[28/07/2009] News

Equilibri demografici a Shanghai

ROMA. Non è solo legalmente possibile, ma è anche auspicabile che a due genitori figli unici mettano al mondo due figli. Non è una marcia indietro, quella proposta da Xie Linli, direttore della Commissione per la pianificazione della popolazione e della famiglia della città di Shanghai. Ma certo è una nuova interpretazione della politica del figlio unico inaugurata trent'anni fa, nel 1979, da Deng Xiaoping, il grande riformatore dell'economia e della società della Cina.

Il succo della politica demografica di Deng è che le coppie cinesi, tranne specifiche eccezioni, potessero avere uno e uno solo figlio. Si calcola che in trent'anni la legge, mai davvero fatta propria dalla popolazione, ha evitato la nascita di 300 milioni o forse 400 milioni di cinesi. Ma ha provocato qualche distorsione. Il più odioso è l'aborto selettivo: molte coppie hanno evitato la nascita di figlie femmine. Il più profondo da un punto di vista demografico è il rapido cambiamento della struttura per età della popolazione. Da una struttura piramidale a base larga (pochi anziani, moltissimi giovani) in trent'anni si è passati a una struttura a botte (pochi giovani e un numero crescente di anziani) e il rischio è che si passi presto a una sorta di piramide rovesciata (pochissimi giovani, moltissimi anziani).

La popolazione di Shanghai, con 15 milioni di persone, è alla testa di questa rapidissima trasformazione. Già oggi la fascia anziana, con più di 60 anni di età, è pari al 21,6% dell'intera popolazione. Ma si calcola che nel 2020 gli anziani saranno il 34% e nel 2030 il 40% dell'intera popolazione della città.

Di qui l'invito di Xie Linli, rilanciata dai mass media locali: coppie di Shanghai approfittate delle opportunità della legge e fate più figli. La legge prevede che le coppie costituite da due figli unici possano generare non uno, ma due figli. E questa opportunità va colta, sostiene il direttore della Commissione per la pianificazione della popolazione e della famiglia. Non è una marcia indietro rispetto alla politica di Deng, ma certo è una nuova interpretazione.

Il problema è che da una condizione iniziale molto squilibrata - una popolazione giovane in rapidissima crescita - si sta passando a una condizione specularmente opposta, non meno squilibrata: una popolazione troppo anziana. È opinione diffusa che trent'anni di politica del figlio unico hanno consentito di evitare che decine di milioni di persone patissero la malnutrizione, di lenire l'impatto ambientale aggiuntivo di una popolazione di 400 milioni persone, di accelerare la crescita economica.

Ma ora la nuova condizione di squilibrio con una popolazione troppo anziana rischia di diventare socialmente insostenibile. Trent'anni fa c'erano 7,7 persone in età da lavoro per ogni anziano, oggi il rapporto è sceso a 1,6. Non solo non ci sono risorse economiche sufficienti per pagare una pensione alle persone anziane (il welfare pensionistico in Cina è pressoché inesistente), ma non ci sono neppure giovani sufficienti che riescano ad accudire gli anziani in famiglia, com'è nella tradizione cinese. Se prima la famiglia allargata consentiva a 4, 5, 6 o 7 figli di prendersi carico dei genitori anziani, oggi non è raro che un solo nipote debba accudire a quattro nonni. Inoltre, dicono gli economisti, l'aumento della popolazione anziana rischia di compromettere la crescita economica della Cina.

La verità è che la Cina non ha raggiunto l'optimum demografico. Ma che da una condizione molto lontana dall'equilibrio si sia passata a una condizione opposta, non meno lontana da una condizione di equilibrio.

Di qui l'esigenza di "fare più figli". La nuova interpretazione della politica demografica a Shanghai se estesa a tutta la Cina rischia di assestare un ulteriore colpo a un ambiente già molto stressato? Non necessariamente. L'impatto umano sull'ambiente è frutto di tre grandi fattori: la popolazione totale, i consumi pro-capite di materia/energia e la qualità ambientale dei consumi. Se la Cina riuscirà a contenere i consumi pro-capite di materia e di energia non rinnovabile e riuscirà ad aumentare la qualità ecologica dei consumi residui, allora il tentativo di riequilibrio demografico sarà ecologicamente sostenibile. Altrimenti andrà incontro a una nuova, pericolosa oscillazione.

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