronti del lupo e di facilitare il mantenimento della coesistenza lupo-attività antropiche sul lungo termine.  

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