[08/02/2010] News

Tuvixeddu: il consiglio di stato salva la necropoli. Una vittoria anche ambientalista

GROSSETO. Una sentenza del Consiglio di Stato pone fine ad un contenzioso che durava ormai anni e che impedirà la realizzazione a Cagliari di un progetto di edilizia residenziale a ridosso della necropoli punico-romana di Tuvixeddu, dove sono rimaste alcune delle migliaia di tombe che risalgono al periodo compreso tra il VI e il III secolo a.C.

Il progetto prevedeva la realizzazione di un'area residenziale, conosciuta come comparto E3, per un totale di alcune decine di migliaia di metri cubi di cemento, proprio a ridosso del colle che è considerato una delle più vaste aree storico-monumentali del Mediterraneo.

L'area di Tuvixeddu, è stata sin dall'antichità oggetto di depredazioni e di scempi e soprattutto nel corso dell'ultimo secolo sono stati arrecati danni irreparabili sia dalla selvaggia espansione urbanistica della città di Cagliari, sia dalla scellerata attività estrattiva che la vicina  Cementeria di Santa Gilla e la Calceidrata di via Is Maglias, praticavano per estrarre il calcare. Legambiente è da anni impegnata per cercare di salvaguardare e valorizzare quanto è rimasto dell'area archeologica.

Il Consiglio di Stato conferma ora quanto l'associazione ambientalista e la passata giunta regionale sostenevano da anni, ossia che le autorizzazioni edilizie richieste allo stato attuale, debbano tenere conto sia del vincolo paesaggistico del 1997, sia del Codice del paesaggio (D. lgs. N.42 del 2004) e del Piano paesaggistico della regione Sardegna del 2006, che aveva appunto ricompreso in questo vincolo  Tuvixeddu e Tuvumannu. In sostanza, l'autorizzazione paesaggistica del 1999, riferita al piano generale, costituisce solo una cornice di riferimento ma non fa discendere automaticamente le autorizzazioni edilizie, che come ha ribadito il Consiglio di Stato devono essere ottenute per ogni singolo intervento con adeguata motivazione paesaggistica.

Alla luce di questa sentenza «appare oggi ancora più improvvida e azzardata - commenta Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna - la recente delibera della giunta Regionale che ha confermato la volontà di dare attuazione all'accordo di programma stipulato con il Comune di Cagliari nel 2000, indifferente al Codice Urbani che del 2004 ha profondamente modificato la considerazione del bene ambientale, impassibile davanti all'opinione pubblica, incurante degli interventi di esperti e studiosi anche di fama internazionale a favore della salvaguardia del colle».

Adesso l'auspicio espresso dal presidente sardo di Legambiente è che «il comparto annullato non sia più presente nella campagna pubblicitaria che inonda quotidianamente la carta stampata».

Oltre al fatto che avvenga presto un confronto - da tempo richiesto - con il presidente della regione Cappelli «sulla necessità di realizzare un grande parco archeologico-ambientale» nell'area dove si è evitato lo scempio di beni archeologici.

Un desiderio espresso anche dal senatore Roberto Della Seta, ovvero «che questa decisione della suprema  magistratura amministrativa segni davvero un punto di svolta e convinca la  regione Sardegna e il ministero dei Beni culturali ad agire fattivamente per  la difesa di questa zona di grandissimo valore, creando un grande parco  archeologico-ambientale che allontani per sempre la minaccia di un progetto  edilizio in contrasto con le direttive del codice Urbani».

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