[08/02/2010] News toscana

Energia: conservatori di tutta Europa, unitevi!

LIVORNO. C'era una palude, piena di gamberi, granchi, erbe ed uccelli. Poi vennero gli uomini, iniziarono ad approfondire i canali, a rialzare le secche, a portare pietre e pali, a costruire ville ed abitazioni, ponti e strade. Fu una distruzione sistematica della parte centrale della palude. Solo per costruire Venezia. Un piccolo e conosciuto paradosso per indirizzare una lettera aperta ai neoconservatori del paesaggio.

Non nel senso di conservatori del paesaggio, ma proprio di conservatori in politica, fino ad essere reazionari e certamente immemori. Noi, in Toscana, viviamo immersi in un paesaggio "costruito". Dai terrazzamenti degli ulivi, alle torri di guardia, dai borghi alle bonifiche, il nostro paesaggio è in gran parte costruito nel corso di tutta la nostra storia.

Per esempio il paesaggio agrario toscano è stato modellato dal rapporto di mezzadria (ah, Emilio Sereni, riposa in pace ). Nel rapporto di mezzadria il lavoro era a costo zero, non pagato ne contabilizzato. Quindi era ovvio che tutto il territorio venisse coltivato, per tirar fuori anche produzioni marginali. Si coltivavano le "prode" con una fila di vigneto, gli spigoli dei campi, i terreni in alveo dei fiumi.

Soprattutto si coltivavano anche terreni poco produttivi, non irrigui e di bassa resa, tanto era il mezzadro a sgobbare. La mezzadria è finita da 50 anni, quasi. Nel frattempo siamo in Europa, e vogliamo abbassare le protezioni doganali ed i premi che ancora si danno alle produzioni eccedentarie.

Come diceva un barbuto filosofo/economista dell'800 ed anche Emilio Sereni nella sua "storia del paesaggio agrario" sono i rapporti economici che determinano gli altri. Poiché allora quella agricoltura, che ha dato vita al paesaggio agrario della Toscana dalla fine del ‘600 ad ieri, quella agricoltura, dicevo, non c'è più e a la stessa Ue non ce la fa più a mantenerla artificiosamente in vita svenando i bilanci comunitari, bisognerà un po' riflettere e non dargli di tacco con l'ideologia.

I terreni a bassa produttività e quelli destinati a produzione eccedentarie e sostenute (ancora per poco) dai contributi comunitari devono essere riconvertiti, anche per una elementare norma di giustizia verso i popoli poveri a cui chiediamo di abbattere le barriere doganali e poi facciamo concorrenza ai loro prodotti agricoli alterando il mercato con i contributi.

Così ci arrivano non i loro prodotti ma direttamente i produttori (mancati) sotto forma di emigranti disperati. Il passato ci viene in aiuto, se sappiamo guardarlo e non solo rimpiangerlo, che rimpiangerlo è il mestiere dei conservatori.

Il nostro paesaggio è stato costruito principalmente sulla base di esigenze pubbliche. I castelli, i borghi, le chiese avevano una funzione ed un interesse collettivo. Quindi, se vogliamo proseguire nell'opera che ci è stata consegnata (la Toscana, e hai detto niente...) dobbiamo pensare ad arricchire il nostro paesaggio di opere che abbiano una grande utilità pubblica.

Quindi i terreni marginali, quelli salinizzati, quelli destinati ad agricoltura concorrenziale a quella dei Paesi poveri, possono e debbono essere destinati al primo e grande bisogno pubblico della nostra epoca, quello delle energie rinnovabili. Sempre che si creda davvero, e non solo per fare gli Obamiani "de noantri", che il problema dei gas climoalteranti sia cruciale per la sopravvivenza.

Certo, tutelare il già costruito di valore storico, porre attenzione a quanto di ancora primitivo vi è nel territorio, ma altrove, nelle terre a grano o a girasoli, nelle aree che grazie ad una elemosina CEE sono tenute incolte, li non deve esserci remora ad installare impianti fotovoltaici o eolici.

Altrimenti tradiremmo il nostro spirito e la nostra storia di toscani, quelli che hanno fatto corrispondere il territorio ai loro interessi. Così il territorio diviene "bello" cioè funzionale a quanti lo abitano. Già a me gli aerogeneratori di Pontedera appaiono, oltre che necessari, anche belli, perché sanno di pulito, come la torre di Campiglia, che sapeva di sicurezza, perché era fatta per avvistare i pirati e per resistere alle incursioni.

I conservatori, come sempre, vorrebbero surgelare la storia, come se non ci fosse bisogno di zone artigianali o industriali, di energie pulite o di strumenti per la viabilità. Sulle seconde case possiamo discutere, quelli non sono mica bisogni pubblici.

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