[08/02/2010] News

Decidere? Non nel mio mandato!

GROSSETO. L'Osservatorio Nimby forum si appresta a presentare il suo consueto rapporto annuale sulle opere bloccate e oggetto di contestazioni da parte dei cittadini, da cui ne conseguono ritardi nella loro realizzazione sino, anche, a casi di rinunce da parte dei proponenti a proseguire quanto previsto.

Sarebbero arrivate a 283 le opere censite dal Nimby forum nei cinque anni della sua attività, di cui 151 aggiunte nell'ultimo anno appena trascorso, secondo quanto anticipato oggi dal sole 24 ore.
In questo nuovo elenco si evidenzia che al primo posto delle infrastrutture contestate si trovano adesso centrali a biomassa, 70 contro i 41 termovalorizzatori che scendono quindi al secondo gradino del podio.

Non è chiaro e bisognerà aspettare la pubblicazione del rapporto, se tra queste centrali vi siano anche piccole centrali a biomasse che magari avrebbero in progetto di bruciare legna proveniente dal territorio circostante, ovvero quelle centrali che hanno appieno i titoli per essere considerate tra le fonti energetiche rinnovabili, a differenza di quelle che vorrebbero invece utilizzare olio di palma e affini, ovvero quelle per cui il bilancio ambientale non sarebbe certo positivo, dovendo contabilizzare anche i quantitativi di Co2 impiegati per il loro trasporto e quello derivato dalla deforestazione che spesso viene attuata per far posto a queste piantagioni.

Così come non è chiaro se vi siano tra questi 70, anche casi di centrali che avrebbero la possibilità di bruciare cdr oltre alle biomasse, come è il caso del contestato impianto di Scarlino.
Quasi nello stesso numero si trovano poi nell'elenco centrali a metano (23) e impianti eolici (20) ma anche in questo caso non si conosce né la taglia né l'ubicazione degli impianti oggetto di contrasto e quindi fermi nel loro iter di realizzazione.
Mentre il numero delle contestazioni relative alle centrali a carbone, 6 nella lista, fa pensare che tutte quelle previste o in essere o in conversione non sono gradite- e a ragione- dal territorio e da chi lo amministra.

Questa è infatti la verità che emerge dai dati del nimby forum, ovvero che ormai il fenomeno di non accettazione -not in my back yard, non nel mio giardino- sta evolvendo verso una forma di non decisione da parte di chi amministra, ovvero not in my term of office, non nel mio mandato.

Lo sottolineano da Aris, l'associazione no profit che ha dato vita all'osservatorio nimby forum.
«Non di rado- dicono- la protesta viene strumentalizzata e si creano contrasti anche tra i vari livelli della pubblica amministrazione, in assenza di una chiara pianificazione e distribuzione delle competenze».

Secondo i dati dell'osservatorio Nimby sono ormai alla stessa percentuale, un quarto, le responsabilità di comitati locali e delle amministrazioni comunali a non far procedere la realizzazione delle opere e nel rimanente 50% ci stanno dentro tutti: amministratori di vario livello, comitati, ambientalisti, sindacalisti.

C'è poi da aggiungere un altro elemento, che soprattutto per quanto riguarda le opere infrastrutturali stradali e ferroviarie è motivo di freno e che si aggiunge (e aiuta) le istanze contrarie alla loro realizzazione: la mancanza di risorse per andare oltre all'inaugurazione dell'apertura dei cantieri.

Sono 15 le infrastrutturali stradali e 4 quelle ferroviarie che compaiono nell'elenco delle 283 opere contestate e analizzate dall'Osservatorio Nimby forum; dalla tabella e dall'articolo pubblicati dal Sole 24 ore non si individua quali siano e quindi una valutazione specifica potrà essere fatta solo quando il rapporto verrà pubblicato per esteso.

Resta però il fatto che gran parte, delle opere infrastrutturali che ieri, sempre sul quotidiano economico, venivano indicate come cantieri pronti a partire, quello poi rimarranno: ovvero cantieri pronti a partire o appena avviati, per la mancanza della copertura economica per portare a termine i progetti.
Circa quindici sono i cantieri pronti a partire, nelle ipotesi del ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, per un valore totale di 20 miliardi di euro.
Ma già - si legge- realisticamente se ne potranno spendere 3 o 4 . Per le priorità bisogna aspettare.

L'importante - dice il governo- è che oggi il motore delle grandi opere si rimetta in moto e si aggiunga al tiraggio delle opere già in corso. Poi se i cantieri si fermeranno perché non ci saranno più risorse per farli continuare, si potrà sempre addossare la responsabilità a chi quelle opere ha fatto in modo di contestarle.

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